Chi ha inventato il cono gelato?

Non è chiarissimo, le due tesi più credibili riguardano un pasticcere siriano nel 1904 e un immigrato italiano a New York un anno prima

di Rossella Quaranta – @genevris

30th January 1912: A man selling ice-cream at Saint Clements Dane Church, during frosty weather. (Photo by Topical Press Agency/Getty Images)
30th January 1912: A man selling ice-cream at Saint Clements Dane Church, during frosty weather. (Photo by Topical Press Agency/Getty Images)

Il gelato moderno è quasi certamente un’invenzione italiana – derivata da dolci arabi e con una lunga tradizione anche in Cina – ma non è altrettanto chiaro chi sia stato il primo a pensare di servirlo in un cono. Il New York Times racconta che l’idea viene dagli Stati Uniti, per la precisione dalla Fiera Mondiale di St. Louis (Missouri) del 1904. Altri sostengono invece che il brevetto del cono gelato sia stato registrato nel 1903 da Italo Marchioni, un immigrato italiano residente a New York.

Nel 1904, anno del centenario della liberazione di St. Louis dai francesi e della sua annessione agli Stati Uniti, la città fu scelta come sede per le Olimpiadi e per la Fiera Mondiale, una delle tappe dell’Esposizione universale. Negli Stati Uniti l’agricoltura attraversava una fase di grandi risultati, e la Fiera fu l’occasione perfetta per mostrare a 18 milioni di visitatori alcune recenti invenzioni (aeroplano, radio, telefono, film muto) e l’abbondanza di cibo prodotto, presentato in forme spettacolari: stando al New York Times, i turisti potevano ammirare torri di cereali, palazzi costruiti con il mais e almeno un paesaggio scolpito nel burro, «raffreddato fino alla gelida perfezione grazie a un sistema di refrigerazione meccanica».

All’epoca, mangiare era ancora un atto molto legato a certe norme comportamentali: di solito ci si sedeva intorno a un tavolo apparecchiato con tovaglioli e posate, e anche il gelato veniva servito in un piatto (o in bicchieri di vetro) e consumato con un cucchiaino. Secondo la versione riportata dal New York Times, uno dei venditori presenti alla Fiera di St. Louis trovò un sistema più pratico, per permettere ai turisti di mangiare il gelato continuando a passeggiare: si trattava del pasticcere siriano Ernest Hamwi, venditore di “zalabia”, una pasta densa cotta in una pressa per wafer.

Non esistono documenti scritti che confermino questa storia, eccetto una lettera inviata dallo stesso Hamwi nel 1928 all’Ice Cream Trade Journal: raccontò che, per aiutare il gelataio Charles Menches dello stand accanto che stava finendo i piatti, aveva arrotolato e riempito di gelato una delle sue zalabie. Menches però ha sempre sostenuto di aver arrotolato la zalabia per primo, facendo i primi due coni della storia per una sua amica: uno per il gelato e l’altro per avvolgere un mazzo di fiori.

In realtà diversi espositori della Fiera di St. Louis del 1904 si attribuirono l’invenzione del primo cono. La storica Anne Cooper Funderburg, autrice di un libro sul gelato in America, sostiene che sia impossibile risalire alla verità: «L’idea si diffuse da uno stand all’altro della fiera». Tra i sedicenti ideatori ci sono un altro siriano (Abe Doumar, che nel 1905 aprì un chiosco di gelati a Coney Island), un immigrato turco e due fratelli dell’Ohio.

L’ipotesi che il cono gelato sia stato venduto per la prima volta a St. Louis nel 1904 è contraddetta però da un’altra storia, quella della famiglia di Italo Marchioni, un italiano immigrato dalla provincia di Belluno a New York, dove vendeva gelati e cialde. Dopo aver abbandonato i bicchieri di vetro (troppo fragili) e i coni di carta (troppi rifiuti), nel 1903 – un anno prima della Fiera Mondiale – Marchioni registrò negli Stati Uniti il brevetto (n. 746971) di un macchinario per produrre coni. La macchina, si legge nel brevetto, «può essere particolarmente comoda per manipolare e modellare la pasta […] in forme insolite che finora non sono mai state create, a causa della delicatezza della sostanza e della difficoltà di staccare la sostanza dagli stampi».

A quel punto cominciò una lite nella famiglia Marchioni. Frank Marchioni, cugino di Italo e suo ex socio, si era messo in società con un certo Antonio Valvona, che nel 1902 (un anno prima di Italo) aveva registrato il brevetto di un “apparecchio per la cottura di biscotti per gelato” (n. 701776). Frank accusò Italo di violazione del brevetto. Il giudice stabilì che Italo aveva ri-brevettato il cono di Valvona senza aggiungere nulla di nuovo, dando quindi ragione al cugino Frank.

La sconfitta legale non intaccò totalmente la fama di Italo Marchioni, però, a giudicare dal necrologio pubblicato dal New York Times alla sua morte, il 29 luglio 1954: «Nel 1896 preparò il primo cono e alcuni anni dopo, secondo la sua famiglia, ne ottenne il brevetto originale. […] Il dibattito sul brevetto del cono, oggetto di molte controversie e polemiche, non è mai stato del tutto risolto».

foto: un venditore di gelati a Londra, gennaio 1912. (Topical Press Agency/Getty Images)