Alexis Tsipras e l’Europa

Chi è il politico greco candidato dalla sinistra comunista e "alternativa" alla presidenza della Commissione europea, e chi sta con lui in Italia

Alexis Tsipras, leader of the Greek radical leftwing Syriza party speaks during a joint press conference with leaders of the Linke (German Left Party) after a meeting in Berlin on May 22, 2012. AFP PHOTO / ODD ANDERSEN (Photo credit should read ODD ANDERSEN/AFP/GettyImages)
Alexis Tsipras, leader of the Greek radical leftwing Syriza party speaks during a joint press conference with leaders of the Linke (German Left Party) after a meeting in Berlin on May 22, 2012. AFP PHOTO / ODD ANDERSEN (Photo credit should read ODD ANDERSEN/AFP/GettyImages)

Durante il suo quarto congresso, che si è svolto a Madrid lo scorso dicembre, il Partito della Sinistra Euro­pea (SE) ha scelto il proprio can­di­dato alla pre­si­denza della Commis­sione euro­pea nelle elezioni del prossimo maggio: sarà Ale­xis Tsi­pras, lea­der di Syriza, partito che ha rac­colto il 26,9 per cento nel voto dello scorso anno in Gre­cia. La sua candidatura – che è una candidatura politica, non “ufficiale”: non ci si candida alla presidenza della Commissione – si affianca a quella del socialdemocratico tede­sco Mar­tin Schulz, attuale presidente del Parlamento Europeo, scelto dal Partito del Socialismo Europeo (PSE). Il Partito Popolare Europeo (PPE) non ha ancora indicato un candidato e deciderà all’inizio di marzo (circolano comunque i nomi di Christine Lagarde, direttrice del Fondo Monetario Internazionale, del commissario al Mercato interno Michel Barnier e di Jean Claude Juncker, ex premier del Lussemburgo).

L’attuale presidente della Commissione europea è José Manuel Barroso (PPE), in carica dal 22 novembre 2004 e rinominato nel febbraio del 2010 per un secondo mandato. L’indicazione della presidenza alla Commissione spetta ai capi di Stato e di governo (che formano il Consiglio europeo) ma dal 2009 il Trattato di Lisbona ha reso obbligatorio prendere in considerazione il risultato delle elezioni, sebbene non sia prevista l’elezione diretta.

Attualmente, in Europa
SE è nata nel 2004 e raggruppa la mag­gio­ranza delle forze comu­ni­ste e della sinistra “alternativa” d’Europa. Tutti i partiti che aderiscono a SE fanno parte del gruppo politico confederale della Sinistra Unitaria Europea-Sinistra Verde Nordica (GUE-NGL), che riunisce anche i partiti comunisti e della sinistra “alternativa” che non fanno parte di SE e i partiti ecologisti del nord Europa. Nell’attuale par­la­mento di Stra­sburgo questo gruppo è il sesto per dimen­sioni (su sette in totale), con 35 seggi su 736. Il PSE fa invece parte del gruppo politico confederale dell’Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici al Parlamento Europeo (S&D), che si è costituito nel 2009 e di cui Martin Schulz è stato presidente prima di essere eletto presidente del Parlamento europeo. S&D è la seconda formazione politica, con 208 seggi, dopo il Partito Popolare Europeo (PPE) che è il gruppo più numeroso e, attualmente, anche il più influente.

Chi è Alexis Tsipras
Tsipras è nato ad Atene il 28 luglio del 1974, quattro giorni dopo la caduta della dittatura dei Colonnelli, è sposato e ha due figli. Nel 2000 si è laureato in ingegneria presso l’Università di Atene, ha iniziato a fare politica alla fine degli anni Ottanta con il movimento dei Giovani comunisti greci. Durante l’università è diventato membro del sindacato degli studenti e dopo essersi allontanato dal partito comunista, nel 1999 è stato eletto segretario dell’area giovanile del partito della sinistra radicale, Synaspismós, diventandone nel 2008 il segretario generale: aveva 33 anni e divenne il più giovane leader politico della storia greca.

Nel frattempo, nel 2004, era stata formata la coalizione della sinistra radicale “Syriza” (Synaspismós Rizospastikís Aristerás) la cui lista più grande era rappresentata proprio da Synaspismós, ma al suo interno c’erano altri 9 diversi partiti più piccoli e tutti di sinistra radicale. Syriza partecipò alle sue prime elezioni legislative nel 2004 ottenendo il 3,26 per cento e poi nel 2009, ottenendo il 5,04 per cento dei voti. In quell’occasione Tsipras – che nel 2006 si era anche candidato a sindaco di Atene arrivando terzo – è stato eletto in Parlamento.

