Le proteste delle donne a Kabul
Contro l'omicidio di una donna picchiata a morte e bruciata dalla folla perché accusata di avere dato fuoco a una copia del Corano
Lunedì 23 marzo, circa duecento persone hanno protestato a Kabul, in Afghanistan, contro il linciaggio di una donna – identificata solo con il nome di Farkhunda – uccisa la scorsa settimana dalla folla perché sospettata di avere dato fuoco a una copia del Corano. I manifestanti, soprattutto donne, indossavano maschere che rappresentavano il viso insanguinato di Farkhunda e portavano striscioni e cartelli con scritto: “Farkhunda è stata bruciata sull’altare dell’ignoranza”. Hanno piantato un albero commemorativo e hanno chiesto al governo di punire i responsabili mettendo anche in discussione il ruolo della polizia che era presente al momento dell’omicidio. Il presidente Ashraf Ghani ha detto che quanto accaduto è «atroce» e ha ordinato l’apertura di un’inchiesta. Finora sono state arrestate diciotto persone e tredici agenti sono stati sospesi per non essere intervenuti.
Farkhunda aveva 28 anni. Il 19 marzo è stata picchiata a morte vicino a una delle più conosciute moschee del centro di Kabul. Il suo corpo è stato trascinato da una macchina, poi bruciato e gettato nel fiume (ci sono diversi video girati con i cellulari che testimoniano quanto accaduto). Era stata ingiustamente accusata da un mullah di avere bruciato alcune pagine di una copia del Corano, ma non c’è alcuna prova – è stato detto ufficialmente – a sostegno di questa tesi. Un poliziotto che ha assistito alla scena ha dichiarato che Farkhunda stava semplicemente discutendo con il mullah la pratica di incoraggiare le donne a spendere denaro per amuleti venduti dai mullah stessi al tempio. Dopo essere stata accusata di aver bruciato il Corano, lei ha negato: «Ha detto di essere musulmana e che i musulmani non bruciano il Corano». Nel frattempo, sempre più persone erano state attratte dalla lite, la polizia aveva cercato di respingerle, ma ormai erano fuori controllo» ha aggiunto l’agente nella sua testimonianza.
L’uccisione ha portato a molte proteste: diverse donne hanno spiegato che non si tratta di un attacco a Farkhunda «ma a tutte le donne afghane». La famiglia, che inizialmente aveva dichiarato che Farkhunda soffriva di problemi mentali, poi ha smentito spiegando di averlo detto solo per paura di subire ritorsioni. Il fratello ha anzi spiegato che era religiosa e studiosa del Corano. I funerali di Farkhunda si sono tenuti domenica 22 marzo: hanno partecipato migliaia di persone, diversi membri del Parlamento afgano e alcuni funzionari di governo. Il feretro – contro quanto stabilito dalla tradizione locale – è stato portato in spalla da decine di donne, tra cui alcune attiviste per i diritti umani.