Cosa vuole fare il governo con la RAI
È stato pubblicato il testo della riforma della RAI già approvato la scorsa settimana in cui si parla anche di come il governo vuole cambiare il pagamento del canone
Venerdì 3 aprile, il governo ha pubblicato sul suo sito internet il testo del Disegno di legge (DDL) di riforma della RAI che era stato approvato la scorsa settimana. Il DDL ora dovrà essere discusso e approvato in parlamento, una procedura che, secondo il presidente del Consiglio Matteo Renzi, dovrebbe finire entro luglio. Nel testo del decreto – che era stato solo presentato in conferenza stampa ma non diffuso interamente – sono stati chiariti alcuni aspetti che erano rimasti finora poco chiari (l’abitudine dei governi italiani di presentare i provvedimenti prima di renderne pubblici i testi è stata molto discussa in queste settimane).
Il consiglio d’amministrazione
Come era stato preannunciato, il DDL prevede una riforma del consiglio d’amministrazione (CDA) della RAI i cui membri scenderanno da nove a sette. Quattro membri saranno nominati da Camera e Senato – due per ciascuna camera –, due saranno nominati dal ministero dell’Economia e uno sarà nominato dai dipendenti della RAI. Attualmente sette consiglieri vengono eletti dalla Commissione parlamentare di vigilanza, dove siedono membri sia del Senato che della Camera, mentre due vengono indicati dal ministero dell’Economia. I membri del CDA potranno essere sfiduciati dall’assemblea degli azionisti (cioè dal ministero dell’Economia, che possiede quasi il 100 per cento delle azioni RAI), ma soltanto con l’approvazione della Commissione parlamentare di vigilanza sulla RAI.
Il nuovo Amministratore Delegato
La novità principale del DDL è probabilmente la creazione della figura di un amministratore delegato “forte”, nel senso che disporrà di un’ampia autonomia rispetto all’attuale figura equivalente, quella del direttore generale. L’AD avrà autonomia di spesa fino a 10 milioni di euro, mentre attualmente il direttore generale ha bisogno dell’assenso del consiglio d’amministrazione per ogni spesa superiore ai 2,5 milioni. L’AD potrà anche nominare tutti i dirigenti apicali, compresi i direttori di rete, in totale autonomia, senza obbligo di decidere insieme al CDA. L’AD sarà eletto dal CDA e resterà in carica per tre anni a meno che non venga sfiduciato dallo stesso CDA.
Revisione del canone
IL DDL autorizza anche il governo a emanare dei decreti legislativi per riformare il canone, la tassa che attualmente finanzia la RAI con quasi due miliardi di euro l’anno. In particolare, il decreto dice che l’obiettivo della riforma del canone è: «L’efficientamento del sistema del finanziamento pubblico della RAI SPA in considerazione del livello di morosità riscontrata, dell’incremento delle disdette, dell’analisi costi-benefici nel perseguimento di politiche finalizzate a perequazione sociale ed effettività della riscossione». In altre parole, sembra che il governo sia alla ricerca di metodi per riuscire a riscuotere con più efficienza il canone, che è una delle imposte più evase in Italia. Lo scorso novembre il governo aveva introdotto nella legge di stabilità una norma che inseriva il canone RAI nelle bollette elettriche, un provvedimento che aveva lo scopo di limitare l’evasione della tassa. Il governo ha poi ritirato la proposta per “problemi tecnici”.
Clausola anti-privatizzazione
Nel DDL c’è anche un articolo che il Sole 24 Ore ha definito “anti-privatizzazione”: ossia, se il ministero dell’Economia vende più del 10 per cento del capitale RAI (attualmente ne controlla praticamente il 100 per cento) la concessione del servizio pubblico verrebbe immediatamente ritirata (il che, tra le altre cose, significherebbe la sospensione del pagamento del canone all’azienda).