Quanti posti di lavoro creerà il governo Letta?

Con le misure annunciate, solo un settimo dei 200 mila promessi, secondo i conti di Tito Boeri

Italian Prime Minister Enrico Letta gestures while speaking during a media conference at an EU summit in Brussels on Friday, June 28, 2013. After late night budget talks, European Union leaders are turning their attention away from their financial troubles Friday and toward embracing once-troubled Balkan countries. (AP Photo/Yves Logghe)
Italian Prime Minister Enrico Letta gestures while speaking during a media conference at an EU summit in Brussels on Friday, June 28, 2013. After late night budget talks, European Union leaders are turning their attention away from their financial troubles Friday and toward embracing once-troubled Balkan countries. (AP Photo/Yves Logghe)

Nel decreto approvato il 26 giugno dal governo guidato da Enrico Letta c’è anche un piano per l’occupazione giovanile che prevede l’utilizzo di incentivi alle imprese per l’assunzione di nuovo personale con età tra i 18 e i 29 anni. L’economista Tito Boeri ha fatto qualche calcolo e ha concluso che la cifra di cui ha parlato Letta per i nuovi posti di lavoro che il decreto potrebbe creare – 200 mila – è decisamente troppo ottimistica.

Il pacchetto di misure per il lavoro varato martedì dal governo prevede una riduzione del 33 per cento del costo del lavoro per le assunzioni di persone con meno di 30 anni fino all’esaurimento delle risorse disponibili. Gli sgravi possono avere una durata massima di 18 mesi (nel caso di nuove assunzioni) oppure 12 mesi (nel caso di trasformazioni di contratti a tempo determinato in contratti a tempo indeterminato).

L’esperienza passata è eloquente circa l’inefficacia di incentivi temporanei alle assunzioni. Analisi ospitate a più riprese su questo sito dimostrano che i posti aggiuntivi sono pochissimi e che gli sgravi vanno per lo più a imprese che avrebbero comunque fatto le assunzioni. Il rischio è ancora più alto se i fondi finiscono e bisogna introdurre lotterie (i cosiddetti rubinetti) per razionare i potenziali beneficiari. (1) Difficile, infatti, che un datore di lavoro decida di creare posti di lavoro a tempo indeterminato davvero aggiuntivi in virtù di un contributo pubblico che poi, alla prova dei fatti, potrebbe non essere erogato.

Ma anche ipotizzando che tutti i fondi disponibili andassero alla creazione di posti aggiuntivi, si è ben lontani dalla cifra di 200 mila nuovi posti di lavoro cui ha fatto riferimento il presidente del Consiglio Letta (che per la verità si riferiva all’impatto complessivo del provvedimento, compresa la “manutenzione” della legge 92) o anche dai 100 mila attribuiti dal ministro Giovannini a questo specifico provvedimento. Gli stanziamenti sin qui previsti sono, infatti, di circa 100 milioni nel 2013, 150 nel 2014 e 2015 e 100 nel 2016 per le regioni del Mezzogiorno.

(continua a leggere sul sito lavoce.info)

Foto: Enrico Letta (AP Photo/Yves Logghe)