Il calciatore americano più importante di sempre
La storia di Landon Donovan, che ha smesso di giocare dopo aver sdoganato il calcio americano moderno e che negli Stati Uniti considerano una "leggenda"
Landon Donovan, 32enne attaccante della squadra di calcio americana dei Los Angeles Galaxy, si è ritirato martedì 9 dicembre 2014 dopo aver vinto 2 a 1 ai supplementari la finale per il titolo della Major League Soccer (o MLS, il campionato americano di calcio). Così Donovan ha concluso la sua carriera avendo vinto sei campionati, con 335 presenze nella MLS (con record di gol, 144, e di assist, 136) e il record di gol nella nazionale di calcio degli Stati Uniti: e soprattutto indiscutibilmente come il calciatore americano più importante di sempre.
Donovan ha anche giocato in Europa con Bayer Leverkusen, Bayern Monaco ed Everton, ma senza ottenere grande successo e finendo per tornare negli Stati Uniti. Però è stato uno dei primi giocatori che ha fatto “scoprire” il calcio agli americani e al resto del mondo. In un lungo articolo intitolato “The Legend”, Fabrizio Gabrielli ha raccontato sulla rivista Ultimo Uomo la storia di Landon Donovan – dalla giovinezza all’esperienza europea fino ad arrivare ai suoi ultimi anni e al perché si deve considerarlo una leggenda – attraverso anche le parole dello stesso Donovan.
Nel marzo del 2015 la nuova MLS riaprirà i battenti non solo con due nuove franchigie (Orlando e NY), una manciata di campioni (Lampard, David Villa) e un nuovo logo molto elegante, ma anche con una stella in meno: Landon Donovan. E quando, a undici minuti dal termine della finale dell’ultima MLS Cup, l’ultima partita di Donovan, Chris Tierney, prodotto del vivaio dei New England Revolution, ha pareggiato una gara fino a quel momento saldamente nelle mani dei Los Angeles Galaxy, gli sceneggiatori si sono guardati con sospetto: chi stava sabotando l’happy ending?
Donovan è l’uomo che è riuscito a fare per il calcio USA negli anni zero, quello che Michael Jordan, con le dovute proporzioni, ha fatto per il basket negli anni Novanta: fomentare la passione fino a cementificarla nel mito. Se oggi la MLS può permettersi di dire: «Esistiamo da vent’anni, non abbiamo bisogno di farti vedere un pallone e uno scarpino per farti capire che parliamo di soccer», buona parte del merito è di Landon Donovan, il miglior marcatore e assistman assoluto non solo della Lega, ma anche della USMNT, ovvero la Nazionale di calcio maschile.
Per questo, l’ultima stagione non ammetteva finali alternativi: Donovan si era preparato un’uscita di scena, a suo modo, hollywoodiana. I Los Angeles Galaxy si sarebbero giocati la possibilità di laurearsi campioni degli States per la quinta volta, più di ogni altra squadra, sul proprio campo: lo StubHub Centre di Carson sul quale nessuno riusciva a batterli dal Marzo scorso. Figuriamoci nella finale, e nell’atto finale della carriera di Donovan.
Così è finita sotto una pioggia di lustrini dorati, con Robbie Keane, il capitano, che ha alzato la coppa e si è voltato a cercare Landon, nascosto tra gli altri compagni quasi a voler cercare un fade out clandestino, e lo ha reclamato sul fronte del palco. Gli sceneggiatori si sciolgono in un sorriso disteso: nessuno può sabotare un happy ending.