La causa antitrust su iPod e iTunes

Si trascina da dieci anni: Apple è accusata di avere reso il suo sistema impenetrabile alla concorrenza, danneggiando gli utenti, ma è stata assolta

Aggiornamento del 16 dicembre 2014
La giuria popolare del processo in cui era coinvolta Apple ha stabilito che la società non violò le regole antitrust. Il verdetto è stato raggiunto all’unanimità dalla giuria popolare composta da otto persone a Oakland, in California, che doveva decidere sull’azione legale contro Apple presentata nel 2005 per monopolio nella musica digitale e riferita ai vecchi iPod, che consentivano di ascoltare solo la musica scaricata da iTunes. Gli autori della class action chiedevano 350 milioni di risarcimento per i danni subiti. Il loro avvocato ha detto che intende fare ricorso.

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Complice il successo degli iPhone e degli altri smartphone in generale, gli iPod di Apple stanno diventando sempre più marginali, sia per quanto riguarda i ricavi dell’azienda sia per l’interesse da parte dei suoi clienti: eppure una class action americana vecchia di 10 anni sta riportando di attualità quelli che per lungo tempo furono i lettori di musica digitale più famosi al mondo. L’iniziativa legale fu presentata nel gennaio del 2005 e accusa Apple di avere violato alcune leggi antitrust, tagliando fuori la concorrenza dal suo programma iTunes per la gestione e l’acquisto della musica. Gli autori della class action chiedono 350 milioni di risarcimento per i danni subiti, sostenendo che le scelte di Apple comportarono spese più alte per potere ascoltare la musica. Il risarcimento potrebbe essere triplicato in base alle leggi antitrust statunitensi.

La causa legale fa riferimento ai primi anni di esistenza degli iPod e di iTunes, il programma che viene utilizzato per sincronizzare la musica tra il proprio computer e gli stessi iPod. Seguendo una strategia portata avanti da anni con i suoi Mac, Apple aveva pensato a un sistema estremamente chiuso che permettesse il trasferimento della musica sugli iPod solo ed esclusivamente tramite iTunes. Le canzoni potevano essere importate su iTunes dai CD acquistati oppure comprate attraverso la sezione iTunes Store del programma (che esiste ancora oggi).

Chi aveva acquistato un iPod non aveva quindi alternative rispetto ad iTunes, ma alcune aziende come RealNetworks si diedero da fare per creare software che potessero dialogare ugualmente con gli iPod per offrire un sistema diverso per gestire e sincronizzare la musica. Apple aggiornò i suoi sistemi per impedirlo, motivando la scelta con la necessità di rendere più sicuri iTunes e gli iPod che altrimenti sarebbero stati esposti ad attacchi hacker. Secondo i promotori della class action, Apple limitò così le possibilità di scelta per i suoi clienti e danneggiò le altre aziende interessate a portare la musica sugli iPod.

Il processo è iniziato martedì a Oakland, in California, davanti al giudice distrettuale Yvonne Gonzalez Rogers e una giuria popolare composta da otto persone. Durante un’intervista prima dell’inizio dell’udienza, uno degli avvocati dell’accusa ha detto che “proveremo che questi aggiornamenti software non furono aggiornamenti nel senso stretto del termine: Apple effettuò quei cambiamenti per bloccare la concorrenza”.

Tra i materiali che saranno usati durante il dibattimento ci sono anche alcune email che l’allora amministratore delegato di Apple, Steve Jobs (morto nel 2011), inviò a diversi dirigenti della società. In uno dei messaggi proponeva di pubblicare quanto prima un comunicato stampa in cui Apple affermasse di essere “sbalordita” dal fatto che RealNetworks avesse “adottato tattiche e comportamenti da hacker per intrufolarsi negli iPod”. Secondo un’altra mail, scritta da Eddy Cue, un altro dirigente di Apple responsabile dei software, Jobs disse anche che “qualcuno sta provando a entrarci in casa”.

Sulla vicenda fu raccolta una deposizione di Steve Jobs nell’aprile del 2011. In quell’occasione spiegò che “ci sono molti hacker che vogliono provare a entrare dentro iTunes: ci stanno provando da molto tempo, e lo stanno ancora facendo”. L’aggiornamento del software secondo Apple fu quindi necessario per tutelare la sicurezza dei suoi sistemi ed evitare possibili intrusioni da parte di utenti malintenzionati.

Durante il processo è inoltre emerso che tra il 2007 e il 2009 Apple trovò il modo per cancellare dagli iPod le canzoni scaricate da servizi per l’acquisto di musica concorrenti. Agli utenti veniva mostrato un messaggio di errore nel caso in cui fosse rilevata musica non proveniente da iTunes, invitandoli a ripristinare la libreria musicale dal programma di Apple, cosa che di fatto portava alla perdita delle altre canzoni. Augustin Farrugia, responsabile della sicurezza dei software Apple, ha spiegato durante un’udienza che nel messaggio di errore non veniva menzionata la rimozione dell’altra musica perché “non volevamo confondere gli utenti”.

Tramite questi elementi e sulla base di altre prove che saranno presentate durante le udienze, il processo dovrà quindi stabilire se Apple violò le leggi antitrust aggiornando i suoi sistemi in modo tale da impedire intrusioni non autorizzate di alcun tipo. Alle udienze parteciperanno, tra gli altri, il responsabile del marketing Apple, Phil Schiller, e lo stesso Cue. Il processo dovrebbe durare un paio di settimane.