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  • Lunedì 2 dicembre 2013

Ancora proteste e scontri in Ucraina

Altri edifici governativi sono stati occupati dai manifestanti, oltre al municipio di Kiev; il punto è sempre l'accordo di libero scambio con l'UE

A stun grenade explodes between protesters as they clash with police during the storming of the Viktor Yanukovych Presidential office in Kiev during a mass rally of the opposition in Kiev on December 1, 2013. The crowd chanted "Revolution!" and "Down with the Gang" as it took control of Kiev's iconic Independence Square and steered a bulldozer within striking distance of police barricades protecting the nearby presidential adminstration office. AFP reporters saw security forces outside the presidential building fire stun grenades and smoke bombs at a few dozen masked demonstrators who were pelting police with huge stones and what Ukrainian media said were molotov cocktails. AFP PHOTO/GENYA SAVILOV (Photo credit should read GENYA SAVILOV/AFP/Getty Images)
A stun grenade explodes between protesters as they clash with police during the storming of the Viktor Yanukovych Presidential office in Kiev during a mass rally of the opposition in Kiev on December 1, 2013. The crowd chanted "Revolution!" and "Down with the Gang" as it took control of Kiev's iconic Independence Square and steered a bulldozer within striking distance of police barricades protecting the nearby presidential adminstration office. AFP reporters saw security forces outside the presidential building fire stun grenades and smoke bombs at a few dozen masked demonstrators who were pelting police with huge stones and what Ukrainian media said were molotov cocktails. AFP PHOTO/GENYA SAVILOV (Photo credit should read GENYA SAVILOV/AFP/Getty Images)

Lunedì 2 dicembre migliaia di persone si sono ritrovate di nuovo in piazza dell’Indipendenza a Kiev, per proseguire le enormi proteste che da giorni vanno avanti contro il governo ucraino guidato dal presidente Viktor Yanukovych. I manifestanti continuano a chiedere al partito di Yanukovych – il Partito delle Regioni, la forza politica maggioritaria del paese – di ripensare la sua posizione nei confronti dell’accordo di libero scambio che l’Ucraina avrebbe dovuto firmare a fine novembre con l’Unione Europea. Dopo anni di trattative il 21 novembre scorso il governo ucraino aveva deciso di sospendere la firma dell’accordo, privilegiando i suoi rapporti con la Russia – contraria all’accordo – e sacrificando quindi quelli con i paesi dell’Unione Europea.

Lunedì un migliaio di manifestanti ha bloccato l’ingresso del principale edificio governativo di Kiev: quattro autobus sono stati posizionati di fronte all’ingresso e la strada si è riempita di bandiere del partito Svoboda (Libertà) di Oleh Tjahnybok, uno dei leader dell’opposizione. Negli ultimi anni il partito Svoboda, tradizionalmente di estrema destra, ha moderato parecchio il suo linguaggio politico: nel 2012 è entrato in parlamento ma è considerato ancora una forza molto conservatrice. Erano invece molte meno le bandiere del partito di Yulia Tymoshenko, attivista ucraina più famosa ed ex primo ministro, in carcere dall’agosto del 2011.

Dopo la convocazione di uno sciopero generale da parte delle opposizioni ucraine, molti altri edifici governativi della capitale sono stati occupati. Centinaia di attivisti hanno passato la notte in piazza dell’Indipendenza, mentre altri hanno dormito nel municipio di Kiev, occupato già domenica (tra loro c’era anche l’attivista russo Pyotr Verzilov, marito di Nadezhda Tolokonnikova, una delle Pussy Riot in carcere in Russia).

Il portavoce del parlamento, Volodymyr Rybak, ha detto che lunedì 2 dicembre sono in programma dei colloqui tra maggioranza e opposizione, per discutere delle grandi proteste nel paese e della posizione dell’Ucraina nei confronti dell’Unione Europea. Intanto Arsenij Jacenjuk – leader del partito di Tymoshenko, Unione Pan-Ucraina “Patria” – ha detto di avere consegnato al parlamento una mozione di sfiducia contro il governo. Anche l’altro leader di opposizione, il pugile Vitali Klitschko, ha chiesto ai suoi sostenitori di non cedere alle forze di sicurezza il controllo di Kiev.