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Che cosa è stato il Concilio Vaticano II

50 anni fa la Chiesa vide il cambiamento, vi si avvicinò e lo ostacolò insieme, come fa tuttora

di Davide Maria De Luca

L’11 ottobre del 1962 cominciò a Roma il Concilio Vaticano II, una riunione di tutti i vescovi del mondo in cui vennero discussi i rapporti tra la Chiesa e la società moderna. Il Concilio durò – in quattro successive sessioni – fino al 1965, e fu il più grande tentativo compiuto dalla Chiesa cattolica di modernizzarsi dall’inizio della sua storia.

Con il Concilio cambiarono dei tratti fondamentali della liturgia come ad esempio la partecipazione attiva dei fedeli a una messa celebrata nella lingua nazionale e non più in latino e alla lettura e scelta dei testi. Ci furono anche cambiamenti dottrinali, ma soprattutto culturali, nella direzione di un maggiore avvicinamento alla società laica. La valutazione dell’eredità del Concilio, le critiche alle sue conclusioni e i suoi effetti hanno costituito il grande tema sul quale la Chiesa cattolica si è divisa negli ultimi cinquant’anni.

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Perché Concilio, Vaticano e secondo
Un Concilio è l’assemblea suprema della Chiesa Cattolica ed è composto dal Papa, dai Patriarchi, dai Cardinali, dai Vescovi e dai capi degli ordini religiosi (solo quelli maschi). Un Concilio prende decisioni in materia di legislazione ecclesiastica, dottrina e liturgia, ma per essere valide le sue decisioni devono essere approvate dal Papa che resta il capo assoluto della Chiesa cattolica. In tutto la Chiesa cattolica ha tenuto 21 Concili Ecumenici in 1700 anni.

Ogni Concilio prende il nome dal luogo dove si tiene – ad esempio Concilio di Trento o Concilio di Nicea. Quello Vaticano si tenne nella basilica del Vaticano a Roma, trasformata per l’occasione in una specie di parlamento, con grandi gradinate di legno poggiate lungo le pareti. Come è facile immaginare, prima del Vaticano II ce ne fu un primo, sempre tenuto nella stessa Basilica: iniziò nel 1870 e fu interrotto dalla presa di Roma da parte del Regno d’Italia.

I papi
A inaugurare il Concilio Vaticano II fu Papa Giovanni XXIII, Angelo Roncalli, passato alla storia come “il Papa buono”. Roncalli era stato eletto Papa nel 1958, quando aveva 78 anni. Secondo alcuni storici venne scelto dai cardinali proprio per la sua età e per il suo carattere malleabile. Doveva essere un Papa di transizione, cioè un Papa con un regno breve che doveva servire soltanto a rimandare lo scontro tra le varie fazioni che dividevano la Curia. Giovanni XXIII morì nel 1963, prima di poter portare a compimento i lavori del Concilio. Gli successe Paolo VI e molti pensarono che il nuovo Papa avrebbe fermato i lavori del Concilio che stavano già cominciando a rivoluzionare molti aspetti della Chiesa. Paolo VI invece portò i lavori al loro compimento naturale e chiuse il Concilio nel 1965.

Il Concilio
La sera dell’11 ottobre 1962, il giorno in cui era stato convocato il Concilio, piazza San Pietro si era riempita di fedeli che chiedevano al Papa di affacciarsi. Non era previsto un discorso, ma Giovanni XXIII si sporse ugualmente dal balcone e parlò, improvvisando un discorso a braccio. Fu quello che passò alla storia come il “Discorso della luna” e che terminava con le parole: «Tornando a casa, troverete i bambini. Date una carezza ai vostri bambini e dite: questa è la carezza del Papa. Troverete qualche lacrima da asciugare, dite una parola buona: il Papa è con noi, specialmente nelle ore della tristezza e dell’amarezza». In quei giorni il Papa sapeva di avere un tumore allo stomaco che gli avrebbe impedito di portare a conclusione il Concilio.

L’idea di iniziare il Concilio aveva colto di sorpresa i cardinali della Curia, cioè dell’amministrazione romana. I primi atti del pontificato di Roncalli erano stati del tutto in linea con la tradizione dei Papi precedenti, che gli storici chiamano “intransigente”, nel senso che non accettava compromessi con la modernità. Negli anni subito prima del Concilio, ad esempio, il Sant’Uffizio, cioè la moderna inquisizione, vietò l’esperienza dei preti operai, quei sacerdoti che in Francia e in Italia avevano cominciato a lavorare in fabbrica per condividere la vita quotidiana e le fatiche degli operai. Alcuni studiosi di esegesi biblica furono sanzionati per le loro letture diverse dalla dottrina ufficiale e un’enciclica ribadì che il cristianesimo era centrale per permettere la creazione di una società giusta. La ricerca storica moderna attribuisce buona parte di queste decisioni proprio ai condizionamenti della Curia.

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