Google vuole sostituire i CAPTCHA

E ha cominciato a introdurre un sistema molto più semplice – e meno frustrante – per distinguere i robot dalle persone

I test CAPTCHA sono quei boxini in cui probabilmente vi siete già imbattuti, specialmente durante gli acquisti online, quelli in cui bisogna decifrare un breve testo – spesso senza significato – e riscriverlo in uno spazio apposito: servono a riconoscere se l’utente di un sito internet è un umano oppure un bot, cioè un programma informatico creato per diversi scopi tra cui raccogliere informazioni dai siti internet e catalogarle. I CAPTCHA sono ritenuti tra gli aspetti più frustranti di internet: spesso i testi proposti dal programma sono difficili da interpretare e capita spesso di sbagliare più volte prima di inserire la serie di lettere corretta (per non parlare di come mettono in difficoltà le persone non vedenti che usano internet). Google ha annunciato mercoledì 3 dicembre di avere sviluppato “No CAPTCHA reCAPTCHA”, un nuovo tipo di test che riconosce i bot, più semplice, meno macchinoso e anche più efficace.

Google ha spiegato infatti che il vecchio sistema, oltre ai problemi di praticità, non era molto sicuro: funzionava bene quando è stato progettato, nel 1997, ma con le tecnologie di oggi i bot possono risolvere anche i CAPTCHA più complessi e “distorti” – e quindi più ardui da interpretare dagli umani – con una precisione del 99,8 per cento, nonostante una ricerca del 2012 dica che il 90 per cento delle persona li trovano difficili. Questi test rimangono utili per un altro scopo: con il progetto reCAPTCHA, sviluppato da alcuni ricercatori della Carnegie Mellon University di Pittsburgh, in Pennsylvania, e acquistato da Google nel 2009, le interpretazioni date dagli utenti a parole difficili da leggere servono ad aiutare a digitalizzare i libri. In questo tipo di test infatti compaiono parole che i sistemi di riconoscimento ottico dei caratteri, utilizzati per convertire in formato digitale i testi stampati, non riescono a riconoscere, accompagnate da una parola che il programma invece conosce: dopo che un certo numero di utenti interpreta quella parola allo stesso modo, è probabile che sia quella giusta, e perciò il programma la acquisisce e associa al testo che non riusciva a riconoscere.

Con il nuovo test gli utenti dovranno semplicemente cliccare su una casella con scritto “Non sono un robot”: secondo quanto scrive Wired, il programma valuterà come si è cliccato sulla risposta, prendendo in considerazione – oltre alle informazioni come l’indirizzo IP e i cookie – il movimento del mouse e il tempo impiegato per rispondere. Al sistema basta questa informazione per riconoscere la maggior parte degli utenti: se invece ha ancora dei dubbi bisogna superare un secondo test, che consiste in una stringa di testo da decifrare come nei vecchi CAPTCHA.

Google ha spiegato di voler rendere più semplice il test anche sui dispositivi mobili, dove non c’è il mouse: oltre a dover selezionare la casella “Non sono un robot”, gli utenti dovranno risolvere un semplice test visivo, che consiste nello scegliere quali tra alcune fotografie proposte assomigliano di più a una certa immagine. Google utilizzerà i dati raccolti con questo test per migliorare la sua ricerca di immagini e per i progetti sul riconoscimento visivo da parte dei computer.

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No CAPTCHA reCAPTCHA è già stato adottato da alcuni siti, come WordPress e Snapchat: nella prima settimana tra il 60 e l’80 per cento degli utenti ha superato il test senza dover risolvere un CAPTCHA. Per ora l’adesione da parte dei siti internet al nuovo sistema è facoltativa.