Nel maggio del 2012, alle elezioni per il rinnovo del parlamento greco, il movimento politico di Tsipras ha ottenuto il 16,78 per cento dei voti, aumentando moltissimo i suoi consensi a danno soprattutto del partito socialista, il Pasok. Il risultato aveva portato a uno stallo politico: diversi leader ricevettero dal capo di stato Papoulias l’incarico di formare un governo senza riuscirci, Tsipras compreso. Nelle nuove elezioni del 17 giugno 2012 Tsipras con il suo partito arrivò secondo con il 26,89 per cento dei voti, aumentando di nuovo i suoi consensi e diventando il principale leader dell’opposizione. Le elezioni furono vinte dal maggior partito di centrodestra Nuova Democrazia guidato da Antonis Samaras, che formò poi un governo di grande coalizione con il Pasok.

Cosa pensa Tsipras
In questi anni Tsipras è diventato in Grecia – e non solo, come vedremo – il simbolo delle critiche più dure alle politiche di austerità dell’Unione Europea, del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Centrale Europea, mostrandosi allo stesso tempo radicalmente diverso rispetto ad Alba Dorata e ai movimenti anti-europei di destra. Dopo essere stato scelto come candidato alla presidenza della Commissione europea, Tsipras ha detto che intende lot­tare con­tro le poli­ti­che di auste­rità, «minac­cia per i popoli d’Europa», e con­tro l’estrema destra, «un peri­colo per la democrazia».

Tspiras propone il dimezzamento delle spese militari da parte di tutti gli stati membri, l’adozione di una tassa sulle transazioni finanziarie e di una tassa speciale per i beni di lusso, e benché si opponga alle decisioni della cosiddetta Troika non ha mai chiesto l’uscita della Grecia dall’euro.

«Per almeno quat­tro anni l’Europa del Sud è distrutta da una dura ed inu­mana poli­tica neoliberale, che ha fatto esplo­dere la disoc­cu­pa­zione a livelli record, ha impo­ve­rito gran parte della popo­la­zione, ha distrutto i diritti poli­tici, sociali, eco­no­mici e del lavoro che fino a ieri ave­vano con­si­de­rato invio­la­bili. I governi e le isti­tu­zioni euro­pee hanno appli­cato le politiche più anti­de­mo­cra­ti­che e anti­so­ciali dopo la guerra, col­la­bo­rando con avidi ban­chieri e spe­cu­la­tori dei mercati»

Tsipras e l’Italia
Diversi giornali italiani hanno parlato di Tspiras negli ultimi tempi. Lo scorso 17 gennaio il Manifesto ha pubblicato un appello firmato da Andrea Camil­leri, Paolo Flo­res d’Arcais, Luciano Gal­lino, Marco Revelli, Bar­bara Spi­nelli e Guido Viale, che in vista delle prossime elezioni europee propone una “terza via” tra chi vuole uscire dall’euro e chi vuole mantenere l’UE così com’è: «Noi siamo con­vinti che ambe­due le rispo­ste siano con­ser­va­trici, e pro­po­niamo un’alternativa di tipo rivoluziona­rio». Questa alternativa sarebbe proprio Tspiras, e l’appello auspica dunque la creazione di una lista in suo sostegno («pro­mossa da movi­menti e per­so­na­lità della società civile») alle prossime elezioni europee. Tsipras ha risposto alla proposta con una lettera dicendo di essere favorevole alla lista.

La cosa è arrivata pochi giorni fa al congresso di Sinistra Ecologia Libertà. Dopo un’iniziale chiusura («SEL non deve avere paura di andare con il suo simbolo alle europee» a sostegno di Schulz, aveva detto Vendola nella relazione introduttiva), lo stesso Vendola ha concluso dicendo che sarà «aperto un confronto con tutti quei soggetti che oggi in Italia si prefiggono l’obiettivo di un’altra Europa e in sostegno alla candidatura di Alexis Tsipras, al fine di verificare, con serietà, le condizioni e le possibilità per partecipare ad un percorso comune». L’esito delle consul­ta­zioni sarà comunicato alla pros­sima assem­blea nazio­nale del par­tito. La questione centrale, per SEL, è anche il superamento della soglia di sbarramento, fissata al 4 per cento: alle ultime elezioni una lista-cartello composta da cinque partiti di sinistra si fermò al 3,1 per cento, mentre una composta da due partiti comunisti arrivò al 3,3 per cento.