• Mondo
  • Mercoledì 11 marzo 2015

I dubbi sulla confessione di Zaur Dadayev

Un'organizzazione per i diritti umani ha visitato in carcere uno degli uomini accusati di avere ucciso l'oppositore russo Boris Nemstov: dicono che era ferito e potrebbe aver confessato sotto tortura

Andrei Babushkin, membro di un’organizzazione per i diritti umani attiva in Russia, lo Human Rights Council, ha detto che uno degli uomini accusati dell’assassinio di Boris Nemtsov potrebbe essere stato torturato allo scopo di fargli confessare l’omicidio. L’uomo in questione è Zaur Dadayev, ex vice-comandante di un’unità speciale della polizia della Cecenia, che era stato formalmente accusato domenica di avere ucciso Nemtsov nel centro di Mosca, il 27 febbraio scorso. Babushkin ha detto di aver visitato Dadayev in carcere e di aver visto “molte ferite” sul suo corpo, che fanno sospettare che “abbia confessato sotto tortura”.

Dadayev è stato arrestato per l’omicidio di Nemtsov insieme ad altro quattro uomini, tra cui Anzor Gubashev, che in passato ha lavorato per una società di sicurezza privata a Mosca. Dadayev, ha raccontato Babushkin, è stato arrestato la scorsa settimana in Inguscezia, una repubblica autonoma della Russia: è stato poi trasferito a Mosca e ha passato almeno due giorni ammanettato e con un sacco in testa. Babushkin ha riportato il racconto di Dadayev:

«Mi urlavano contro tutto il tempo, “hai ucciso Nemtsov, non è vero?”. Io dicevo, “no”. Loro dicevano che se avessi confessato l’avrebbero lasciato andare [Dadayev si riferisce a Ruslam Yusupov, un suo ex collega, anche lui in carcere, ndr].»

Dadayev ha detto a Babushkin che avrebbe voluto raccontare al tribunale di Mosca che la sua confessione era stata estorta sotto tortura: quando gli sono state formalizzate le accuse, però, non gli è stato dato modo di parlare. Anche Gubashev ha detto di essere stato picchiato dagli uomini che lo hanno interrogato. Secondo l’agenzia di news russa Interfax i due uomini sono stati identificati grazie ad alcune tracce lasciate nell’automobile usata per fuggire dopo l’attacco, e che è stata ritrovata quasi subito dalla polizia.

Nemtsov era uno dei più noti oppositori di Vladimir Putin, anche se negli ultimi anni il suo ruolo era diventato meno importante per l’ascesa di altri politici più giovani, come Alexei Navalny. Aveva 55 anni e alla fine degli anni Novanta era stato vice-primo ministro della Russia. Da quasi quindici anni non ricopriva più incarichi pubblici: era considerato un liberale e un oppositore moderato. Molti giornalisti ed esperti di politica russa credono che il processo per l’uccisione di Nemtsov non chiarirà molti degli aspetti che ancora oggi sono pochi chiari, tra cui il movente dell’omicidio.

nella foto: Zaur Dadayev, accusato dell’omicidio di Boris Nemtsov, in cella in un tribunale di Mosca, in Russia, l’8 marzo 2015. (REUTERS/Tatyana Makeyeva)