Cosa fare quando un attore muore durante le riprese di un film
Si usano controfigure ed effetti speciali, come con Paul Walker per “Fast & Furious” e in altri casi precedenti di attori molto noti
di Caitlin Moore - Washington Post
Quando Paul Walker morì in un incidente stradale, il 30 novembre 2013, la famiglia, gli amici e i fan rimasero scioccati. Dopo il trauma iniziale, la domanda successiva fu: come avrebbe fatto la serie “Fast & Furious” a gestire la perdita di una delle sue star principali? L’attore, che aveva 40 anni, era nel mezzo delle riprese per il settimo capitolo della serie. La produzione del film si fermò per alcuni mesi, dopo i quali si decise di completare le riprese utilizzando diverse tecniche: vennero impiegati delle controfigure (i fratelli di Walker, Cody e Caleb), effetti speciali e riprese riciclate da film precedenti di Walker. Come ha funzionato? Bene, a quanto pare. Quelli che l’hanno visto dicono che le cuciture non si notano: anche guardando con attenzione, non si riesce a capire quali scene con Walker siano state montate e modificate dopo la sua morte.
Non è la prima volta che capita una cosa del genere, e per affrontare questa complicazione nel tempo sono state utilizzate tecniche diverse, dalle immagini realizzate al computer a modifiche alla sceneggiature. Questi sono alcuni esempi.
Richard Harris, saga di Harry Potter
Richard Harris aveva espresso qualche dubbio quando firmò per la trasposizione cinematografica dei sette libri della saga. «La cosa che mi preoccupava era che odio impegnarmi: è per questo che ho due ex mogli» disse a BBC News. La morte di Harris a 72 anni, causata dal linfoma di Hodgkin nell’ottobre del 2002 e avvenuta poche settimane prima dell’uscita del secondo film, significò che il professor Albus Silente doveva essere interpretato da un altro attore (fu l’unico personaggio nell’intera serie che venne interpretato da due attori diversi). Michael Gambon, un altro attore irlandese con un’esperienza paragonabile a quella di Harris, e che gli somigliava parecchio, interpretò Silente per i successivi sei film.
Heath Ledger, “Parnassus – L’uomo che voleva ingannare il diavolo”
Nonostante la maggior parte delle persone ricordi come ultima interpretazione di Ledger quella di Joker nel film “Il Cavaliere Oscuro”, per la quale vinse l’Oscar, in realtà la sua ultima performance fu in questo film di Terry Gilliam, molto meno conosciuto. Heath Ledger morì a 28 anni alcune settimane dopo l’inizio delle riprese per un avvelenamento causato dagli effetti combinati di alcuni farmaci che l’attore stava prendendo dietro prescrizione medica. Dopo una pausa di circa un mese, la sceneggiatura fu modificata, e Johnny Depp, Jude Law e Colin Farrell furono scritturati per interpretare Tony, il personaggio di Ledger (in realtà delle versioni alternative del suo personaggio). Il film uscì quasi due anni dopo la morte di Ledger, nel dicembre del 2009. Tutti e tre gli attori che sostituirono Ledger donarono quello che avevano guadagnato a sua figlia, Matilda.
Philip Seymour Hoffman, saga di Hunger Games
All’apprezzato attore americano mancavano solo un paio di scene per completare le riprese dei due capitoli di “Hunger Games: Il canto della rivolta” , in cui interpretava Plutarch Heavensbee, quando morì per overdose a 46 anni, il 2 febbraio 2014. Dopo una pausa, il regista Francis Lawrence decise di non utilizzare gli effetti speciali per le rimanenti scene in cui doveva recitare Hoffman. L’attore «aveva ancora due scene con del dialogo… perciò le abbiamo riscritte dando le battute ad altri attori», ha spiegato Lawrence allo Huffington Post. Ricreare l’attore con il computer, ha anche detto, «sarebbe stato un disastro». Nel primo dei due film c’è una dedica a Hoffman, prima dei titoli di coda. Il secondo capitolo uscirà il 20 novembre 2015.
Reed morì improvvisamente per attacco cardiaco a 61 anni durante una pausa delle riprese del “Gladiatore”, nel 1999. Reed, che interpretava l’allenatore dei gladiatori Proximo, non aveva finito le riprese della sua parte. Venne perciò usato del materiale girato durante le prove per il film «per creare una maschera digitale che fu aggiunta sul corpo di una controfigura», stando a quanto scrisse l’Hollywood Reporter. Per i due minuti di riprese che mancavano furono spesi quasi 3,2 milioni di dollari. Il tecnico degli effetti speciali Rob Harvey disse a Creative Planet Network che «completare al computer le interpretazioni di un attore morto è un’enorme responsabilità». “Il Gladiatore” vinse diversi Oscar, tra cui quello per il miglior film e per i migliori effetti speciali.
Brandon Lee morì a 28 anni in uno dei più famosi incidenti accaduti sul set di un film: fu colpito da un proiettile sparato durante le riprese del film “Il Corvo”, il 31 marzo 1993. Mancavano solo otto giorni al termine delle riprese, secondo quanto scrisse il Los Angeles Times. Dopo una pausa, per finire il film vennero utilizzati sia degli effetti speciali sia una controfigura, Chad Stahelski. “Il Corvo”, che parla proprio di un uomo che torna in vita dopo essere stato ucciso, uscì quasi un anno dopo. Fu dedicato a “Brandon e Eliza”, che era la fidanzata di Lee quando lui morì.
© Washington Post 2015
Foto: Paul Walker in una scena di “Fast & Furious 7” (AP Photo/Universal Pictures)