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  • Venerdì 18 ottobre 2013

Le foto della fine dello shutdown

Negli Stati Uniti hanno riaperto i parchi nazionali, i dipendenti del governo sono tornati al lavoro, Joe Biden ha portato i muffin e la "panda cam" è stata riattivata

People visit the Smithsonian American History Museum on the National Mall October 17, 2013 in Washington, DC. The US federal government reopened after a 16-day forced shutdown. AFP PHOTO/Brendan SMIALOWSKI (Photo credit should read BRENDAN SMIALOWSKI/AFP/Getty Images)

People visit the Smithsonian American History Museum on the National Mall October 17, 2013 in Washington, DC. The US federal government reopened after a 16-day forced shutdown. AFP PHOTO/Brendan SMIALOWSKI (Photo credit should read BRENDAN SMIALOWSKI/AFP/Getty Images)

Giovedì il governo degli Stati Uniti ha “riaperto” le sue attività “non essenziali”, dopo che democratici e repubblicani hanno trovato un accordo al Congresso per la fine dello shutdown – la chiusura per ragioni di budget di molte operazioni dipendenti dal governo – e l’innalzamento del limite massimo del debito americano. Molti siti turistici, tra cui i parchi nazionali, hanno riaperto al pubblico e gli uffici governativi sono tornati a funzionare in tutto il paese: e così per molte attività indotte; a Washington, per esempio, i furgoni che vendono sandwich e snack fuori dagli edifici del governo sono tornati a servire pranzi e merende ai dipendenti pubblici. Insomma, tutta la macchina governativa è tornata a funzionare, dai soldi stanziati per i programmi prescolastici, alle attività degli scienziati del Polo Sud, alla popolare “panda cam” del National Zoo di Washington (la visione in streaming continua di quello che accade nella gabbia dove si trovano la femmina di panda gigante Mei Xiang e il piccolo nato nell’agosto del 2013).

A Boston i turisti hanno potuto visitare di nuovo il Charlestown Navy Yard, uno dei più antichi cantieri navali della Marina degli Stati Uniti. A New York i lavoratori degli uffici governativi sono tornati in piena attività a Federal Plaza a Manhattan (da oggi percepiranno di nuovo uno stipendio). A Washington gli impiegati del governo che lavorano alla sede dell’Agenzia per la Protezione dell’Ambiente hanno ricevuto l’inaspettata visita del vicepresidente Joe Biden: «Ho portato i muffins!», ha detto Biden.

L’accordo raggiunto mercoledì tra democratici e repubblicani del Senato non risolve il problema dell’approvazione definitiva della legge finanziaria, e nemmeno quello del tetto del debito, ma fa solo guadagnare solo qualche mese all’amministrazione Obama: il Tesoro potrà continuare a chiedere soldi fino al 7 febbraio e il governo ha i fondi garantiti fino al 15 gennaio. Harry Reid, leader dei democratici al Senato, ha detto con ottimismo che lo “storico” accordo di mercoledì darà il tempo per trattare un piano economico più complessivo, ma molti commentatori rimangono scettici. Lo scontro politico è stato uno dei più duri degli ultimi anni e potrebbe rendere ancora più difficile per Obama approvare nuove leggi su temi come l’immigrazione, il controllo delle armi o le norme ambientali, su cui l’opposizione dei repubblicani è chiara.

Oltre a questo, c’è un altro problema che è difficile mettere da parte: la classe politica americana nel suo complesso, che già gode di percentuali di fiducia molto basse nell’opinione pubblica, ha dato un’altra brutta prova di sé. Negli Stati Uniti, racconta il New York Times, la sfiducia verso i politici è cresciuta durante i 16 giorni di shutdown. Nella città di Oak Ridge, nel Tennessee, lo chiusura di parte delle attività del governo ha causato il licenziamento di 3600 dipendenti del complesso della sicurezza nazionale Y-12, che appartiene a una sezione del dipartimento statunitense per l’Energia. Dean Russel, proprietario di un ristorante della città, ha detto di non avere intenzione di togliere il cartello appeso all’ingresso che dice: “i membri del Congresso qui non sono benvenuti”.