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  • Domenica 25 maggio 2014

È morto Wojciech Jaruzelski

Era l'ultimo leader comunista della Polonia: aveva 90 anni, indossava sempre occhiali da sole e fu lo storico avversario di Lech Walesa e Solidarność

Warsaw, POLAND: Former Polish President and communist leader general Wojcieh Jaruzelski is seen in his office in Warsaw during an AFP interview, 04 August 2005. AFP PHOTO / WOJTEK RADWANSKI (Photo credit should read WOJTEK RADWANSKI/AFP/Getty Images)
Warsaw, POLAND: Former Polish President and communist leader general Wojcieh Jaruzelski is seen in his office in Warsaw during an AFP interview, 04 August 2005. AFP PHOTO / WOJTEK RADWANSKI (Photo credit should read WOJTEK RADWANSKI/AFP/Getty Images)

Domenica 25 maggio è morto Wojciech Jaruzelski, aveva 90 anni ed è stato l’ultimo leader comunista della Polonia. È tuttora una figura controversa della storia polacca. Fu l’avversario di Lech Walesa e del suo sindacato Solidarność, contro il quale impose la legge marziale e chiese l’intervento dell’Unione Sovietica. Ma fu anche il politico che permise alla Polonia una transizione morbida dal comunismo alle libere elezioni, più ordinata e meno sanguinosa di quella di molti altri paesi comunisti.

Dal 2011 Jaruzelski si trovava sotto controllo medico a causa di una linfangioma. Nel settembre del 2011 proprio in ospedale era avvenuto un incontro tra Jaruzelski e il suo storico avversario Walesa (qui avevamo raccontato la storia dell’incontro e della lunga rivalità tra i due politici). Lo scontro tra i due cominciò dopo che nel 1981 Jaruzelski divenne primo ministro e segretario del partito comunista polacco. Jaruzelski aveva fatto tutta la sua carriera nell’esercito e fu l’unico militare a diventare leader di un partito comunista al potere in tutta la storia europea. Prima di arruolarsi nell’esercito era stato deportato, insieme a molti altri polacchi, nei campi di lavoro dell’Asia centrale, dove il riverbero del sole sulla neve lo aveva quasi accecato, costringendolo ad indossare spesso voluminosi occhiali da sole.

Negli stessi anni in cui Jaruzelski diventava il capo del partito comunista polacco, Walesa prendeva la guida di un sindacato chiamato Solidarność, “solidarietà” in polacco. Walesa organizzò numerosi scioperi, manifestazioni e atti di sabotaggio contro il regime. Divenne una figura molto popolare e Solidarność divenne un movimento di massa con quasi 10 milioni di iscritti. In risposta, il 13 dicembre del 1981 Jaruzelski impose la legge marziale, fece arrestare e trattenere senza processo migliaia di oppositori. La repressione portò alla morte di circa cento persone. La legge marziale rimase in vigore fino al 1983.

Jaruzelski si è sempre difeso dicendo che l’imposizione della legge marziale serviva a impedire che il paese venisse invaso dall’Unione Sovietica, come era accaduto nel 1968 alla Cecoslovacchia. Alcuni storici negli ultimi anni hanno ritrovato diversi documenti che spingono a pensare che Jaruzelski abbia fatto esattamente il contrario e che in realtà chiese più volte all’Unione Sovietica di intervenire.

Nel 1985 Mikhail Gorbaciov divenne il segretario del partito comunista dell’Unione Sovietica e iniziò a mettere in atto una complicata serie di riforme che in pochi anni avrebbe portato alla caduta dell’URSS. L’influenza delle riforme di Gorbaciov e la situazione economica sempre più grave della Polonia spinsero Jaruzelski ad iniziare a dialogare con Walesa e Solidarność. Nel 1989 si tennero le prime elezioni libere nella storia del paese. I comunisti ottenero la maggioranza alla camera bassa, dove non tutti i seggi erano liberamente contendibili. Al senato, invece, dove le elezioni erano effettivamente aperte, Solidarność ottenne 99 seggi su 100. Dopo una serie di voti in parlamento, nel 1990 Jaruzelski accettò di dimettersi prima da presidente e poi da capo dell’esercito, ritirandosi a vita privata.