Chi era James Garner

Un attore che faceva il duro e spiritoso - quello di "Victor Victoria"- famoso anche per un paio di telefilm, e che è morto sabato a 86 anni

di Adam Bernstein – Washington Post

James Garner è morto sabato 19 luglio nella sua casa di Los Angeles, a 86 anni. Garner era un uomo dalla bellezza vigorosa e fu protagonista di molti film e serie televisive come “Maverick” e “Agenzia Rockford”, che lo resero famoso in tutto il mondo. La polizia di Los Angeles ha confermato ad AP la sua morte, ma non ha specificato le cause. Qualche anno fa tuttavia Garner aveva avuto un infarto.

Il critico televisivo del Washington Post, Tom Shales, aveva scritto che Garner impersonava “quel tipo di mascolinità statunitense burbera, sardonica e schiva”. Il duraturo successo in televisione, spesso come eroe divertente e pigro, è quello per cui era principalmente ricordato, nonostante nella sua carriera avesse offerto acclamate interpretazioni in film come “La grande fuga” (1963), “Tempo di guerra, tempo di amore” (1964), “Victor Victoria” (1982) e “L’amore di Murphy” (1985), che gli valse anche una nomination agli Oscar.

Il ruolo che fece di Garner una star fu quello del vagabondo giocatore di azzardo Bret Maverick, nell’omonima serie western di ABC che andò in onda dal 1957 al 1960. La serie era una satira del tradizionale genere western e contribuì a rendere Garner un amabile anti-eroe per il suo pubblico. Garner interpretò anche uno squattrinato investigatore privato nella serie di NBC “Agenzia Rockford”, che andò in onda dal 1974 al 1980 e per cui vinse un Emmy per il miglior attore protagonista.

Le due popolarissime serie televisive minacciarono di mettere in ombra il lavoro di Garner negli oltre 50 film che interpretò. Al cinema, i migliori ruoli di Garner furono quelli dove poteva usare il suo talento nel generare compassione anche quanto interpretava personaggi non proprio eroici.

In “Tempo di guerra, tempo di amore”, di Blake Edwards, Garner interpretò un soldato della marina che rifiutava di combattere sul campo durante la Seconda guerra mondiale. Il critico cinematografico del New York Times, Bosley Crowther, elogiò la sua interpretazione “asciutta e convincente” di un “inveterato codardo” privo di qualsiasi desiderio di morire da eroe. La coprotagonista di Garner era Julie Andrews, con cui recitò anche nella commedia”Victor Victoria” dove lui interpretava un gangster di Chicago di mentalità particolarmente aperta sui temi dell’identità di genere.

Garner interpretò poi un ingegnoso prigioniero di guerra ne “La grande fuga” e un entusiasta pistolero in “Il dito più veloce del West”. In una delle sue più sottili interpretazioni, Garner fu un farmacista dell’Arizona nel film “L’amore di Murphy”, di Martin Ritt. Le recensioni elogiarono Garner e la coprotagonista Sally Field, che interpretava una madre single che apre un allevamento di cavalli, per aver elevato con le loro interpretazioni un altrimenti sdolcinata e banale commedia.

Dopo la fine di “Agenzia Rockford”, Garner cominciò a soffrire di depressione. La sua carriera tuttavia conobbe un nuovo momento di successo negli anni Ottanta, quando Garner interpretò diversi ruoli, e ottenne diverse nomination per gli Emmy, prevalentemente in film per la televisione.

Garner fu anche un convincente testimonial delle macchine fotografiche Polaroid: tra gli anni Settanta e Ottanta girò oltre 250 spot per la televisione insieme all’attrice Mariette Hartley. I due erano così convincenti nel ruolo della coppietta felice che molti spettatori pensavano fossero davvero sposati. Hartley, frustrata, si fece stampare una maglietta che diceva “Non sono la signora Garner”.

Garner disse che non considerava fare il testimonial per una grande multinazionale come un passo indietro per un attore della sua statura. Aggiunse una volta che anche Laurence Oliver aveva sponsorizzato le macchine Polaroid: “Ho pensato – spiegò Garner – che quello che andava bene a Laurence Oliver dovesse andare bene anche per me”.

James Scott Bumgarner nacque il 7 aprile del 1928 a Norman, in Oklahoma. Disse che diventò “molto molto indipendente” molto giovane, dopo aver trascorso un’infanzia piuttosto infelice a causa della morte della madre e delle angherie della matrigna. Fece qualsiasi tipo di lavoretto per diversi anni e lavorò nove mesi nella Marina mercantile degli Stati Uniti prima di dover smettere a causa del mal di mare.

Garner ricevette anche due Cuori di Porpora per il suo servizio nell’esercito durante la guerra di Corea e successivamente cominciò a trovare lavoro in teatro tramite un amico di infanzia che era diventato un produttore teatrale. Ottenne un piccolo ruolo nella produzione nazionale “La corte marziale dell’ammutinamento del Caine” e disse di aver “rubato” la maggior parte del suo stile di recitazione da Henry Fonda, che vedeva recitare quasi tutti i giorni.

Garner cominciò a ottenere piccole parti in televisione e al cinema, ottenendo da subito un discreto successo tra il pubblico femminile come attore a contratto per gli studi cinematografici Warner Bros. Dopo aver interpretato la spalla di Marlon Brando nel film “Sayonara” (1957), Garner ottenne il ruolo da protagonista nel film “Commandos” (1958), dopo che Charlton Heston aveva lasciato il ruolo vacante a causa di un litigio sul suo compenso.

Malgrado le critiche tiepide nei confronti dei suoi primi film, la sua carriera non subì conseguenze, grazie al successo televisivo di “Maverick”. Garner abbandonò la serie durante uno sciopero degli autori nel 1960 e ottenne la rescissione del contratto con Warner Bros vincendo una causa sul proprio stipendio, e cominciando così col cinema. Recitò in una serie di commedie tra cui “Fammi posto, tesoro” con Doris Day e poi passò ai film d’azione come “Le ultime 36 ore” con Eva Marie Saint, “Una donna senza volto” e “Grand Prix”. Ma fu anche nel western “Duello a El Diablo” con Sidney Poitier e in “L’investigatore Marlowe”.

Negli ultimi anni Garner aveva continuato col cinema, di solito in versioni invecchiate dei suoi personaggi mascolini: un presidente in pensione in “Fuga dalla Casa Bianca” e un ex astronauta in “Space Cowboys”. Clint Eastwood, che recitò con lui nel secondo, una volta lo chiamò “il Fred Astaire dei duri, che fa sembrare facile tutto”.

Per quanto Garner suggerisse un’affabile serenità sullo schermo, sottolineò sempre le distanze dalla sua vita reale. Confessò di essere stato in depressione durante l’ultima parte di “Agenzia Rockford”, quando abbandonò la serie e fece causa ai produttori, chiedendo una parte dei profitti e ottenendo un accordo extragiudiziario. E soffrì le fatiche fisiche della serie, nella quale recitava in prima persona molte scene d’azione. Per un periodo lui e sua moglie si separarono in conseguenza dello stress.

Per Garner il capitale più importante di un set era il gruppo, e questo lo aiutava a tirare fuori le sue migliori performance: citava in questo senso il caso di “L’amore di Murphy”, del 1985. Sally Field, che era con lui nel film, disse che «È profondamente sexy e probabilmente il miglior bacio che ho mai ricevuto in vita mia: in un film, ci crediate o no».

«Credo che abbia vissuto una vita da reclusa, povera, se questo è il migliore», rispose Garner. Ma pensandoci meglio, disse, «Non è la prima volta che me lo dicono. Forse non sono così male».

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