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  • Lunedì 10 marzo 2014

Gli ultimi anni di Alessandro Del Piero

Un leggendario calciatore italiano gioca a Sydney da un anno e mezzo: com'è andata fin qui, tra gol fantastici e sconfitte memorabili, e cosa lo aspetta

di Luca Misculin – @LMisculin

during the round four A-League match between Sydney FC and the Perth Glory at ANZ Stadium on October 28, 2012 in Sydney, Australia.
during the round four A-League match between Sydney FC and the Perth Glory at ANZ Stadium on October 28, 2012 in Sydney, Australia.

16 novembre 2012, Brisbane. Si gioca la settima giornata del più importante campionato australiano di calcio, la A-League, Brisbane Roar contro Sydney FC. Il Brisbane aveva cominciato il campionato piuttosto male e aveva solo quattro punti; il Sydney era invece la squadra di Alessandro Del Piero, uno degli attaccanti italiani più forti di sempre, già leggendario capitano della Juventus. Del Piero era stato da poco acquistato dal Sydney ed era diventato il primo calciatore di livello mondiale a giocare in una squadra australiana.

Al 41esimo del primo tempo, un centrocampista del Sydney avanza con la palla nella metà campo del Brisbane, sulla destra. Del Piero è in mezzo, libero, distante qualche metro dalla linea dei difensori avversari: si aspetta un passaggio diagonale in direzione della porta, così da poter tirare subito, in corsa, senza stoppare la palla; invece riceve un pallone con un passaggio quasi orizzontale, ed è costretto a fermare la propria corsa per poterlo controllare. Ferma il pallone con il sinistro e nello spazio di una frazione di secondo si accorge di non avere avversari davanti a sé: quindi si sposta il pallone in avanti col destro, prende una breve rincorsa e tira con il collo del piede sinistro, dando al pallone un effetto “a uscire”, cioè verso la sua sinistra. Il portiere non ci arriva e Del Piero segna un gran gol.

Nel corso della stessa partita, poco dopo l’inizio del secondo tempo, Del Piero riceve palla poco più avanti del cerchio di centrocampo, con le spalle verso la porta avversaria; si gira improvvisamente, portandosi avanti il pallone e saltando un avversario, corre verso i difensori centrali del Brisbane, la passa a un suo compagno e si infila in mezzo ai due difensori avversari. Il suo compagno gli ripassa il pallone, Del Piero si trova da solo davanti al portiere e finta il tiro: il portiere si butta e Del Piero entra in porta con il pallone. Secondo gol. Sono passati 7 secondi da quando Del Piero ha ricevuto palla a centrocampo. Un video che mostra una sintesi della partita, su Youtube, è eloquentemente intitolato “ALEX DEL PIERO DUE GOL INCREDIBILI”.

Il Sydney perse quella partita per 4-2. Alla fine del campionato arrivò settimo su dieci e non si qualificò per i play-off, ai quali accedono le prime sei.

Quando inizia questa storia
Alessandro Del Piero è stato acquistato ufficialmente dal Sydney il 5 settembre 2012, quando la A-League esisteva da circa 8 anni. Dal 1977 al 2004 il campionato australiano si era chiamato National Soccer League e in 28 anni aveva spesso cambiato formula (campionato unico, doppio girone su base territoriale, torneo unicamente estivo o unicamente invernale). Nel 1998 la federazione australiana vendette i diritti di trasmissione delle partite della NSL alla rete televisiva privata Seven Network, che le acquistò per dieci anni e attivò un canale a pagamento che le trasmetteva in esclusiva assieme a quelle del campionato di football australiano, uno degli sport più popolari in Australia. Quattro anni dopo, nel 2002, Seven Network perse però i diritti per trasmettere il campionato di football: decise allora di chiudere C7 Sport, rescindendo il contratto con la NSL.

La fine anticipata di un contratto “pesante” come quello per i diritti televisivi mise molto in difficoltà la federazione e lo stesso torneo, la cui situazione nel 2004 fu definita da una commissione del governo australiano «finanziariamente insostenibile». L’allora presidente della federazione Frank Lowy annunciò lo scioglimento della NSL e si decise di creare da zero una nuova competizione: l’ultima partita della NSL, la finale della stagione 2003/2004 fra Perth Glory e Parramatta Power, fu giocata il 4 aprile 2004 e fu vinta da Perth Glory per 1-0.

