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  • Venerdì 7 marzo 2014

Facce diplomatiche

Dei ministri degli Esteri, capi di stato o di governo o dei semplici inviati che stanno cercando di venire a capo della crisi in Crimea (sì, c'è anche Renzi)

German Chancellor Angela Merkel, center, gestures while speaking with British Prime Minister David Cameron, left, and Italian Prime Minister Matteo Renzi, right, during a meeting on the sidelines of an EU summit in Brussels on Thursday, March 6, 2014. European Union leaders are holding an emergency summit to decide on imposing sanctions against Russia over its military incursion in Ukraine's Crimean peninsula. The EU leaders were gathering Thursday as the 28-nation bloc seeks to find the right response to the conflict unfolding just beyond its eastern border in Ukraine. (AP Photo/Yves Herman, Pool)
German Chancellor Angela Merkel, center, gestures while speaking with British Prime Minister David Cameron, left, and Italian Prime Minister Matteo Renzi, right, during a meeting on the sidelines of an EU summit in Brussels on Thursday, March 6, 2014. European Union leaders are holding an emergency summit to decide on imposing sanctions against Russia over its military incursion in Ukraine's Crimean peninsula. The EU leaders were gathering Thursday as the 28-nation bloc seeks to find the right response to the conflict unfolding just beyond its eastern border in Ukraine. (AP Photo/Yves Herman, Pool)

Nell’ultima settimana la diplomazia delle maggiori potenze del mondo si è occupata praticamente solo della crisi in Ucraina, e di come venire a capo della difficile e intricata situazione che si è creata in Crimea. Ministri degli Esteri, capi di governo e di stato, rappresentanti diplomatici, presidenti di organizzazioni sovranazionali e internazionali, e naturalmente i membri del nuovo governo ucraino si sono incontrati a Bruxelles, Parigi, Madrid, Kiev, New York e Roma per cercare di trovare un compromesso con la Russia, e convincerla a ritirare i propri soldati dalla repubblica autonoma della Crimea (qui gli ultimi sviluppi sulla crisi). La situazione è molto seria: la guerra non è iniziata, ma c’è comunque il rischio che una delle “linee rosse” tracciate in questi giorni dai vari governi – per “linea rossa” si intende il limite oltre al quale può scattare un intervento militare in piena regola – prima o poi venga superata, e che i margini di manovra per la diplomazia si riducano sempre di più.

Per capirci qualcosa tra gli incontri multilaterali e i vertici bilaterali che si sono tenuti in questi giorni è utile tenere a mente un paio di facili indicazioni. I personaggi che più stanno incidendo nei colloqui sono John Kerry, il segretario di stato americano; Sergey Lavrov, il ministro degli Esteri russo; Arseniy Yatsenyuk, il nuovo primo ministro ucraino; Donald Tusk, il primo ministro polacco (la Polonia guida l’ala più intransigente dell’Europa verso la Russia); e, come di consueto in Europa, Angela Merkel, cancelliere tedesco, e David Cameron, primo ministro britannico. Le sedi di confronto sono state diverse, sia europee che internazionali. Per ora alcuni tipi di sanzioni “mirate” nei confronti di cittadini ucraini, tra cui l’ex presidente Viktor Yanukovych, sono state adottate dal Consiglio dell’Unione Europea, dal governo statunitense e da quello canadese. L’amministrazione americana ha anche approvato ulteriori sanzioni contro cittadini russi che rappresentano una «minaccia alla sovranità e all’integrità territoriale dell’Ucraina» (i nomi non sono stati ancora decisi: come ha spiegato Kerry, gli Stati Uniti si riservano queste sanzioni come un’arma da usare nei negoziati). La NATO ha deciso invece per una revisione totale dei termini della sua cooperazione con la Russia, mentre la Commissione Europea ha annunciato un pacchetto di aiuti finanziari all’Ucraina pari almeno a 11 miliardi di euro per due anni.