• Moda
  • Giovedì 17 aprile 2014

Come ti vesti? Normcore

Il New York Times si è chiesto se vestirsi "normali" – con i jeans slavati e un maglione qualsiasi, per esempio – può davvero essere una moda

NEW YORK, UNITED STATES: Television series "Seinfeld" look-a-like contest winners (L-R) Michael Curiso (George), Robert Levitt, (Newman); Dawn Nechamkin,(Elaine); Frank Barry, (Kramer) and Dan Beetar, (Jerry) pose in the middle of Madison Avenue 12 May after the finals selection was made. The contest was held by Sprint PCS and a New York radio station. The last episode of "Seinfeld" will air 14 May. AFP PHOTO Timothy A. Clary (Photo credit should read TIMOTHY A. CLARY/AFP/Getty Images)
NEW YORK, UNITED STATES: Television series "Seinfeld" look-a-like contest winners (L-R) Michael Curiso (George), Robert Levitt, (Newman); Dawn Nechamkin,(Elaine); Frank Barry, (Kramer) and Dan Beetar, (Jerry) pose in the middle of Madison Avenue 12 May after the finals selection was made. The contest was held by Sprint PCS and a New York radio station. The last episode of "Seinfeld" will air 14 May. AFP PHOTO Timothy A. Clary (Photo credit should read TIMOTHY A. CLARY/AFP/Getty Images)

Se nelle ultime settimane vi è passata davanti la parola normcore – anche in Italia – e non avete capito bene di cosa si stesse parlando, è possibile che vi sia utile un articolo scritto qualche tempo fa da Fiona Duncan sul New York Magazine. Duncan è stata la prima a descrivere il significato di normcore, raccontando di aver notato una nuova tendenza nel modo di vestire di molti ragazzi di New York:

«A un certo punto la scorsa estate, passeggiando a Soho, mi sono resa conto che, guardandoli di spalle, non riuscivo più a distinguere tra i turisti, gli americani medi di mezz’età e i giovani artisti newyorkesi. Tutti indossavano jeans slavati, comode scarpe da ginnastica e felpe di pile da montagna e sembrava che avessero appena finito un giro turistico con la guida»

La parola normcore è, in inglese, un gioco di parole: la fusione di normal, normale, e hardcore, irriducibile o duro-e-puro. La parola è in sé intraducibile ma l’idea si capisce e indica, in un certo senso, una rivendicazione della normalità, contrapposta al dover essere “alternativi” a tutti i costi. Parlando di moda e di vestiti, quindi, normcore sono quelli che si vestono con i jeans non attillati (non quelli larghi però: quelli “normali”), le magliette con il collo tondo (di quelle che potrebbero regalare a uno stand della Coca cola), i sandali (quelli con la suola di plastica, da escursionista) o le scarpe da ginnastica, con i pantaloni della tuta o felpe e maglioni senza troppe pretese. Normcore sono quelli che quando ci chiedono “come si veste?”, risponderemmo: “normale”. O peggio: “male”.

 

Quando le mode diventano tali, superano le loro origini e diventano una ricerca specifica di certi canoni: lo ricorda un articolo sulla rivista GQ, che ha pubblicato una guida alla moda normcore. GQ scrive che non basta vestirsi “normali” per essere normcore: “l’unica clausola che serve affinché tutta questa storia del normcore funzioni è che tu sia una persona un po’ alla moda già da prima. In caso contrario sei solo, beh, normale”.

Barack ObamaBarack Obama a una partita di baseball. Normcore o normale?

Ed è qui che le cose cominciano a diventare un po’ complicate e nascono i problemi – come quelli di Fiona Duncan, che non riusciva più a distinguere tra gli artisti che si vestono alla moda e gli scialbi turisti di mezz’età. Vestirsi “normale” significa, in un certo senso, uniformarsi a una maggioranza che rappresenta “la norma”; ma possiamo davvero parlare di una nuova moda se tutto quello che fa la parola normcore è dare un nome nuovo a cose vecchie? Sul magazine ELLE, Lauren Sherman ha scritto un articolo intitolato “Il fenomeno normcore è una truffa“. Sherman è una giornalista che si occupa di moda, e spiega di essersi divertita molto provando a mettersi vestiti che normalmente non si sarebbe mai messa, vestiti da “mamma” che poco si addicono a una giornalista di moda, ma di aver riscontrato una fallacia nella filosofia normcore: vestirsi come se non ti importasse, come se la moda per te non contasse nulla, alla fine è anche più difficile che vestirsi con degli abiti firmati e all’ultima moda. Nella moda normcore, conclude Lauren Sherman, non c’è proprio nulla di “normale”.

Un articolo sul New York Times ha esplorato proprio questo aspetto, chiedendosi quale sia il rapporto tra questa nuova ipotetica moda e il fatto che, apparentemente di punto in bianco, qualcuno ha cominciato a parlarne:

«È una rivoluzione dello stile o un gigantesco scherzo? Ormai, forse, non importa neanche più. Dopo più di un mese di titoli e articoli, il normcore potrebbe essere una cosa inventata che poi diventa una cosa vera solo grazie all’inerzia mediatica. Ad ogni modo la domanda fondamentale è: esiste davvero il normcore

I primi a parlare di normcore, in verità, sono stati dei ragazzi di una società newyorkese di consulenza di mercato, la K-Hole. In un documento che provava a descrivere i nuovi trend che avrebbero avuto effetti sul mercato (si può scaricare dal loro sito, qui), quelli di K-Hole avevano coniato una parola per descrivere un nuovo fenomeno sociologico generato dal fatto che se tradizionalmente le persone nascevano in una comunità e cercavano poi di differenziarsi in quanto individui, ora nascono in quanto individui e devono cercarsi una comunità.

Normcore non significa la libertà di diventare qualcuno, ma la libertà di essere con chiunque. Magari non capisci le regole del calcio, ma puoi comunque goderti il boato dello stadio dopo un gol ai Mondiali. Normcore significa non fare finta di essere al di sopra del senso di appartenenza. I normcore abbandonano la coolness basata sulla differenza per abbracciare una coolness che supera il concetto di autenticità e adotta quello di identicità. Ma invece di appropriarsi del mainstream e del comune per renderlo un’estetica particolare, i normcore si limitano ad adattarsi ad ogni situazione diversa. Per essere davvero normcore devi smettere di pensare che ci sia qualcosa di “normale”.

Come lo avevano pensato quelli di K-Hole, quindi, essere normcore aveva poco a che fare con il vestirsi normale di cui abbiamo parlato fino a ora, anzi. Rispondendo all’articolo di Fiona Duncan con un post su Facebook, Christopher Glazek, tra i fondatori di K-Hole, aveva esplicitamente detto che per indicare quel tipo di normale loro si erano inventati un altro concetto, Acting Basic (qualcosa come “fare il minimo”, non metterci troppo sforzo) e che, in ogni caso, intendevano parlare di fenomeni sociologici, non di moda. Come nota il New York Times, tuttavia, ormai il fenomeno normcore ha una sua vita indipendente dalle intenzioni di chi si era inventato la parola. Vista da fuori, tutta la questione ha assunto le sembianze di “un enorme esperimento sociologico dove la domanda è se la ripetizione di una cosa, a un certo punto, la rende vera”:

«Come ha detto Gregory Feng, di K-Hole, “se ti guardi intorno, se cerchi su Twitter o su Instagram #normcore, la gente sta postando foto di quel tipo di look. Che loro lo facciano per scherzo o no è impossibile da dire, ma il fenomeno è là fuori, sta succedendo”»