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  • Domenica 9 giugno 2013

Cosa succede a Bengasi

In Libia sono morte almeno 25 persone negli scontri tra manifestanti e una milizia armata, una delle tante che continuano a mantenere potere e condizionare il governo

Members of Libyan security forces run away holding weapons during clashes between protesters and troops of the Libyan Shield Forces (LSF), a coalition of militias, following a demonstration outside the LSF office in the northern city of Benghazi on June 8, 2013. AFP PHOTO ABDULLAH DOMA (Photo credit should read ABDULLAH DOMA/AFP/Getty Images)
Members of Libyan security forces run away holding weapons during clashes between protesters and troops of the Libyan Shield Forces (LSF), a coalition of militias, following a demonstration outside the LSF office in the northern city of Benghazi on June 8, 2013. AFP PHOTO ABDULLAH DOMA (Photo credit should read ABDULLAH DOMA/AFP/Getty Images)

Almeno 25 persone sono state uccise e altre 70 sono state ferite durante gli scontri che ci sono stati sabato 8 giugno nella città di Bengasi, nella zona orientale della Libia. Decine di manifestanti si sono scontrati con i membri di un gruppo di combattenti della milizia denominata “Scudo della Libia”, tra le tante che continuano a mantenere nel paese un ruolo di forza e potere. Soltanto dopo alcune ore di combattimenti le forze speciali militari sono riuscite a ristabilire la situazione e a sequestrare il complesso difeso dal gruppo armato: nella battaglia sarebbero morti anche cinque militari, ha detto un portavoce delle autorità.

Secondo le ricostruzioni di queste ore, la protesta è iniziata dopo che una famiglia – che rivendicava il possesso del complesso occupato dal gruppo armato – ha chiesto ai miliziani di andarsene, senza riuscirci.

Non è il primo caso in cui la popolazione di Bengasi cerca di cacciare dalla città i gruppi armati: anche nel settembre 2012, dopo l’uccisione dell’ambasciatore statunitense Christopher Stevens e di altri tre diplomatici, le sedi delle milizie furono prese d’assalto, inclusa quella di un gruppo ritenuto responsabile dell’attentato.

Le proteste contro le milizie armate si sono allargate negli ultimi mesi anche ad altre città della Libia, per cercare di contrastare il loro potere, rafforzato nel periodo di transizione dopo la sconfitta del regime dell’ex dittatore Muammar Gheddafi. Inoltre, le milizie hanno sfidato il governo centrale in più occasioni: il mese scorso alcuni gruppi, tra cui Libya Shield, hanno occupato le sedi del ministero della Giustizia e degli Affari Esteri, per cercare di condizionare il Parlamento ad approvare una legge che escluda dagli uffici governativi gli ex funzionari del regime.

In quella come in altre occasioni, le forze armate del governo centrale non sono state in grado di respingere gli attacchi e di tenere la situazione sotto controllo. In Libia circolano ancora moltissime armi in possesso di vari gruppi organizzati. I manifestanti di Bengasi hanno chiesto al governo uno smantellamento totale delle milizie – accusate di alimentare la violenza politica e ostacolare la ricostruzione nazionale – e la ricostituzione di un esercito libico forte.