I problemi che portarono al fallimento della NSL furono molti: fra questi, il fatto che quasi tutti i club del torneo erano composti da giocatori semi-professionisti – cosa che marcava una certa distanza con i campionati europei – e il fatto che che negli anni nessuna squadra era riuscita a crearsi una solida base di tifosi. Nella formazione del nuovo torneo, dunque, si stabilì l’esistenza di un unico campionato professionistico “bloccato” – cioè senza retrocessioni, all’americana – alla quale avrebbe potuto accedere una sola squadra per ciascuna delle sei città più grandi del paese (Sydney, Melbourne, Brisbane, Adelaide, Perth e Newcastle) più una della Nuova Zelanda e una squadra in più da decidere in seguito. Delle 20 squadre che fecero richiesta di partecipare alla nuova lega, furono scelti gli otto progetti migliori e il torneo iniziò ufficialmente il 25 agosto 2005, a un anno e mezzo di distanza dalla fine della NSL. Delle 42 squadre che negli anni parteciparono alla NSL, in cinque finirono per partecipare alla nuova A-League, che fu inoltre sponsorizzata dall’azienda automobilistica coreana Hyundai: per quanto riguarda le altre, molte di esse sono finite a giocare in una delle numerosissime sotto-leghe per semiprofessionisti della A-League oppure sono fallite.

Oggi la A-League comprende 10 squadre che si affrontano l’una contro l’altra in tre gironi da nove partite ciascuno, per un totale di 27 giornate. Le prime due accedono alle semifinali del torneo e alla Champions League della AFC, la confederazione calcistica asiatica (l’equivalente della UEFA in Europa, per capirci). Le 4 squadre dalla terza alla sesta si giocano invece due posti per le semifinali della A-League. La finale, che si gioca fra le vincenti delle due semifinali, assegna lo “scudetto” australiano.

Si può quindi dire che il movimento calcistico australiano ha diverse caratteristiche piuttosto insolite: girano meno soldi che in campionati simili per dimensioni (come quello del Qatar o quello degli Emirati Arabi Uniti), non esiste un esteso attaccamento “storico” da parte dei tifosi a una determinata squadra e in generale la situazione è ancora piuttosto fluida (dall’inizio della A-League, sono già fallite tre squadre: i New Zealand Knights, i Gold Coast United e i North Queensland Fury). Inoltre esistono regole che rendono piuttosto complicato, per una data squadra, diventare più forte per via di una improvvisa disponibilità di soldi: ogni squadra può avere solo 5 giocatori non australiani e il suo intero monte stipendi – eccetto un unico giocatore, chiamato marquee – non può superare i 2,5 milioni di dollari australiani, l’equivalente di 1,6 milioni di euro. Per avere qualche termine di paragone: Zdravko Kuzmanović, riserva dell’Inter, guadagna da solo 1,5 milioni di euro l’anno; Zlatan Ibrahimovic, fortissimo attaccante del Paris Saint-Germain, guadagna da solo 15 milioni di euro l’anno – e non è il calciatore più pagato al mondo.

Negli ultimi anni, comunque, in Australia gli spettatori del calcio sono aumentati costantemente, così come il pubblico televisivo: nel novembre del 2012 la tv di stato australiana SBS ha ottenuto i diritti televisivi della A-League per quattro anni, versando alla federazione 160 milioni di dollari australiani. L’ex calciatore inglese Spencer Prior, ora commentatore per Fox Sports Australia, ha detto: «portare nomi grossi nel campionato australiano è ancora importante: ma stiamo anche cercando di costruire dei club solidi».

Alessandro Del Piero, prima
Alessandro Del Piero è nato a Conegliano, in provincia di Treviso, nel 1974. È sempre stato descritto dai giornalisti sportivi come una persona incredibilmente riservata e tranquilla (è sposato dal 2005 con la stessa ragazza di quando aveva 24 anni). Fece le giovanili nel Padova, fu acquistato dalla Juventus nel 1993. Nella sua carriera con la Juve ha vinto tutto il vincibile, tra cui sei scudetti, una Champions League e una Coppa Intercontinentale. Esplose nella Juventus di Lippi, con cui segnò 32 gol nella stagione 1997-1998: era quella tra gli altri di Zinedine Zidane, Didier Deschamps, Antonio Conte e Ciro Ferrara, che vinse tre scudetti in quattro anni.

