La prova italiana di Google Glass

Massimo Sideri racconta divertito sul Corriere il suo test con gli occhiali di Google di cui si parla molto

Da mesi si parla molto di Google Glass, gli occhiali che mostrano informazioni rilevanti per chi li indossa, come indicazioni stradali, aggiornamenti dai social network e altre notifiche. Google confida di metterne in vendita una prima versione tra la fine di quest’anno e il 2014, ma una edizione speciale per chi realizza le applicazioni esiste già ed è stata sperimentata nelle ultime settimane da diverse centinaia di persone. Almeno un paio di Google Glass sono arrivati anche in Italia: li possiede una società bolognese, che li ha prestati a Massimo Sideri del Corriere della Sera per provarli.

Mentre indosso i Google Glass – oltre a provare un infantile delirio di onnipotenza gadgettistica che sarebbe inutile smentire – mi viene in mente che la prima volta non si scorda mai. Quante volte nella vita ci capita di poter testare un’esperienza, in questo caso la realtà aumentata, del tutto nuova per l’essere umano? La prima telefonata con il cellulare? La prima volta che abbiamo navigato su Internet? Non le ricordo, ma ricorderò la prima volta in cui ho guardato il mondo con l’occhio di Google. Testare i Google Glass, un’esclusiva per l’Italia del Corriere , può forse essere paragonato all’arrivo dell’iPod che anni fa rivoluzionò l’ascolto della musica. Ecco le cose che abbiamo sperimentato per voi e che potrebbero cambiare la nostra vita.
Pre scriptum: diciamo subito che tra queste, inaspettatamente, non c’è un senso di nausea che in molti temevano. Tutto inizia sempre con un nuovo tormentone, «Ok Glass», il comando chiave per attivarli.

Gli occhiali «presta-vista»: collegandomi a una rete wi-fi negli uffici di MusiXmatch – la società bolognese che, dopo essere stata invitata al Google I/O di San Francisco, possiede l’unica scatola arrivata in Italia – tento un hang out , una videoconferenza che già di per sé sarebbe una bella esperienza. Ma la particolarità sta nel poter «prestare» la propria vista. Le persone con le quali sono collegato – to hang out in inglese significa frequentare ma anche divertirsi – vedono quello che vedo io, la realtà circostante. Paradossalmente possono parlare e interagire con qualcuno che mi sta davanti. Provato è meglio che raccontato. Non avete mai sognato di controllare qualcuno come un manichino?

Utilizzo pratico: avete presente quando vi chiamano da casa per chiedervi dove avete messo le chiavi? Con i Google Glass potete farvi prestare gli occhi e le mani per raggiungere facilmente l’obiettivo senza innervosirvi.

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