L’operazione antiterrorismo in Italia

La DIGOS ha detto di avere arrestato nove persone in sette province italiane: sono sospettate di far parte di un gruppo legato ad al Qaida

L'arresto di uno dei presunti terroristi ad Olbia in un fermo immagine tratto da un video della Polizia di Stato la conferenza stampa relativa all'operazione antiterrorismo contro Al Qaida, 24 aprile 2015.
ANSA/ UFFICIO STAMPA 
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L'arresto di uno dei presunti terroristi ad Olbia in un fermo immagine tratto da un video della Polizia di Stato la conferenza stampa relativa all'operazione antiterrorismo contro Al Qaida, 24 aprile 2015. ANSA/ UFFICIO STAMPA ++HO - NO SALES EDITORIAL USE ONLY++

Venerdì 24 aprile è stata compiuta un’operazione anti terrorismo contro alcune persone che la DIGOS sospetta facciano parte di un gruppo che aveva la sua base operativa in Sardegna e che aveva dei legami con al Qaida. Nel corso dell’operazione sono state emesse venti ordinanze di custodia cautelare: nove persone sono state arrestate – tre sono state bloccate a Olbia, due a Civitanova Marche e gli altri a Bergamo, Roma, Sora e Foggia – altre tre sono tuttora ricercate in Italia, mentre le rimanenti risultano irreperibili perché uscite dal paese. L’indagine, L’indagine ha coinvolto le Digos di sette province italiane e si è basata soprattutto sulle intercettazioni: è cominciata nel 2005 dalla procura distrettuale di Cagliari e ha coinvolto anche la DIGOS di sette province italiane.

Questa mattina la DIGOS ha tenuto una conferenza stampa nella procura di Cagliari: ha detto che gli arrestati fanno parte di un’organizzazione terroristica transnazionale formata da cittadini pakistani e afghani che sono stati fermati in Sardegna, nel Lazio e anche in provincia di Bergamo, accusati a vario titolo «di aver organizzato e eseguito attentati terroristici di carattere stragista all’estero». Tra le accuse ci sono anche quella di aver gestito l’ingresso illegale, il soggiorno e la permanenza di cittadini pakistani e afghani anche al fine di finanziare delle organizzazioni terroristiche internazionali. Mario Carta, dirigente della DIGOS che si è occupato dell’operazione, ha detto che le persone coinvolte nell’indagine hanno avuto contatti di alto livello con al Qaida e che erano organizzate in un’associazione molto ben strutturata. Carta ha aggiunto di sospettare che il gruppo nel 2010 abbia organizzato un attentato contro papa Benedetto XVI, mai realizzato.

Avvenire ha raccontato qualcosa di più sul gruppo coinvolto nell’operazione della polizia.

L’attività investigativa della Polizia di Stato ha permesso di riscontrare che l’organizzazione criminale aveva a disposizione armi in abbondanza e numerosi fedeli che erano disposti a compiere atti di terrorismo in Pakistan ed Afghanistan, per poi rientrare in Italia. L’attività investigativa della D.I.G.O.S. coordinata dal Servizio Centrale Antiterrorismo (S.C.A.) della Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione, ha riscontrato come il ruolo principale era svolto da un dirigente del movimento pietistico Tabligh Eddawa (Società della Propaganda), il quale, forte della sua autorità religiosa di Imam, e formatore coranico, operante tra Brescia e Bergamo, stimolava la raccolta di fondi, presso le comunità pakistano- afghane, radicate nel territorio italiano. I fondi venivano inviati in Pakistan mediante membri dell’organizzazione che aggiravano i sistemi di controllo sull’esportazione doganale di denaro.

La DIGOS ha detto che due membri del gruppo facevano parte dell’organizzazione che in Pakistan proteggeva Osama Bin Laden, l’ex capo di al Qaida ucciso nel corso di un’operazione ad Abbottabad, in Pakistan, nel maggio del 2011. Tra gli arrestati ci sono anche gli autori di molti atti di terrorismo e sabotaggio in Pakistan, compresa la famosa strage del mercato di Peshawar, in Pakistan, avvenuta ad ottobre 2009 e in cui vennero uccise più di cento persone.