Lunedì lo scrittore Mauro Covacich ha mandato al Post un suo commento sulla notizia di una ragazza di 16 anni violentata ad una festa di suoi coetanei a Modena, e il Post l’ha pubblicato volentieri, avendo stima e conoscenza di Covacich. La sua opinione è stata molto discussa e anche criticata nei commenti all’articolo, e un lettore ci ha mandato una lunga mail per Covacich a cui lo stesso Covacich ha estesamente risposto: entrambi ci hanno dato il loro permesso di pubblicare lo scambio, a completamento dell’intensa discussione che l’articolo aveva creato.
Gentile Mauro Covacich,
ho letto con particolare attenzione il suo articolo “Sembrava un sogno” pubblicato sul Post il 21 ottobre.
Lo ho letto con attenzione e, se posso permettermi, una certa irritazione.
Sono uno studente di 21 anni e dunque, fino a qualche anno fa, mi consideravo un adolescente, uno appartenente alla categoria che lei prende di mira nell’articolo di ieri.
Sono infatti rimasto da una parte deluso, dall’altra esterrefatto per come lei abbia demonizzato un’intera generazione facendo, in poche righe, un grande falò dove tutto brucia senza alcuna speranza, dando un giudizio estremamente semplicistico e superficiale.
Cercherò di essere il più chiaro possibile nel prosieguo.
In primo luogo lei non esita ad assolvere la sua generazione: «A mancare non è la cosiddetta trasmissione di valori. Forse è accaduto qualcos’altro, qualcosa che unisce gli adolescenti ignoranti e quelli istruiti, i disinformati e quelli consapevoli, i borgatari e i rampolli dei quartieri alti. Innanzitutto l’esaltazione di una sessualità libera e senza pudore come primo elemento di affermazione sociale, per non dire di civiltà».
Dunque, da quello che si legge, non vi è responsabilità fra quelli della sua generazione i quali, mi contraddica se sbaglio, hanno introdotto in televisione volgarità di ogni genere dando un esempio alquanto disdicevole e spregevole ai propri figli, generazione, la sua, che prima sì, ha combattuto per la parità dei sessi, se non poi trasformare questa in un pretesto per mostrare a vogliosi spettatori di show televisivi una donna come soprammobile da soggiorno.
In più, e questo è forse il punto principale, non riesco a capire come si possa collegare una cosa terribile come lo stupro di una ragazza sedicenne con una – presunta – esaltazione e esasperazione della sessualità da parte di una intera generazione. Crediamo veramente che questo episodio di violenza sia la conseguenza di una dilagante e, come lei ritiene, eccessiva esaltazione della libertà dei costumi? Mi sembra veramente una argomentazione di una superficialità impressionante. Se gli adolescenti sono tutti uguali, istruiti e non istruiti, disinformati e consapevoli, perché, secondo lei, si dedicano alla scoperta della sessualità, allora mi permetta di dire che gli adulti si dimostrano tutti della stessa “specie”, colti e non colti, educati e maleducati, provinciali e cittadini, in quanto incapaci di dialogare con una generazione, quella dei loro figli, che corre troppo veloce anche solo per provare a essere inseguita, non crede?
Si prosegue nel suo articolo parlando di una angoscia che si vive nell’essere adolescenti oggi. Sinceramente non riesco proprio a capire di cosa stia parlando, basta il fatto di poter usufruire di siti pornografici per essere adolescenti angosciati? La velocità è una caratteristica del presente, una caratteristica di questa generazione non della sua, demonizzarla senza cercare di capirla é un atteggiamento da perdenti. Capisco bene la difficoltà di un cinquantenne nel relazionarsi con gli strumenti e le nuove tecnologie ma vi è atteggiamento ed atteggiamento. Al liceo ho avuto un professore di latino e greco il quale rappresentava il classico “laudator temporis acti”, amava il suo mestiere e insegnava come si insegnava quaranta anni fa ma con una differenza da quello che ho percepito dal suo articolo, il mio professore, che con gli adolescenti ci lavorava, ne era consapevole di questo cambiamento e non lo descriveva come una maledizione per un’intera generazione, ne era consapevole e sapeva conviverci.
Il poter accedere ad un sito pornografico con un semplice click non è una cosa da marziani, è semplicemente diverso e mi creda, non c’è motivo di credere che questo sia: «Un mondo che ti spinge a buttarti subito, adesso, nella mischia, senza che tu abbia avuto neanche il tempo di capire se ne hai voglia, senza concederti quel lento, prezioso, maldestro apprendistato di cui anche noi, disinibiti e disinibite quarantenni, abbiamo beneficiato». Anzi mi piacerebbe quasi fare un appello a tutti i quarantenni e cinquantenni che avranno il piacere o la noia di leggere questa mail: considerare le nuove tecnologie colpevoli di ogni male della mia generazione non aiuta di certo un possibile o quantomeno auspicabile dialogo tra, me lo lasci dire, noi e voi.
