Questo è un post della categoria PostIt, che rimanda direttamente alla fonte originale della notizia: potete leggerne il contenuto sulla fonte stessa cliccando sul titolo qui sopra. Qui c’è l’elenco di tutti gli ultimi PostIt.
L’Unità sta vivendo uno dei suoi momenti più difficili da quando è tornata in edicola il 28 marzo 2001 dopo una chiusura durata otto lunghi mesi. Pochissimi, prima di quel giorno, credevano che il giornale fondato da Gramsci e travolto dai conti avrebbe ritrovato la voce. E invece quei pochi, pochissimi smentirono ogni previsione dimostrando che nessuno può permettersi di spegnere un giornale pieno di vita, di storia e di passione come l’Unità.
Quello che avete tra le mani è un giornale cocciuto e testardo. Perché solo i cocciuti e i testardi si ostinano a sfidare i numeri che non tornano, i finanziamenti che calano, la pubblicità che svanisce. I giornali, tutti i giornali, stanno vivendo una crisi profonda e grave.
Ma la crisi che riguarda l’Unità è ancora più grave e ancora più profonda. Perché un giornale politico e impegnato, un giornale dalla striscia rossa e dalle scelte di campo nette come le nostre ha una vita complicata. Lo sa bene la concessionaria quando, andando a proporre la nostra testata agli inserzionisti, si sente ripetere «ma l’Unità è un giornale politico…». Oh bella, e che sono gli altri? Opere di carità? Un giornale è politico per definizione, perché la vita è politica. La lettura, nel senso dell’interpretazione delle notizie e dei fatti è politica. A meno che non si voglia far finta di nulla e girare la testa dall’altra parte. Ma anche questa è politica.
(continua a leggere su l’Unità)


