Mercoledì 4 settembre due pagine dell’Osservatore Romano, il quotidiano del Vaticano, erano dedicate agli scritti del sacerdote e teologo peruviano Gustavo Gutiérrez, considerato uno dei padri della Teologia della Liberazione. In particolare, il giornale ha pubblicato un estratto del libro “Dalla parte dei poveri. Teologia della liberazione, teologia della Chiesa” che Gutiérrez scrisse nel 2004 con Gerhard Ludwig Müller, l’arcivescovo tedesco nominato nel 2012 da Ratzinger a capo della Congregazione per la Dottrina della fede.
Il fatto che quel volume sia stato pubblicato in Italia e soprattutto che l’Osservatore Romano ne parli è stato interpretato da molti giornali italiani e stranieri come una riconciliazione tra il movimento religioso noto come “Teologia della Liberazione” e il Vaticano. Questo sarebbe confermato dal fatto che Müller – oggi a capo dell’organismo incaricato di «promuovere e tutelare la dottrina sulla fede», lo stesso che negli anni ottanta condannò alcuni eccessi della Teologia della Liberazione – consideri quel suo scritto ancora valido e attuale: lo presenterà infatti pubblicamente con Guitérrez domenica prossima al Festivaletteratura di Mantova.
Quando nacque la Teologia della Liberazione
Il primo a parlare di “teologia della liberazione” fu Gustavo Gutiérrez, nel luglio del 1968 in una piccola città del Perú, Chimbote, davanti a un gruppo di catechisti. Quell’incontro è considerato la data di nascita della Teologia della Liberazione, anche se fu soprattutto la seconda conferenza dei vescovi latinoamericani, che si tenne un mese dopo nella città colombiana di Medellín, a darle rilevanza. La denominazione divenne universale dopo la pubblicazione nel 1971 del saggio di Gutiérrez «Teologia della Liberazione».
Per l’America Latina erano gli anni della guerra fredda tra gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica, quelli dei regimi militari autoritari che si imposero un po’ dappertutto e quelli, infine, di una gerarchia ecclesiastica che scelse di schierarsi a fianco di questi regimi in nome della lotta al comunismo, indulgente con i loro crimini quando non complice: in certi casi, come in Argentina, gran parte dei vertici cattolici appoggiarono pubblicamente i dittatori e le giunte militari. Anche come reazione a questo atteggiamento – dopo il Concilio Vaticano II, il più grande tentativo compiuto dalla Chiesa cattolica di modernizzarsi dall’inizio della sua storia – nacque la corrente della Liberazione.
Liberazione da che cosa
Il contributo maggiore della Teologia della Liberazione fu la sua attenzione ai poveri. Venne definita dallo stesso Gutiérrez come «tentativo di interpretare la fede a partire dalla prassi storica concreta, sovversiva e liberatrice, dei poveri di questo mondo, delle classi oppresse, dei gruppi etnici disprezzati, delle culture emarginate»: lega infatti la riflessione sulla fede all’azione politica, sottolineando la forza di liberazione sociale del messaggio cristiano e la conseguente necessità di agire per la liberazione dei più poveri. E i poveri erano considerati la vera sorgente del sapere teologico e dottrinale: «Gli oppressi sono il vero locus theologicus per la comprensione della verità e della prassi cristiana» disse il teologo della Liberazione spagnolo Jon Sobrino.
Per leggere e interpretare la società e le ingiustizie, i teologi della Liberazione usarono la sociologia, la storia, l’economia e l’antropologia rielaborate con le categorie della teologia e del Vangelo. Ben presto l’analisi marxista e la lotta di classe diventarono centrali in molte delle loro proposte. Alcuni dissero che Marx avrebbe dovuto essere per la chiesa moderna ciò che Aristotele era stato per quella medioevale. Altri arrivarono a predicare il rifiuto della comunione per i ricchi, mentre altri ancora parteciparono attivamente ai movimenti rivoluzionari di ispirazione socialista o comunista che sorgevano un po’ ovunque nel continente: in particolare molti sacerdoti parteciparono alla guerriglia sandinista in Nicaragua. Il nicaraguense Ernesto Cardenal dichiarò ad esempio che: «Comunismo e Regno di Dio sulla terra sono la stessa cosa».
Dove e chi
La Teologia della Liberazione si diffuse soprattutto in America Latina attraverso la formazione di comunità ecclesiastiche di base che avevano finalità non soltanto confessionali ma anche di emancipazione politica, sociale, economica e agivano concretamente sul territorio. La maggior parte di coloro che vi presero parte, appartenevano all’ordine dei Gesuiti. Tra i principali esponenti della Teologia della Liberazione, oltre a Gutiérrez, vi furono il teologo Leonardo Boff e l’arcivescovo di San Salvador Oscar Romero, che fu ucciso il 24 marzo del 1980 da un membro di uno “squadrone della morte” paramilitare.