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  • Lunedì 16 febbraio 2015

L’Egitto ha bombardato l’ISIS in Libia

La tv di Stato ha detto che sono stati attaccati campi e depositi di munizioni, dopo il video che mostra i miliziani uccidere 21 cristiani copti egiziani e minacciare l'Italia

Smoke rises from the port of the eastern Libyan city of Benghazi on February 14, 2015 during clashes between forces loyal to the internationally recognised government and Islamist militias. Powerful militias, backing rival governments and parliaments, have been battling for control of key cities and the country's oil riches since the uprising four years ago. AFP PHOTO / ABDULLAH DOMA (Photo credit should read ABDULLAH DOMA/AFP/Getty Images)
Smoke rises from the port of the eastern Libyan city of Benghazi on February 14, 2015 during clashes between forces loyal to the internationally recognised government and Islamist militias. Powerful militias, backing rival governments and parliaments, have been battling for control of key cities and the country's oil riches since the uprising four years ago. AFP PHOTO / ABDULLAH DOMA (Photo credit should read ABDULLAH DOMA/AFP/Getty Images)

L’esercito dell’Egitto ha bombardato alcuni obiettivi dello Stato Islamico (IS o ISIS) in Libia, dopo la pubblicazione di un video dove viene mostrata la decapitazione di 21 cittadini egiziani di fede cristiana da parte di miliziani che dicono di essere affiliati all’ISIS. La notizia è stata diffusa dalla televisione di stato egiziana: i bombardamenti avrebbero interessato soprattutto campi di addestramento e magazzini di armi gestiti dallo Stato Islamico in Libia, dove i miliziani sono riusciti a ottenere il controllo di parte del territorio sfruttando il grande caos in cui si trova il paese da mesi, dal punto di vista sia politico sia amministrativo.

La notizia sull’uccisione dei 21 egiziani circolava già da qualche giorno, ma solo domenica l’ISIS ha pubblicato attraverso uno dei suoi account sui social network un video di propaganda sulla loro decapitazione. Nel video i prigionieri sono mostrati in ginocchio su una spiaggia, vestiti con divise arancioni come quelle utilizzate dai carcerati di diversi paesi: come nei video precedenti, la telecamera inquadra il momento in cui vengono sgozzati i prigionieri e in seguito l’acqua del mare che si tinge di rosso con il colore del sangue delle 21 persone uccise.

I prigionieri uccisi dai miliziani dello Stato Islamico erano egiziani copti, sequestrati tra dicembre 2014 e gennaio 2015 nei pressi di Sirte, città costiera nella parte orientale della Libia, da tempo sotto il controllo di diversi gruppi islamisti. In seguito alla diffusione del video e alle conferme sulla morte dei 21 prigionieri, il governo egiziano ha stabilito una settimana di lutto nazionale.

Prima dei bombardamenti delle ultime ore, il presidente dell’Egitto, Abdel Fattah al Sisi, durante un discorso in televisione aveva detto che il suo paese si “riserva il diritto di rispondere nei modi e nei tempi appropriati in risposta alle uccisioni disumane: l’Egitto e il mondo intero sono impegnati in una dura battaglia contro i gruppi estremisti”. Buona parte dei paesi che partecipano alla coalizione internazionale contro l’ISIS hanno condannato le nuove uccisioni. Gli Stati Uniti, che coordinano la coalizione, hanno definito “vili” e “spregevoli” le decapitazioni dei 21 egiziani.

Il fatto che l’ISIS sia arrivato in un paese distante meno di 800 chilometri dall’Italia – e in cui l’Italia ha storicamente importanti interessi e legami economici – sta generando molta preoccupazione: a un certo punto del video uno dei miliziani dice che il gruppo intende “conquistare Roma”. Domenica 15 febbraio l’ambasciata italiana in Libia è stata evacuata per motivi di sicurezza; il personale è arrivato via nave nelle prime ore di lunedì ad Augusta, in Sicilia. Nei giorni precedenti il ministero degli Esteri dell’Italia aveva invitato tutti i cittadini italiani ancora in Libia a lasciare il paese.

La situazione più complicata in Libia è a Sirte, dove sono circolate notizie circa l’occupazione di una stazione radio da parte di gruppi che sostengono di essere affiliati all’ISIS. Avrebbero trasmesso versi del Corano e soprattutto discorsi di Abu Bakr al Baghdadi, il leader dello Stato Islamico. L’occupazione della città appare comunque poco praticabile in tempi brevi, perché questa è sotto il controllo di altri miliziani.

Foto: scontri a Bengasi, in Libia, tra l’esercito e le milizie islamiste, 14 febbraio 2015 (ABDULLAH DOMA/AFP/Getty Images)