Alle Olimpiadi 2020 ci sarà la lotta
È stata ripescata dal CIO - a scapito del baseball e dello squash - dopo una serie di modifiche regolamentari per renderla più spettacolare
Domenica 8 settembre il Comitato Internazionale Olimpico (CIO), dopo la decisione di sabato sera di assegnare a Tokyo l’organizzazione delle Olimpiadi del 2020, aveva anche il compito di decidere quale sport “ripescare” fra gli otto che erano stati esclusi dalle discipline olimpiche – per diversi motivi – nel febbraio del 2013: il 26 maggio la lista si era ridotta a tre sport, cioè la lotta, lo squash e il baseball/softball. Si è svolta una votazione interna ai membri del CIO, che in tutto sono 126, e ha vinto la lotta, per 49 voti; il baseball/softball ha ottenuto 24 voti, mentre lo squash 22.
Nenad Lalovic, il presidente della Federazione Internazionale delle Lotte Associate (FILA), subito dopo il voto ha detto che «questo è il giorno più importante nei tremila anni di storia del nostro sport».
La lotta, intesa come combattimento fra due persone disarmate il cui scopo è atterrare l’avversario, è uno degli sport più antichi del mondo: fu inserito nel programma delle Olimpiadi antiche tradizionalmente nel 708 a.C., ma esisteva già da molto tempo. Nel ventitreesimo canto dell’Iliade, il più famoso poema epico greco, i due eroi Odisseo e Aiace si sfidano in una competizione di lotta corpo a corpo la cui descrizione con tutta probabilità si avvicina molto a come doveva svolgersi un incontro all’epoca. Nel 1896, quando furono organizzate le prime Olimpiadi moderne, si decise di includere la lotta greco-romana, che si differenzia da quella libera (inclusa nei giochi nel 1904) solo per il fatto che è proibito l’uso delle gambe per atterrare l’avversario. Nel 1912 fu fondata la FILA e cominciarono ad essere organizzate competizioni internazionali.
Nel febbraio del 2013, dopo che la lotta fu temporaneamente esclusa dalle discipline olimpiche, l’allora presidente della FILA Raphael Martinetti si dimise e venne sostituito dal serbo Nenad Lalovic, che in questi mesi si è occupato principalmente del problema legato all’esclusione dalle Olimpiadi. Jacques Rogge, il presidente del CIO, aveva in precedenza detto che questa decisione era stata presa a causa della scarsa competenza con la quale era gestita la FILA: il Wall Street Journal riporta infatti che fino a pochi mesi fa nel suo consiglio direttivo non era presente né un atleta né una donna. C’erano inoltre problemi legati alla spettacolarità dello sport – che era percepito come troppo complicato da chi non ne era appassionato – che influivano anche sull’interesse del pubblico, sulla vendita dei biglietti e dei diritti televisivi.
Sono state decise delle modifiche al regolamento per aumentare la spettacolarità e la velocità degli incontri, che verranno introdotte da subito: la vittoria in un incontro verrà decisa ai punti, come in moltissimi altri sport di combattimento, e non al meglio di tre incontri. Verranno inoltre punite le tattiche di immobilismo da parte degli atleti, mentre verranno maggiormente valorizzati gli “schienamenti” in modo da spingere gli atleti a giocare in maniera più offensiva. Parallelamente si è cercato di rinnovare la dirigenza della FILA. «La lotta non è diventata un nuovo sport, ma quello che abbiamo oggi è un tipo rinnovato di lotta. Abbiamo provato a renderlo più spettacolare, comprensibile e gradevole da guardare», ha aggiunto Lalovic.
La FILA conta 177 federazioni associate in tutto il mondo: alle Olimpiadi del 2012 parteciparono atleti da 71 nazioni.
foto: Scott Heavey/Getty Images