Subì un gravissimo infortunio a un ginocchio nel 1998 e restò fuori per nove mesi. In molti lo diedero per finito e lui ci mise un po’ a tornare a buoni livelli. In cinque stagioni, dal 2001 al 2006, Zidane fu ceduto al Real Madrid, mentre Ferrara, Deschamps e Conte si ritirarono: Del Piero invece divenne capitano della Juventus, ruolo per il quale aveva tutte le qualità: la fama di una persona intelligente, carismatica e tranquilla, e il desiderio di diventare un simbolo, una bandiera. In quegli anni segnò complessivamente 95 gol. Dopo due esperienze deludenti in Nazionale ai Mondiali del 1998 e agli Europei del 2000, ai Mondiali del 2006 Del Piero segnò il quarto rigore nella finale contro la Francia (quello prima di Grosso) ma soprattutto il gol del 2-0 contro la Germania, in semifinale, al 121esimo minuto.


Contropiede con la Germania sbilanciata in attacco: passaggio bellissimo di Totti verso Gilardino, solo contro il difensore Metzelder; Del Piero arriva da dietro a tutta velocità, e probabilmente chiama palla a Gilardino, che gliela lascia senza vederlo. Del Piero tira un pallone a giro sul secondo palo, anticipando il portiere in uscita.

Nel corso della sua carriera Del Piero ha giocato in quasi tutti i ruoli dell’attacco, soprattutto da seconda punta e attaccante esterno. Ha grandissima tecnica, vede bene il gioco e – almeno nella prima parte della sua carriera – una grande capacità di accelerare il ritmo della partita, di dare velocità alle azioni. Almeno fino al 2004 è stato una delle punte più forti in circolazione: calciava da qualsiasi posizione, saltava l’uomo con facilità. Da sempre ha anche un modo tutto suo di battere le punizioni, nelle quali si è specializzato: le calcia quasi sempre con un tiro potente di interno, a effetto, verso la parte alta della porta. Spesso prova questi tiri anche durante le azioni di gioco: col tempo sono diventati “i gol alla Del Piero”.

Nella stagione successiva al Mondiale del 2006, Del Piero restò alla Juventus nonostante la squadra fosse stata retrocessa in Serie B per le conseguenze del cosiddetto scandalo “Calciopoli”. Segnò 20 gol in 35 partite. L’anno successivo diventò capocannoniere della Serie A a 34 anni, segnando 21 gol.

Del Piero non segnò mai più così tanto durante un campionato di Serie A: tra il 2009 e il 2011 iniziò ad avere qualche acciacco fisico e a giocare e segnare meno. All’inizio della stagione 2011/2012 la Juventus assunse come allenatore Antonio Conte, ex allenatore di Siena e Atalanta, ex giocatore della Juventus negli anni di Lippi e del miglior Del Piero, ex capitano della Juventus prima di Del Piero. Il presidente della squadra, Andrea Agnelli, annunciò che sarebbe stato l’ultimo anno di Del Piero alla Juventus. Del Piero non la prese bene e spiegò che cose del genere di solito si fanno «in maniera diversa». Un anno prima Del Piero e la Juventus avevano firmato un nuovo contratto annuale al termine di una trattativa complicata: a un certo punto Del Piero aveva diffuso un video in cui diceva di essere pronto a firmare un nuovo contratto «in bianco». Qualcuno disse che la Juventus lo interpretò come un tentativo di forzare la mano alla società, e per questo il contratto non gli fu rinnovato l’anno successivo.

Durante la stagione 2011/2012 non fu quasi mai titolare e segnò pochissimo (tre gol in campionato, due in Coppa Italia). Alla sua ultima partita in campionato, il 13 maggio 2012, segnò un gran gol al 26esimo del primo tempo – a giro, di interno, da fermo – e dopo fu abbracciato a lungo dai suoi compagni. Al 56esimo fu sostituito e moltissimi spettatori dello Juventus Stadium rimasero in piedi ad applaudirlo per quasi due minuti; Del Piero mimò il gesto “dell’inchino” rivolto a tutti tifosi, salutò i compagni vicino a lui, l’arbitro Gabriele Gava, il portiere Gianluigi Buffon, e se ne andò in panchina camminando lontano da Antonio Conte. Quel giorno la Juventus vinse il suo 28esimo scudetto. Con 290 gol in parite ufficiali, Del Piero è tuttora il miglior marcatore della storia della squadra.

