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  • Venerdì 28 novembre 2014

La protesta dei salafiti al Cairo

I sostenitori del gruppo islamista egiziano si sono scontrati con la polizia: ci sono diversi feriti e almeno un morto

Mezzi militari egiziani a piazza Tahrir, al Cairo, in Egitto. 28 novembre 2014.
(KHALED DESOUKI/AFP/Getty Images)
Mezzi militari egiziani a piazza Tahrir, al Cairo, in Egitto. 28 novembre 2014. (KHALED DESOUKI/AFP/Getty Images)

Il ministero della Salute egiziano ha detto che almeno una persona è stata uccisa durante una grossa manifestazione al Cairo, la capitale dell’Egitto, organizzata per protestare contro il regime del presidente Abdel Fattah al-Sisi, l’ex generale responsabile del colpo di stato contro Mohammed Morsi (al Jazeera parla però di quattro morti). La protesta era stata indetta dal Fronte Salafita, gruppo egiziano fondato dopo la cosiddetta “primavera araba” nel 2011 e definito dal sito di news egiziano Ahram Online “una delle organizzazioni salafite più grandi di tutto il Medio Oriente”. Una contro-manifestazione a favore del governo si è tenuta invece a piazza Tahrir. Durante la protesta ci sono stati degli scontri tra polizia e manifestanti, soprattutto a Matareya, un quartiere orientale del Cairo. Stando ad alcune testimonianze, oltre alla persona uccisa ci sono anche diversi feriti: inoltre, durante alcune sparatorie separate dalla manifestazione principale, sono stati uccisi due membri delle forze di sicurezza e altri due sono rimasti feriti, ha scritto al Jazeera.

Il governo egiziano era a conoscenza della manifestazione, e da ieri aveva dispiegato un numero rilevante di forze di sicurezza per presidiare alcune delle zone del Cairo considerate più a rischio, tra cui la centrale piazza Tahrir. Le misure di sicurezza hanno riguardato anche altre città dell’Egitto: alcune chiese nella parte meridionale del paese, dove sono presenti comunità sia di musulmani che di cristiani, sono rimaste chiuse. Ad Alessandria d’Egitto, città a oltre 200 chilometri a nord-ovest del Cairo, centinaia di persone (anche sostenitori di Mohamed Morsi) hanno manifestato contro il governo.

La preoccupazione per le manifestazioni era cresciuta molto dopo che la televisione di stato – controllata saldamente dal regime di al-Sisi – aveva mostrato diverse immagini del dispiegamento delle forze di sicurezza e aveva avvertito della possibilità di scontri. Il Fronte Salafita è un gruppo che si oppone al regime di al-Sisi e sostiene il movimento politico-religioso dei Fratelli Musulmani, a cui appartiene anche l’ex presidente Morsi. Nel corso dell’ultimo anno i Fratelli Musulmani sono stati progressivamente messi fuori legge dal governo di al-Sisi e i più importanti leader del gruppo sono stati incarcerati. Anche il Fronte Salafita, come gli altri gruppi di ispirazione islamista in Egitto, subiscono oggi delle forte limitazioni alla libertà di espressione e associazione.

La situazione da questo punto di vista è diventata ancora più tesa da qualche settimana, quando il gruppo jihadista Ansar Beit al-Maqdis, che opera nella Penisola del Sinai (in Egitto nord-orientale al confine con Israele, tradizionalmente una zona poco controllabile dal governo centrale egiziano), ha diffuso un video in cui ha annunciato la sua alleanza con lo Stato Islamico. In pratica, Ansar Beit al-Maqdis ha annunciato l’istituzione di una nuova “provincia” del Califfato Islamico. L’annuncio ha valore essenzialmente simbolico, nel senso che l’alleanza non dovrebbe cambiare forza e importanza del gruppo egiziano: è comunque visto come una minaccia da al-Sisi, che ha fatto della battaglia contro gli islamisti uno degli obiettivi prioritari della sua presidenza.