French UMP president Nicolas Sarkozy delivers a speech after the announcement of the first results of the first round of the French departmental local elections, on March 22, 2015 at the party's headquarters in Paris. AFP PHOTO / DOMINIQUE FAGET (Photo credit should read DOMINIQUE FAGET/AFP/Getty Images)

In Francia ha vinto il centrodestra

Alle elezioni amministrative l'UMP di Nicolas Sarkozy è andato meglio della destra di Marine Le Pen, che però ha superato i Socialisti; il 29 marzo c'è il secondo turno

Al primo turno delle elezioni dipartimentali francesi (corrispondenti più o meno alle elezioni provinciali italiane) ha vinto il centrodestra formato dall’UMP, il partito dell’ex presidente Nicolas Sarkozy, e da vari alleati, tra cui i centristi dell’UDI. Il Front National di Marine Le Pen è secondo con circa il 25 per cento mentre il partito socialista al governo (PS) è terzo. Risulta difficile stabilire una percentuale esatta per ciascun partito a livello nazionale visto che il sistema di voto prevede dei collegi binominali (un uomo e una donna, eletti in coppia): il ministero dell’Interno francese, dunque, presenta i risultati a seconda del posizionamento generale delle coppie che hanno preso il maggior numero dei voti e che non sempre sono composte da due persone che fanno parte dello stesso partito. La sinistra sarà comunque assente al ballottaggio in circa 500 cantoni (un quarto del totale) e la destra in 262. Il secondo turno si terrà il prossimo 29 marzo.

I risultati
Il blocco composto dal centro-destra – e che comprende UMP, UDI, il centrista Mouvement Démocrate, Debout la France in varie combinazioni, più le liste “Divers Droite” che si sono presentate separatamente – ha eletto al primo turno 110 binomi di candidati (il 4 per cento); saranno 1.623 (il 60 per cento) quelli che parteciperanno al ballottaggio. L’UMP da solo ha eletto direttamente 19 coppie di candidati, l’UDI da solo 5.

Il blocco di sinistra e estrema sinistra – composto da PS, Verdi dell’EELV, Front del gauche, e altri partiti più piccoli in varie combinazioni – hanno eletto al primo turno 32 binomi di candidati (l’1 per cento); saranno 1.373 (il 33 per cento) quelli che parteciperanno al ballottaggio. Il PS da solo ha eletto direttamente 12 coppie di candidati.

L’estrema destra di Marine Le Pen ha eletto 4 coppie direttamente al primo turno (1 per cento) mentre 1108 parteciperanno al ballottaggio (33 per cento).

Cosa hanno detto Sarkozy, Le Pen e Valls
Sarkozy ha confermato che non c’è alcun accordo né a livello nazionale né locale con il Front National e ha precisato che nelle zone dove i candidati dell’UMP non saranno presenti al secondo turno, il suo partito non inviterà a votare per nessuno: «né per l’FN, con cui non abbiamo nulla in comune, né per il PS con cui non condividiamo le scelte politiche». Il risultato dell’estrema destra di Marine Le Pen è stato al di sotto delle aspettative: il Front National non è diventato il «primo partito della Francia», come annunciato, ma ha comunque ottenuto il suo miglior risultato nelle elezioni locali. Le Pen ha commentato positivamente l’esito delle votazioni dicendo che il primo ministro socialista dovrebbe dare le dimissioni.

Non è stata infine una sorpresa la percentuale ottenuta dal PS: la direzione del partito ha comunque fatto sapere che non si tratta «di una sconfitta enorme, né di una catastrofe» e il primo ministro Manuel Valls, che ha parlato domenica sera, si è congratulato perché «il Front National non è la prima forza politica della Francia», ha spiegato che bisogna attendere i risultati del secondo turno per fare un bilancio definitivo della situazione e ha detto che il blocco di sinistra è «più o meno equivalente» a quello formato dalle destre. Secondo gli analisti, però, il PS dovrà fare i conti con la propria sconfitta causata soprattutto dalle divisioni interne e dalla sempre maggiore distanza con il Front De Gauche e il partito ambientalista dell’EELV.

Affluenza
In genere le elezioni dipartimentali in Francia non attirano molti elettori, perché le competenze dei Dipartimenti non sono molto numerose e sono poco conosciute dai francesi. Quest’anno però le elezioni sono state più importanti del solito e sono state considerate un test, soprattutto dopo i risultati delle europee e gli attentati di Parigi dello scorso gennaio. L’affluenza è stata più alta del previsto: 49,83 per cento contro il 55,68 per cento del 2011. Gli analisti sostengono che l’aumento dell’interesse sia stato causato anche dalla diretta partecipazione nella campagna elettorale del primo ministro socialista Manuel Valls e di Nicolas Sarkozy.

Analisi del voto
I risultati sono piuttosto chiari. Un editoriale pubblicato oggi su Le Monde dice tuttavia non c’è stato un vero e proprio perdente e questo perché nello scenario politico francese si è affermato il tripartitismo («che impedisce ai vinti di affermare la propria sconfitta e ai vincitori di proclamare il proprio trionfo»). Prima del secondo turno, tutti i leader hanno potuto rispettivamente rivendicare per sé una qualche forma di vittoria. E questo vale anche per il perdente di queste elezioni, il PS, che ha condotto tutta la propria campagna elettorale sulla paura dell’estrema destra: l’FN non si è effettivamente affermato come primo partito del paese; la partecipazione al voto è stata più alta del previsto e la sinistra non risulta essere «il grande malato della politica francese, come più volte è stato detto». D’altra parte è vero che Marine Le Pen ha preso dieci punti in più rispetto alle elezioni locali precedenti e che Sarkozy è tornato come leader dell’UMP: entrambi si trovano poi ad avere a che fare con un governo che, per Le Monde, «non riesce a dimostrare il suo valore». Tuttavia Manuel Valls può ancora sperare, attraverso una grande mobilitazione, di «limitare i danni».

L’ultimo dato interessante delle dipartimentali francesi è il fatto che, per la prima volta, i cittadini e le cittadine hanno votato due candidati, obbligatoriamente un uomo e una donna. Qualunque sarà dunque l’esito finale per ciascun partito dopo il secondo turno, i consigli saranno costituiti per il 50 per cento da membri di sesso maschile e per il 50 per cento da membri di sesso femminile (finora, nei dipartimenti, le donne costituivano solo il 14 per cento). Per evitare di raddoppiare le dimensioni delle assemblee, i confini dei vari cantoni sono stati ridisegnati passando da 4.055 a 2.074.

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