I lavoratori devono essere pagati per il tempo impiegato ai controlli di sicurezza?

La Corte Suprema americana dice di no, riferendosi soprattutto ai magazzinieri di Amazon che devono passare un controllo antifurto prima di tornare a casa

di Alison Griswold - Slate

HEMEL HEMPSTEAD, ENGLAND - DECEMBER 05: Parcels are prepared for dispatch at Amazon's warehouse on December 5, 2014 in Hemel Hempstead, England. In the lead up to Christmas, Amazon is experiencing the busiest time of the year. (Photo by Peter Macdiarmid/Getty Images)
HEMEL HEMPSTEAD, ENGLAND - DECEMBER 05: Parcels are prepared for dispatch at Amazon's warehouse on December 5, 2014 in Hemel Hempstead, England. In the lead up to Christmas, Amazon is experiencing the busiest time of the year. (Photo by Peter Macdiarmid/Getty Images)

La Corte Suprema americana, lo scorso martedì 9 dicembre, ha dato ragione ad Amazon e alle società di e-commerce su un argomento molto discusso. Con una decisione unanime la Corte ha decretato che queste aziende non saranno obbligate a pagare le persone che lavorano in magazzino per il tempo che trascorrono ad aspettare il proprio turno prima di passare i controlli di sicurezza obbligatori alla fine della giornata. I lavoratori possono stare in coda 5 minuti, per passare attraverso un controllo anti-furto, come possono starcene anche 25: in qualsiasi caso i datori di lavoro non dovranno pagarli per il tempo perso.

La sentenza è stata basata sull’interpretazione dei giudici del “Portal-to-Portal Act”, una legge americana del 1947 secondo cui le aziende non devono pagare i dipendenti per le attività “preliminari” o “post-lavorative”. Uno degli scopi principali del “Portal-to-Portal Act” era escludere gli spostamenti dei lavoratori dal tempo che le aziende avrebbero dovuto pagare, come altre attività non direttamente connesse al lavoro “vero e proprio”. Nella sentenza di martedì, che coinvolgeva un’agenzia interinale che aveva assunto lavoratori per i magazzini di Amazon, la Corte ha deciso che i controlli di sicurezza non sono parte del lavoro né sono indispensabili per i magazzinieri, e per questo non riceveranno pagamenti extra.

Come avevo scritto, questo è il tipico caso in cui la legge e la logica economica di base sono agli antipodi. Poiché molte società che gestiscono magazzini come Amazon necessitano di controlli di sicurezza, i lavoratori non hanno altra scelta se non farli. Con il pendolarismo – uno dei principali extra non pagati secondo il Portal-to-Portal Act – i lavoratori possono esercitare una piccola parte di controllo sul tempo che perdono, decidendo dove vivere in relazione al loro posto di lavoro. Il tempo che porta via un controllo di sicurezza invece è completamente nelle mani dell’azienda. I lavoratori devono solo aspettare.

Questo è il problema: se i datori di lavoro non hanno l’obbligo di pagare i lavoratori per il tempo che passano ad aspettare i controlli di sicurezza, non hanno nessun incentivo per renderli più efficienti. Non pesa sui loro libri contabili il fatto che i lavoratori stiano in coda 5 minuti invece che 25. Perché dovrebbero darsi da fare per migliorare il processo? Amazon finora ha probabilmente pensato che non deve. E ora questa decisione della Corte Suprema ha fatto sì che le società non si preoccuperanno di migliorare il sistema nel prossimo futuro.

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