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  • Giovedì 10 ottobre 2013

Gli Stati Uniti sospendono gli aiuti all’Egitto

Una parte, non tutti, in risposta ai massacri del Cairo di questa estate: e chiedono di indire le elezioni

Egyptian army soldiers stand guard at an entrance to Tahrir Square, in Cairo, Egypt, Sunday, Oct. 6, 2013. Egyptian jetfighters staged celebratory flights over Cairo on Sunday, ushering in a commemoration of the 40th anniversary of the nation's last war with Israel on a day when rival rallies by supporters and opponents of the ousted Islamist president carry the potential for violence. (AP Photo/Khalil Hamra)
Egyptian army soldiers stand guard at an entrance to Tahrir Square, in Cairo, Egypt, Sunday, Oct. 6, 2013. Egyptian jetfighters staged celebratory flights over Cairo on Sunday, ushering in a commemoration of the 40th anniversary of the nation's last war with Israel on a day when rival rallies by supporters and opponents of the ousted Islamist president carry the potential for violence. (AP Photo/Khalil Hamra)

Mercoledì 9 ottobre il dipartimento di Stato americano ha fatto sapere che gli Stati Uniti sospenderanno centinaia di milioni di dollari in aiuti militari e finanziari all’Egitto, in risposta delle violenti repressioni che le forze di sicurezza egiziane hanno compiuto nei mesi scorsi contro i sostenitori del deposto presidente Mohamed Morsi. L’esatta cifra degli aiuti revocati non è ancora stata comunicata ma diversi siti di news, tra cui Reuters, scrivono che dovrebbe trattarsi principalmente di aiuti militari, tra cui anche elicotteri Apache, F-16, missili Harpoon e carri armati. Gli Stati Uniti dovrebbero bloccare anche un trasferimento di 260 milioni di dollari in contanti e la garanzia di un prestito di circa 300 milioni di dollari.

L’agenzia Associated Press ha scritto che gli Stati Uniti continueranno a fornire parti dell’equipaggiamento militare e a garantire l’addestramento militare ai soldati egiziani. Inoltre l’esercito americano continuerà a mandare migliaia di pezzi di ricambio per le armi statunitensi usate dalle forze di sicurezza egiziane, tra cui bulldozer blindati per la sicurezza delle frontiere, radar e missili.

Jen Psaki, portavoce del dipartimento di Stato, ha detto che gli aiuti non riprenderanno finché la nuova leadership egiziana non avrà dimostrato di avere fatto “progressi credibili” verso la creazione di un governo inclusivo, che sia il risultato di elezioni eque e libere. Il governo attuale è stato nominato dopo il colpo di stato contro Morsi, leader del movimento politico-religioso dei Fratelli Musulmani, e deciso per lo più dai vertici militari dell’Egitto. I Fratelli Musulmani, la forza politica che aveva ottenuto un’ampia maggioranza alle ultime elezioni parlamentari e presidenziali in Egitto, sono stati invece esclusi dal nuovo esecutivo: negli ultimi mesi i suoi leader sono stati arrestati dalle forze di polizia e le attività dell’intera organizzazione sono state bandite.

Secondo un rapporto dello scorso giugno del Congressional Research Service, think tank del Congresso statunitense, tra il 1948 e il 2011 gli Stati Uniti hanno dato all’Egitto 71,6 miliardi di dollari. Il programma di aiuti militari – che oggi si aggira intorno a 1,3 miliardi di dollari all’anno – è stato concordato però dopo il raggiungimento degli accordi di Camp David tra Egitto e Israele del 1978. Per questi stessi accordi gli Stati Uniti possono beneficiare di alcuni vantaggi: possono sorvolare il territorio egiziano per rifornire le truppe americane nell’area del Golfo Persico e usare il canale di Suez per spostare uomini e materiali di vario tipo.

Dalla caduta dell’ex presidente egiziano Morsi la questione degli aiuti è diventata sempre più dibattuta nella politica americana. L’episodio che sembra abbia influito di più sulla decisione di interrompere parte degli aiuti è il massacro del 14 agosto – definito il più grande massacro in Egitto dai tempi della “primavera araba” – quando le forze di sicurezza attaccarono due sit-in dei sostenitori di Morsi al Cairo, provocando centinaia di morti nel giro di poche ore.

La sospensione di una parte degli aiuti potrebbe creare in futuro un ulteriore problema per gli Stati Uniti, relativo ai rapporti con gli alleati nel Golfo Persico. Già a luglio di quest’anno Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Kuwait, tre delle più ricche monarchie arabe del Golfo Persico e tre grandi alleati degli americani, hanno intrapreso una politica che va in senso opposto a quella degli americani: hanno promesso diversi miliardi di dollari di aiuti e prestiti alla nuova amministrazione ad interim dell’Egitto. Sommando le cifre, in pratica, all’Egitto sono stati promessi 12 miliardi di dollari, molto superiori agli 1,4 miliardi in aiuti concordati con gli Stati Uniti. L’obiettivo delle tre monarchie è bilanciare l’influenza che altri paesi, come il Qatar e la Turchia, hanno guadagnato sulla politica egiziana nei due anni di governo dei Fratelli Musulmani. Secondo molti osservatori, comunque, la competizione tra i diversi stati del Medioriente per guadagnare influenza in Egitto potrebbe ulteriormente indebolire la posizione degli Stati Uniti.

Foto: (AP Photo/Khalil Hamra)