Il caso delle email di Hillary Clinton continua
Ha parlato alla stampa cercando di spiegare perché ha usato un indirizzo personale durante il suo mandato da Segretario di Stato, ma probabilmente ha peggiorato le cose
Hillary Clinton ha parlato martedì alla stampa americana cercando di risolvere una volta per tutte il caso nato attorno alle sue email, e non ci è riuscita. La storia riguarda il periodo in cui era Segretario di Stato, dal 2009 al 2012, e durante il quale Clinton non ha usato un indirizzo email governativo bensì uno personale, lo stesso per le cose personali e le cose di lavoro, impedendo così la conservazione automatica delle email negli archivi del governo. Clinton non ha fatto niente di illegale (come invece sembrava all’inizio) ma la sua condotta è stata giudicata da molti poco chiara e trasparente: e il fatto che sia una probabile candidata alla presidenza degli Stati Uniti nel 2016 – la più probabile, al momento – ha portato i media a interessarsi molto di questa storia.
In una breve conferenza stampa organizzata alla sede delle Nazioni Unite subito dopo un convegno sulle pari opportunità, Clinton si è difesa con i giornalisti ribadendo che all’epoca la legge le permetteva di usare un suo indirizzo email privato per le faccende lavorative, e ha scelto così «per comodità»; che la grandissima parte delle sue email di lavoro sono state inviate a indirizzi email governativi, quindi sono state comunque archiviate; che erano conservate in un server sicuro e comunque non ha mai inviato materiale secretato. Clinton ha detto che per fugare ogni dubbio ha dato mandato al suo staff di spulciare la casella email, separare le cose professionali da quelle personali e consegnare le cose professionali – circa 30.000 email – al Dipartimento di Stato, così che possano archiviarle e magari pubblicarle online per fugare ogni dubbio; ha aggiunto però anche di avere cancellato definitivamente dal suo account tutte le email personali, circa 32.000 – che riguardavano cose come le sue lezioni di yoga, l’organizzazione del matrimonio della figlia Chelsea e del funerale di sua madre. «Nessuno vorrebbe la diffusione delle sue email personali», ha detto.
La decisione di cancellare pressoché la metà delle email inviate durante i suoi anni da Dipartimento di Stato, insieme alla spiegazione data per non aver usato due separati indirizzi email – non voleva essere costretta ad andare in giro con due smartphone, ha detto – non hanno convinto molti giornalisti, che dopo la conferenza stampa hanno detto che secondo loro questa storia andrà ancora avanti e non sarà risolta dalle parole di Hillary Clinton (che comunque ha ammesso che sarebbe stato più saggio usare due indirizzi separati). Inoltre, solo qualche giorno fa Hillary Clinton in visita a una conferenza di tecnologia nella Silicon Valley aveva detto che va in giro con tanti dispositivi, due iPad, un iPhone e un BlackBerry. E martedì sera ha detto che tra le sue email personali c’erano quelle mandate a suo marito, quando tra gli addetti ai lavori è noto – e i suoi portavoce lo hanno confermato – che Bill Clinton «ha mandato due email in tutta la sua vita».
La conferenza stampa è stato uno spettacolo piuttosto inusuale, fa notare il New York Times: un’ex first lady ed ex segretario di Stato, la cui candidatura alle elezioni presidenziali è considerata imminente, ha parlato alla stampa nella sede delle Nazioni Unite riguardo la segretezza delle sue comunicazioni e la fiducia degli elettori: e lo ha fatto ben otto giorni dopo il primo articolo su questa storia. E per quanto nelle email – sia in quelle consegnate che in quelle cancellate – ci sia forse poco di giornalisticamente rilevante, e Hillary Clinton non abbia fatto niente di illegale, questa storia e la sua gestione delle critiche sta confermando in molti i dubbi sulla forza della sua probabile candidatura, rafforzando gli argomenti di chi la considera oscura e maneggiona: sette anni dopo il fallimento del 2008, la stampa e gli elettori stanno di nuovo discutendo del fatto che ci si possa fidare o no di Hillary Clinton.