Si mette male ad Haiti
Nel paese americano meno sviluppato il Parlamento è stato sciolto, manca un governo stabile e da settimane le opposizioni chiedono le dimissioni del presidente Martelly
Martedì 13 gennaio è stato sciolto il parlamento di Haiti: il presidente haitiano Michel Martelly – leader del partito Réponse paysanne ed ex cantante noto con il nome «Micky le doux» (“Micky il dolce”) – ha provato a trovare un accordo con le opposizioni per estendere il mandato del parlamento, senza successo. Ad Haiti, paese che occupa la parte occidentale di una piccola isola delle Antille, nei Caraibi, la crisi politica va avanti da diverso tempo. Da settimane migliaia di persone manifestano a Port-au-Prince, la capitale, chiedendo le dimissioni di Martelly, accusato di corruzione. La crisi politica si è aggiunta alle pessime condizioni umanitarie in cui si trova il paese, aggravata dal terremoto del 2010 che uccise oltre 220 mila persone.
Cos’è Haiti e perché si parla di crisi
La Repubblica di Haiti è un piccolo paese dei Caraibi: si trova nella parte occidentale dell’isola di Hispaniola – una delle isole più grandi delle Antille – mentre nella parte orientale c’è la Repubblica Dominicana. Il territorio di Haiti comprende anche alcune piccole isole conosciute soprattutto per il turismo. Ad Haiti ci sono due lingue ufficiali: il francese – Haiti è stata colonia francese fino all’inizio del 1800: l’indipendenza fu proclamata nel 1804 ma fu riconosciuta dalla Francia solo nel 1825 – e il creolo haitiano, una lingua creola derivata dal francese.
Negli ultimi anni si è parlato di Haiti soprattutto per la grave emergenza umanitaria in cui si trova il paese: nel 2004 Haiti è stato colpito dall’uragano Jeanne, mentre nel gennaio del 2010 c’è stato un terremoto che ha ucciso più di 220mila persone, oltre ad avere fatto un numero non calcolabile di danni e avere distrutto decine di migliaia di case. Oggi Haiti è il paese delle Americhe con il più basso indice di sviluppo umano (PDF), cioè un indice comparativo dello sviluppo dei vari paesi, calcolato tenendo conto di diversi fattori (aspettativa di vita, istruzione e reddito nazionale lordo procapite).
Lo scontro tra presidente e opposizioni
Le manifestazioni anti-governative si sono intensificate negli ultimi mesi del 2014: a Port-au-Prince gli oppositori del presidente Martelly – che è appoggiato da Stati Uniti, Brasile, Canada e Unione Europea – hanno cominciato a protestare contro il governo e hanno accusato Martelly e la sua famiglia di corruzione. Le manifestazioni sono mano a mano diventate più violente, con i soldati delle Nazioni Unite presenti nel paese che hanno sparato in aria per disperdere la folla e la polizia che ha usato gas lacrimogeni e cannoni ad acqua. A dicembre il primo ministro Laurent Lamothe si è dimesso; molti manifestanti hanno chiesto a Martelly di fare altrettanto.
Sull’operato del presidente ci sono posizioni molto diverse. Pierre Esperance, direttore del National Human Rights Defence Network (organizzazione non governativa che si occupa di diritti umani ad Haiti), ha detto che la situazione nel paese «è fuori controllo»: «Se si guarda quello che il presidente ha fatto da quando è stato eletto, c’è arroganza, corruzione, impunità e nessun rispetto per gli haitiani e le istituzioni statali più importanti. Se il presidente non è in grado di sistemare la situazione, le persone si arrabbiano ed è per questo che poi manifestano». Le forze politiche che sostengono Martelly la pensano invece in maniera diversa. Lamothe, per esempio, ha detto che il presidente fin dall’inizio del suo incarico si è trovato di fronte a una missione praticamente impossibile: ricostruire il paese dopo il fortissimo terremoto del 2010. Anche la stessa missione delle Nazioni Unite è stata molto criticata negli ultimi anni. Nel 2010 i peacekeeper dell’ONU sono stati accusati di avere portato il colera nel paese: circa 9mila persone sono morte da allora per la malattia.
Il Parlamento che è stato sciolto
Martedì 13 gennaio il parlamento di Haiti è stato sciolto, dopo che è fallito l’ennesimo tentativo di negoziare un accordo per estendere il mandato dei parlamentari. Un gruppo di senatori che fa parte di Fanmi Lavalas (partito di sinistra all’opposizione) si è opposto a una proposta sponsorizzata dagli Stati Uniti che prevedeva che il parlamento continuasse a svolgere le sue funzioni ancora per qualche mese, fino a che non si fossero tenute nuove elezioni. A oggi non è stata fissata la data di alcuna elezione (a eccezione delle elezioni presidenziali, che si terranno alla fine del 2015): la proposta bocciata prevedeva che il mandato dei deputati proseguisse fino al 24 aprile, mentre quello dei senatori fino al 9 settembre. Nel tempo rimanente il Parlamento avrebbe dovuto approvare una nuova legge elettorale – che è il tema su cui si è discusso di più in Parlamento – e nominare un consiglio che si occupasse di supervisionare il processo elettorale.
Ad Haiti non vengono tenute elezioni politiche o municipali da tre anni e Martelly sta governando da tempo per decreto. Lo scorso mese Martelly ha cercato di placare le opposizioni nominando un nuovo primo ministro, l’ex sindaco di Port-au-Prince Evans Paul, ma il Parlamento si è rifiutato di ratificare la sua nomina. Paul sta cercando ancora oggi di trovare una maggioranza che lo sostenga. Negli ultimi giorni la situazione sembra peggiorata – scrive il Guardian – e diversi manifestanti hanno cominciato a parlare di “guerra civile”.