Alessandro Del Piero, dopo
Il 5 settembre 2012 Del Piero firmò il contratto con il Sydney e undici giorni dopo arrivò in città accolto da centinaia di tifosi. All’aeroporto, la prima cosa che disse fu: «Non sono qui per finire la mia carriera. Sono qui per cominciare la mia nuova carriera». Del Piero firmò un contratto per una stagione – con un’opzione per la seconda – da circa quattro milioni di dollari australiani per entrambe le stagioni, cioè 2,6 milioni di euro in tutto, 1,3 l’anno: una cifra risibile rispetto a quella che avrebbe potuto ottenere andando a giocare, per esempio, negli Stati Uniti, in Cina o negli Emirati Arabi Uniti, i posti dove vanno solitamente a svernare gli ex campioni (nel 2011 il suo ex compagno di squadra David Trezeguet firmò un contratto annuale da 2 milioni di euro con il Baniyas, una squadra di Abu Dhabi: giocò tre partite senza segnare nessun gol; il leggendario calciatore spagnolo Raùl in Qatar guadagna l’equivalente di oltre 10 milioni di euro l’anno).

Nell’edizione inglese della sua autobiografia Playing On uscita alla fine del 2013 (in italiano è stata pubblicata qualche mese prima col titolo “Giochiamo ancora” e qualche parte in meno), Del Piero racconta:

Ci sono momenti in cui la fuga e il cambiamento presentano lo stesso approccio; tempi in cui abbiamo bisogno di staccare anche fisicamente dalla familiarità della nostra routine. È un passo per una cosa successiva, un nuovo livello di un videogioco – totalmente diverso dal precedente, e ancora più stimolante. Venire in Australia mi ha ricaricato e dato ciò di cui avevo bisogno.

Del Piero, inoltre, spiega così i criteri con cui scelse di andare a giocare in Australia.

Sulle prime, da giocatore svincolato, valutai offerte sulla base della competitività dei tornei disputati [dalle squadre che mi cercavano], oppure dalla possibilità di giocare in grossi eventi come la Champions League o la Coppa Libertadores. Ma stavo ancora ragionando con la mentalità del “vecchio” Alessandro Del Piero. Non avevo ancora realizzato che ero già andato oltre a quel livello del videogioco: quello era finito quel giorno indimenticabile allo Juventus Stadium.

Per vent’anni avevo viaggiato a 300 all’ora, con una sola ossessione: raggiungere la perfezione, che nello sport significa vincere. E ho lasciato la Juventus con una vittoria [lo scudetto della stagione 2011/2012]. Che cos’altro avrebbe potuto farmi provare le stesse emozioni, di nuovo? Cosa avrebbe potuto reggere il confronto, senza infiniti attacchi di nostalgia? Non avrei mai voluto continuare a giocare guardandomi indietro. Meglio smettere. Avevo bisogno di qualcosa di nuovo, una cosa per cui valesse la pena allenarsi e sudare, utilizzando al contempo la mia esperienza: con la testa di un uomo maturo e il cuore di un ragazzo, il cui unico scopo nella vita è correre dietro a un pallone.

Del Piero esordì in A-League a quasi 38 anni il 6 ottobre 2012, in Nuova Zelanda, contro i Wellington Phoenix. Circa 36mila persone assistettero alla partita. Giocò trequartista centrale in un 4-2-3-1 in cui la prima punta era Krunoslav Lovrek, 33enne croato che aveva giocato un po’ dappertutto (Belgio, Turchia, Corea del Sud, Cina) e si era fatto notare per due sole buone stagioni allo NK Zagabria, in Croazia, fra il 2006 e il 2008. Carlo Pizzigoni raccontò la partita per la Gazzetta dello Sport: spiegò che il Sydney era una squadra «piuttosto modesta», che aveva «difficoltà evidenti» e poca velocità nell’avvio delle azioni. Del Piero, ad ogni modo, giocò «una discreta partita», mostrando «un livello di calcio decisamente superiore a quello dei suoi compagni». La partita finì due a zero per Wellington, per colpa di due brutti errori difensivi del Sydney. Fu una delle poche partite giocate da Lovrek, che giocò altre quattro volte per poi essere ceduto a fine stagione a una squadra di Serie B croata.

