• Media
  • Sabato 21 marzo 2015

Chi è Katharine Viner, la nuova direttrice del Guardian

Ha 44 anni, e sarà la prima donna a ricoprire l'incarico nella storia del giornale britannico: fino a oggi dirigeva l'edizione statunitense

Venerdì 20 marzo il Guardian, uno dei più autorevoli quotidiani britannici, ha nominato la giornalista 44enne Katharine Viner nuovo direttore. Viner è il 12esimo direttore del Guardian – giornale fondato nel 1821 e considerato il quotidiano “di sinistra” più letto del Regno Unito – ed è la prima donna a ricoprire questo incarico. Inizierà a lavorare come direttrice la prossima estate: per il momento continuerà ad occuparsi dell’edizione statunitense del Guardian, che dirige da meno di un anno. Prenderà il posto di Alan Rusbridger, che dirige il Guardian dal 1995 e che quattro mesi fa aveva annunciato le proprie dimissioni.

Viner è britannica, ha studiato a Oxford e ha iniziato a lavorare per il Guardian nel 1997, dopo aver collaborato con il magazine Cosmopolitan e con il Sunday Times. Il suo primo articolo per il Guardian, uscito il 28 dicembre del 1992, si intitolava “Storm in a D-cup” e parlava dei problemi fisici di cui soffrono le donne con un seno ingombrante (il titolo è un gioco di parole fra “Storm in a tea cup” – un’espressione che in italiano si traduce come “una tempesta in un biccher d’acqua” – e un’unità di misura per i reggiseni usata negli Stati Uniti).

Nel corso degli anni Viner ha ricoperto diverse cariche all’interno del giornale: fra le altre cose è stata direttrice di G2, la sezione di cultura pop del Guardian, e direttrice del magazine allegato all’edizione del weekend del giornale. Dal 2008 al 2012 è stata la direttrice del numero del sabato del Guardian. L’anno successivo ha diretto l’edizione australiana, mentre dall’estate del 2014 dirigeva l’edizione statunitense (che nel febbraio del 2015 ha aumentato del 30 per cento il traffico sul proprio sito rispetto allo stesso mese dell’anno precedente). Dopo essere stata informata del nuovo incarico, Viner ha detto al Guardian di avere ottenuto «un privilegio e una responsabilità enormi»: quello di dirigere «una squadra di giornalisti di livello mondiale, ammirati in tutto il mondo per l’eccezionale lavoro giornalistico, il pensiero indipendente, le acute analisi e l’innovazione digitale». Rusbridger ha commentato su Twitter la nomina di Viner dandole un unico consiglio: «continua così».

Il processo di assunzione del nuovo direttore del Guardian era in corso da tre mesi. In tutto si sono presentati 26 candidati. Lo Scott Trust, l’associazione no profit che possiede il Guardian – e di cui Alan Rusbridger diventerà il capo a partire dall’estate del 2015 – aveva ridotto la lista dei candidati a quattro persone: Viner, il responsabile del sito del Guardian Janine Gibson, il direttore del reparto di strategia digitale Wolfgang Blau e la nota giornalista Emily Bell, direttore del Tow Center per il giornalismo digitale alla Columbia University. Ai 964 giornalisti della redazione del Guardian lo Scott Trust aveva poi richiesto di esprimere una preferenza per uno dei quattro candidati, spiegando comunque che la votazione non sarebbe stata vincolante. Viner ha vinto la consultazione informale ottenendo 438 voti, circa il 53 per cento di quelli totali. Bell è arrivata seconda, Gibson terza e Blau ultimo.

Secondo il magazine Capital New York, spesso molto informato su quello che accade nelle redazioni dei più importanti giornali al mondo, Gibson era la candidata preferita di Rusbridger: a un certo punto però non era stata più considerata per l’incarico a causa delle poche preferenze ricevute dai suoi colleghi. Capital New York scrive che la scelta finale si era ridotta a Viner e Ian Katz, a lungo importante giornalista del Guardian e considerato per anni l’erede di Rusbridger. Katz aveva però lasciato il giornale nel 2013 per andare ad occuparsi della trasmissione di BBC Newsnight e non era fra i candidati noti al pubblico. Capital New York scrive anche che la società che si occupa dell’assunzione di nuovo personale per lo Scott Trust ha discusso dell’incarico di direttore anche con Ben Smith, il direttore di Buzzfeed, e con Jill Abramson, ex direttrice del New York Times. Nessuno dei due ha però deciso di candidarsi.

Da alcuni anni a questa parte Viner non pubblica sul Guardian con grande frequenza: uno degli articoli più importanti a cui ha collaborato negli ultimi mesi è stato un pezzo sul poeta colombiano Gabriel García Márquez pubblicato nel giorno della sua morte, avvenuta il 17 aprile 2014. Nell’ottobre del 2013 Viner ha tenuto un discorso di un’ora sul futuro del giornalismo digitale all’università di Melbourne, che ha chiuso in questo modo:

Cosa succederebbe se accogliessimo un nuovo ecosistema che comprendesse internet, le tecniche classiche del giornalismo e un nuovo modo di trovare e comunicare le notizie? E se mettessimo al centro coloro che una volta erano “i lettori”? Non dobbiamo scegliere fra istinto “di pancia” e dati, fra il telefono e Twitter, fra giornalismo neutrale e attivismo, fra giornalisti e blogger, fra contenuti originali o controllo di quello altrui. Scegliamo entrambi.