• Mondo
  • Giovedì 19 febbraio 2015

La Grecia ha chiesto l’estensione degli aiuti

Il governo greco ha inviato la richiesta per «un'estensione di sei mesi» del programma di assistenza finanziaria, ma con nuove condizioni: la Germania ha già detto no

Greece's Prime Minister Alexis Tsipras talks with Greece's Finance Minister Yanis Varoufakis, left, during a Presidential vote in Athens, on Wednesday, Feb. 18, 2015. Greece’s parliament has elected conservative law professor and veteran politician Prokopis Pavlopoulos as the country’s next president, after he received support from the new left-wing government and main center-right opposition party.(AP Photo/Petros Giannakouris)
Greece's Prime Minister Alexis Tsipras talks with Greece's Finance Minister Yanis Varoufakis, left, during a Presidential vote in Athens, on Wednesday, Feb. 18, 2015. Greece’s parliament has elected conservative law professor and veteran politician Prokopis Pavlopoulos as the country’s next president, after he received support from the new left-wing government and main center-right opposition party.(AP Photo/Petros Giannakouris)

Aggiornamento ore 15 – La Germania, attraverso un portavoce del ministero delle Finanze, ha già respinto la richiesta della Grecia giudicandola irricevibile. Il governo tedesco ha detto che messa in questi termini la misura sarebbe solo «un prestito ponte, che non rispetterebbe i requisiti del programma concordato fin qui né i criteri decisi lunedì dall’Eurogruppo».

***

Il presidente dell’Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, ha scritto su Twitter che il governo della Grecia ha inviato la richiesta per «un’estensione di sei mesi» degli aiuti internazionali. Dopo qualche ora l’agenzia di stampa Reuters ha pubblicato il testo del documento, che era atteso da due giorni e dovrà ora essere esaminato a livello tecnico dai funzionari dell’Eurogruppo. Per domani, venerdì 20 febbraio alle 15, l’Eurogruppo – cioè i ministri dell’Economia dei paesi della zona euro – ha convocato un nuovo incontro.

Cosa c’è in ballo: in base agli accordi sottoscritti dal precedente governo greco e dall’Eurogruppo, il 28 febbraio scadrà il programma di aiuti che prevedeva il versamento di un prestito da parte della Troika – cioè Unione Europea, Fondo Monetario Internazionale e Banca Centrale Europea – in cambio dell’approvazione di riforme di austerità, cioè il cosiddetto “memorandum”. Il governo greco vorrebbe estendere per altri sei mesi il programma di assistenza finanziaria, quindi ricevere altri soldi in prestito, ma sulla base di condizioni differenti: non vuole insomma approvare tutte le riforme di austerità chieste dalla Troika in cambio dei soldi.

Le trattative tra il governo greco e i rappresentanti dell’Unione Europea e della cosiddetta Troika sono state finora piuttosto complicate. Dopo una prima riunione dell’Eurogruppo a Bruxelles, lo scorso 11 febbraio, non era stato presentato alcun comunicato ufficiale. Le trattative erano poi proseguite per tutta la settimana – in mezzo c’era anche stato un Consiglio europeo tra i vari capi di Stato e di governo dei paesi della UE (compresi Alexis Tsipras e Angela Merkel) – e si era diffuso un certo ottimismo sul raggiungimento di un compromesso, ma alla fine anche il secondo incontro dell’Eurogruppo (lunedì 16 febbraio) era stato un fallimento: alla Grecia era stato dato una specie di ultimatum che prevedeva la concessione di altri giorni per decidere esclusivamente se accettare o no le condizioni dei vari ministri dell’Economia.

La richiesta inviata ora dal governo greco prevede di accettare solo in parte quanto chiesto dalla cosiddetta Troika in cambio del prestito. Nella richiesta del governo di Atene si parla di estendere gli aiuti per altri sei mesi, ma a condizioni differenti da quelle imposte dalla Troika. La richiesta greca dice che il risultato delle ultime elezioni nel paese ha messo in discussione il completamento del programma di austerità iniziato dal precedente governo di Antonis Samaras, ma anche che le autorità greche hanno intenzione di onorare i loro obblighi finanziari. I sei mesi di estensione servirebbero quindi per negoziare un nuovo accordo a nuove condizioni.

Il governo di Tsipras fin qui ha rinunciato a chiedere l’annullamento di parte del debito (un’ipotesi che era stata invece avanzata in campagna elettorale) e anche l’annullamento di tutto il “memorandum” di riforme: Tsipras e il ministro delle Finanze Varoufakis hanno detto di essere pronti ad accettare il 70 per cento delle riforme richieste dalla Troika ma di voler ridi­scu­tere il restante 30 per cento. La richiesta inviata all’Eurogruppo è il risultato di questo compromesso: «raggiungere una stabilità di bilancio e una stabilità finanziaria», dice la lettera, ma anche «consentire al governo greco di introdurre sostanziali e profonde riforme che sono necessarie per migliorare le condizioni di vita di milioni di cittadini greci». In settimana Tsipras ha annunciato il voto per venerdì al Parlamento di Atene di una serie di riforme sociali “di sinistra”, che vanno contro le politiche di austerità di questi anni e le raccomandazioni contenute nel “memorandum”.

L’obiettivo di Tsipras è anche spostare la discussione sul piano politico più che su quello tecnico-finanziario: per questo ha chiesto che non si parli più di Troika ma che le trattative avvengano tra “istituzioni”, e cioè con un maggior coinvolgimento di governi e capi di stato. Tsipras ha anche chiesto ai lea­der euro­pei un ver­tice per discu­tere il finan­zia­mento dei prestiti alla Gre­cia: «Il negoziato con i nostri part­ner non è una que­stione tec­nica ma pro­fon­da­mente poli­tica. Ecco per­ché non si può risol­vere in poche ore. La solu­zione non arri­verà dai tec­no­crati ma dai lea­der poli­tici dell’Europa», ha detto Tsipras.

Nel frattempo la BCE ha rinnovato i prestiti d’emergenza al governo greco, per due settimane, alzando la liquidità disponibile da 65 a 68,3 miliardi di euro. L’ELA (Emergency Liquidity Assistance) è uno “strumento di emergenza” tramite il quale le banche greche potranno continuare a finanziarsi presso la BCE ma a un tasso di interesse molto superiore a quello garantito normalmente. Senza la possibilità di utilizzare l’ELA, le banche greche avrebbero grossissime difficoltà a procurarsi la liquidità necessaria per le operazioni di tutti i giorni.