Il Sydney perse anche la partita successiva, una settimana dopo, in casa contro i Newcastle Jets, per 3-2. Del Piero segnò il suo primo gol con il Sydney: su punizione, con un tiro nemmeno troppo potente. Il 20 ottobre 2012 il Sydney vinse il derby contro i Western Sydney Wanderers con un altro gol di Del Piero, che segnò dopo aver appena sbagliato un rigore. Dopo due partite, Del Piero teneva già a galla la squadra praticamente da solo (entrava in ogni azione del Sydney degna di nota): tirava spesso, batteva punizioni e rigori, gestiva la manovra della squadra. Nella partita successiva, vinta dal Sydney per 2-1 con un rigore segnato sempre da Del Piero, Football Australia riportò che durante la partita «Del Piero era il ritratto della frustrazione: i suoi compagni di squadra continuavano a non capire le sue intenzioni e a fare i movimenti sbagliati».

Contro i Central Coast Mariner, Del Piero non giocò per via di un problema al ginocchio. Il Sydney perse 7-2. E perse anche anche tutte e tre le partite seguenti, fra cui quella contro i Brisbane Roar in cui Del Piero segnò una doppietta. Il 2 dicembre il Sydney riuscì soltanto a pareggiare contro i Melbourne Hearts, che alla fine del torneo arrivarono ultimi. A dicembre, dopo aver cambiato allenatore, il Sydney continuò ad andare male e si ritrovò ultimo in classifica. Iniziò a circolare la voce per cui Del Piero, frustrato, volesse tornare a giocare in Italia o quantomeno in Europa. Lou Sticca, il mediatore che si occupò della trattativa per il Sydney, smentì tutto: «Alessandro e la sua famiglia sono felici a Sydney. A lui e alla sua famiglia piacciono lo stile di vita, amano la gente australiana e apprezzano il fatto che possano girare per la città senza che vengano importunati».

Il 30 dicembre, prima della partita contro l’Adelaide City, l’allenatore del Sydney si lamentò dei troppi falli subiti da Del Piero durante le partite, spiegando che dovesse «essere protetto» dagli arbitri. Il Sydney perse 3-0.

Dopo due buone partite (un pareggio con Perth City e una vittoria contro i Melbourne Heart), il Sydney vinse 7-1 contro i Wellington Phoenix, in casa. Del Piero fece una partita pazzesca e per la prima volta in tutta la sua carriera segnò quattro gol. I giornali australiani definirono Del Piero «incomparabile» e scrissero che si era trattato di «una fra le prestazioni individuali migliori nella storia della A-League». In quella partita Del Piero giocò dietro l’unico attaccante della squadra, con molta libertà: segnò un gol su rigore, uno da dentro l’area dopo una finta e due accentrandosi da sinistra e tirando.

Qualche giorno dopo, durante un’intervista con lo Herald Sun che lo definì «l’unico vero attaccante» del Sydney, Del Piero raccontò di trovarsi molto bene in Australia e di essere appena tornato da un incontro con un centinaio di bambini: alla domanda su quanti autografi avesse firmato quel giorno, il giornalista scrisse che Del Piero sorrise e disse: «Probabilmente mille». Aggiunse che la squadra stava attraversando un buon momento di forma, dopo essere migliorata partita dopo partita.

La regular season della A-League finì il 31 marzo: il Sydney continuò ad alternare buone partite a sconfitte rovinose: dopo due vittorie consecutive – grazie alle quali raggiunse il sesto posto, necessario per giocare i play-off – perse contro i Melbourne Heart 3-1. Nelle ultime cinque partite della stagione mise insieme solo cinque punti: finì al sesto posto a pari punti con il Perth City, che però si qualificò ai play-off a causa della migliore differenza reti. Nell’ultima partita contro il Brisbane Roar, in trasferta, Del Piero causò il primo gol della squadra avversaria con un retropassaggio molto rischioso, che diventò una specie di assist per gli attaccanti avversari. Segnò però anche l’ultimo gol della stagione, ancora su rigore. Del Piero chiuse il campionato dopo aver giocato 24 partite su 27, segnando 14 gol e diventando il capocannoniere della propria squadra.

One more year (e qualche prova)
Intervistato a Che tempo che fa il 26 maggio 2013, Del Piero scherzò dicendo che la stagione per il Sydney era andata «così così» e disse che avrebbe giocato un altro campionato in Australia.