Lei conclude affermando che al giorno d’oggi basta un click per vedere «quattro cinque uomini che spargono il proprio seme sul corpo di una donna fiera e sorridente». È vero, e allora? Come è possibile che lei creda che gli adolescenti di oggi non possano essere così intelligenti da separare e poter capire quale sia il confine tra una pratica che risulta essere vergognosa e ciò che, invece, concerne una “genuina e sana” sessualità? Insomma stiamo parlando di ragazzi cresciuti circondati da un impianto scolastico che comunque li ha educati secondo dei precetti di buona educazione e civile convivenza, non penso che basti un video per fare tabula rasa, sono convinto che esista ancora un giudizio morale, anche fra i più giovani.
Ma soprattutto, possiamo pure ammettere che ci siano persone che provano gusto nella sottomissione e nell’emancipazione femminile ma come possiamo pensare che questa sia solamente una pratica di questi ultimi anni e che soprattutto sia collegata alla velocità e alla facile fruibilità dei contenuti pornografici? Purtroppo sappiamo benissimo che l’emancipazione femminile è una pratica antichissima, di certo però non penso vi sia stata un’accelerazione in questi ultimi anni e, se vi è stata, non è certo per colpa degli adolescenti di oggi.
Solo alcune considerazioni e conclusioni ora: non voglio, con questa mail, giudicare l’atto dello stupro compiuto dal gruppo di adolescenti a Modena dal momento che, come chiunque concorderà, si tratta di un evento da condannare e punire duramente. Vorrei però cercare di capire come si possa considerare un’intera generazione vittima e complice di una “palestra pornografica (che) impone i suoi kata maschilisti, a cui tutti questi nuovi amanti muscolari, senza distinzioni di genere, si applicano diligentemente.”
Please! Direbbero gli inglesi, un po’ di onestà e di serietà. Non siamo animali votati al culto del sesso spasmodico e irrefrenabile, non siamo incontrollabili e decerebrati amanti, instancabili e insaziabili masturbatori, ma più di tutto, non siamo diversi dai nostri padri abbiamo solo uno stile di vita diverso.
Se poi chiediamo aiuto alla storia e alla letteratura vediamo che gli antichi greci non erano certo meglio dei presunti adolescenti da lei descritti.
È indimenticabile Archiloco che scrive:
Queste cose dicevo; poi presa la fanciulla
nei fiori splendenti la distesi, con un morbido
mantello la coprii, cingendole il collo con un braccio,
mentre lei…per la paura, come una cerva.
E le carezzavo dolcemente fra le natiche,
proprio là dove mostrava la sua pelle fresca, incanto di giovinezza;
e tutto il bel corpo palpando,
emisi la bianca potenza, toccando il biondo.
Certo questa è arte e non è un sito pornografico ma se il mezzo è diverso il fine non rimane lo stesso? L’eccitazione e il desiderio sessuale non sono uguali a quelli di duemila e più anni fa?
Io credo che lei abbia confuso ciò che è proprio degli adolescenti di oggi, ovvero una maggior manifestazione della propria passione e del proprio desiderio, il quale non può certamente essere collegato al fatto di Modena, con un culto, se vogliamo, morboso del sesso che, come ho già detto, vi è sempre stato.
Anche se forse sono stato volutamente severo nel mio giudizio spero di non averla offesa ma, anzi, spero di aver creato uno spiraglio per un futuro dialogo.
In attesa di una sua pronta risposta le auguro i miei piú cordiali saluti,
Giacomo Bianchi
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Caro Giacomo,
la sua email merita tutta la mia attenzione. Come avrà notato, il mio articolo è stato molto contestato, ma in nessuno dei detrattori ho notato la sua urgenza, questo misto di indignazione e apertura al dialogo che solo un pazzo non prenderebbe in considerazione.
Quindi ora cercherò di rispondere nel modo più puntuale possibile alle sue osservazioni, partendo dal presupposto che, come diceva Quarantotti Gambini, “se non mi capiscono è colpa mia”.
Prima però le chiedo uno sforzo: smetta per un attimo di considerare le nostre rispettive posizioni in termini di battaglia generazionale, perché come vedrà il discorso è un altro (a proposito, le sto dando del lei proprio per evitare equivoci “paternalistici”).
Allora, la scena di fronte alla quale ci troviamo è quella di una festicciola in cui una ragazza viene portata in bagno da alcuni suoi amici che ne approfitteranno in vario modo. Non risulta che ci sia stata alcuna colluttazione, ma credo che lei ed io concordiamo sul fatto che i ragazzi ne abbiano approfittato, giusto? I partecipanti alla festa, pur essendo al corrente di ciò che stava avvenendo nell’altra stanza, non hanno reagito in alcun modo, né solidarizzando con la ragazza né condannando gli amici che hanno abusato di lei.