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  • Venerdì 21 febbraio 2014

In Ucraina c’è l’accordo

Governo e opposizioni andranno a elezioni anticipate, formeranno un nuovo governo di unità nazionale e torneranno alla Costituzione del 2004

KIEV, UKRAINE - FEBRUARY 20: The afternoon sun shines over Independence Square on February 20, 2014 in Kiev, Ukraine. After several weeks of calm, violence has again flared between anti-government protesters and police, with dozens killed. (Photo by Brendan Hoffman/Getty Images) *** Local Caption ***
KIEV, UKRAINE - FEBRUARY 20: The afternoon sun shines over Independence Square on February 20, 2014 in Kiev, Ukraine. After several weeks of calm, violence has again flared between anti-government protesters and police, with dozens killed. (Photo by Brendan Hoffman/Getty Images) *** Local Caption ***

In Ucraina governo e opposizioni hanno firmato un accordo che dovrebbe interrompere le gravi violenze degli ultimi giorni a Kiev. Dopo molte ore di negoziati e colloqui mediati dai ministri degli Esteri di Francia, Germania e Polonia, sono stati definiti i dettagli dell’accordo: ritorno alla Costituzione del 2004 entro 48 ore, e successive riforme costituzionali da completarsi entro settembre 2014 che bilancino i poteri del presidente con quelli del governo e del parlamento; formazione di un governo di unità nazionale entro i prossimi 10 giorni; elezioni anticipate da tenersi appena è stata adottata la nuova Costituzione, ma non oltre dicembre 2014; indagini sulle recenti violenze che verranno condotte dalle autorità, dalle opposizioni e dal Consiglio d’Europa; divieto delle autorità di imporre lo stato di emergenza nel paese e fine di tutte le violenze; amnistia per i manifestanti arrestati e consegna di tutte le armi illegali al governo.

Poco dopo l’annuncio dell’approvazione dell’accordo, il parlamento ucraino ha votato nel giro di poche ore una serie di decisioni molto importanti e significative: ha approvato il ritorno alla Costituzione del 2004, che prevede meno poteri per il presidente; ha deciso l’allontanamento del primo ministro Vitaliy Yuriyovych Zakharchenko dal suo incarico (Zakharchenko era considerato il principale responsabile delle violenze dei giorni scorsi e l’alleato più stretto di Yanukovych nel governo); e ha approvato a larghissima maggioranza (310 voti a favore, 54 contro) una legge che consente la scarcerazione dell’ex primo ministro ucraino Yulia Tymoshenko. Come riportano due giornalisti di France 24 e Kiev Post, decine di parlamentari del Partito delle Regioni di Yanukovych hanno lasciato il loro gruppo e hanno votato contro il governo.

Venerdì mattina a Kiev si sono sentiti comunque diversi spari: alcuni manifestanti anti-governativi, ha detto il ministero del’Interno, hanno sparato contro la polizia nei pressi di piazza Indipendenza. Qui ci sono ancora le barricate messe in piedi dai manifestanti diverse settimane fa, come ha documentato il fotografo Bulent Kilic per l’agenzia AFP.

Cristopher Miller, bravo e preparato giornalista di Kiev Post, ha detto in un’intervista data a NBC che molti manifestanti anti-governativi continuano a considerare l’accordo uno “schifo” e che non vorrebbero accettare le concessioni minori offerte da Yanukovych: l’obiettivo rimane quello delle dimissioni del presidente. Che le opposizioni abbiano opposto diverse resistenze ad accettare la proposta di Yanukovych è chiaro anche da una frase detta dal ministro degli Esteri polacco a un leader delle proteste e registrata e diffusa dal canale ITV (si può sentire chiaramente qui). Il ministro dice: «Se non appoggiate questo accordo avrete la legge marziale, verrà usato l’esercito. Sarete tutti morti»

Nella mattinata ci sono stati alcuni momenti di tensione anche al parlamento ucraino, convocato per una sessione di emergenza: a un certo punto diversi poliziotti sono entrati nell’edificio, prima di essere cacciati fuori dai deputati di opposizione e alcuni parlamentari si sono scontrati tra loro quando lo speaker Volodymyr Rybak ha cercato di aggiornare la seduta (qui il video).

 

Diversi giornalisti a Kiev, tra cui lo spagnolo Pablo Rodriguez e il francese (ma a lungo a Mosca) Olaf Koens, hanno scritto che decine di poliziotti provenienti dalla regione occidentale di Leopoli – una tra le più attive nelle proteste contro il presidente Yanukovych – hanno disertato e si sono uniti ai manifestanti anti-governativi a Kiev.

 

Gli scontri in Ucraina tra manifestanti anti-governativi e polizia sono iniziati nel novembre scorso, quando il presidente Yanukovych aveva improvvisamente deciso di non firmare un accordo di libero scambio con l’Unione Europea. Prima gli studenti e poi pian piano altri settori della società ucraina avevano cominciato a manifestare a Kiev e in altre regioni occidentali del paese per chiedere che il governo adottasse politiche più vicine all’UE e più lontane dalla Russia (il problema infatti sta tutto qui: scegliere di stare con l’Europa o con la Russia). Giovedì 20 febbraio, il giorno più violento dell’Ucraina post-sovietica, gli scontri hanno provocato la morte di decine di persone e l’Unione Europea ha deciso di imporre delle sanzioni mirate su diversi esponenti del governo e dell’apparato di sicurezza ucraino.