La nuova stagione della A-League è cominciata l’11 ottobre 2013 e il Sydney è attualmente quarto con 31 punti. Del Piero, nominato capitano all’inizio della stagione, ha giocato 19 delle 22 partite del torneo, ma in generale è diventato meno decisivo ed è spesso apparso a molti commentatori piuttosto svogliato. Ha segnato otto gol, di cui però quattro su rigore. L’allenatore Farina lo ha provato in tante posizioni del campo, soprattutto come punta esterna, per permettergli di accentrarsi da sinistra e provare il tiro. Non è andata granché bene: nella partita persa in casa contro Adelaide, per esempio, Del Piero è stato schierato come punta esterna in un 4-3-3 e ha giocato prevalentemente sulla sinistra del campo. Ha tirato cinque volte in porta senza segnare o risultare efficace, nonostante abbia giocato gran parte della partita nella metà campo avversaria.

adelaide

In generale Del Piero sembra molto più a suo agio quando gioca semplicemente come attaccante; oppure dietro un attaccante, libero di prendere palla a centrocampo o decentrarsi, all’occorrenza. Può essere una coincidenza, ma in tre delle ultime quattro vittorie del Sidney Del Piero ha giocato più dietro e ha aiutato di più la squadra a costruire il suo gioco.

victory

Nella partita contro contro i Melbourne Victory – vinta per 5-0 il 26 gennaio 2014 -– Del Piero ha effettuato parecchi passaggi nella propria metà campo, impostando l’azione e tentando di allargare il gioco. Durante la stessa partita ha anche segnato due gol.

A 39 anni, insomma, Del Piero non è più il giocatore incredibilmente dinamico di una volta: ma la sua esperienza, il suo livello tecnico e la sua intelligenza tattica gli permettono di risultare ancora decisivo, in un ruolo diverso e in qualche modo “strano”, ancora più partecipe del gioco della squadra e non solo esecutore finale. È un po’ quello che accadde a Roberto Mancini nella fase finale della sua carriera, alla Lazio, quando dopo una carriera passata da attaccante si ritrovò – con profitto – a fare il regista di centrocampo.

E poi?
Molti giornalisti australiani hanno cominciato a chiedersi cosa succederà una volta che scadrà il contratto di Del Piero con il Sydney, alla fine di questa stagione: e hanno cominciato a ragionare, a un anno e mezzo di distanza, sull’effettivo impatto di Del Piero sul campionato australiano e sul suo recente calo di rendimento. Il giornalista sportivo Michael Cockerill ha scritto sul Sydney Morning Herald che Del Piero «può ancora assumere il controllo della partita, ma non nello stesso modo di un anno fa. […] Metà dei suoi gol li ha fatti su rigore e non è nella top 10 per gli assist o i passaggi dentro all’area».

Non è chiaro se Del Piero chiederà il rinnovo del suo contratto da giocatore oppure se deciderà di ambire al posto dell’allenatore Farina, col quale secondo alcune voci non avrebbe un ottimo rapporto. In un articolo intitolato «Dove saremmo senza Alessandro Del Piero?», il magazine online The Roar ha scritto che Del Piero ha dato «un contributo immenso» al campionato australiano, «illuminando i campi da calcio di tutta la nazione con gol memorabili, acrobazie e una gran visione di gioco». L’articolo ricorda anche che dal suo arrivo in Australia «nel giro di una sera la maglietta di Del Piero era sulle spalle di tutti» e che nel giro di due settimane aveva «virtualmente ripagato» l’investimento del Sydney. Lo stesso articolo, però, riconosce il calo dell’ultima stagione e chiede che Del Piero rinnovi il contratto solo se pensi sia in grado di tornare ai livelli della scorsa stagione.

Ancora nella sua biografia, Del Piero racconta:

L’attenzione, specialmente le manifestazioni di affetto da parte delle persone, mi hanno sempre fatto sentire come un privilegiato; non dimentico mai che se non ci fossero le persone che esultano per i miei gol non varrebbe la pena, di farli. Ma non nego che certe volte, specialmente dopo che sono nati i miei figli, fossi ancora più alla ricerca della “normalità”. […]

Ecco quello che ho trovato in Australia. Ho riscoperto cose che credevo di aver dimenticato: andare al parco coi miei figli (una cosa che faceva anche mio padre, con me), andare in giro per la città, fare il turista nel posto dove vivo, trovare il tempo per me stesso e la mia famiglia: una dimensione che non ho mai conosciuto, prima di arrivare a Sydney.

Il prossimo 10 agosto Del Piero giocherà contro la Juventus, a Sydney, come parte di una squadra di All Star del campionato australiano. Non è ancora chiaro se sarà la sua ultima partita da calciatore.