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  • Mercoledì 22 maggio 2013

Guida alle “elezioni” in Iran

Due importanti candidati conservatori - tra cui quello di Ahmadinejad - sono stati esclusi: ora è favorita la fazione più vicina alla Guida Suprema

Iran's supreme leader Ayatollah Ali Khamenei delivers a speech during a conference in Tehran in support of Gaza and Palestinians on March 4, 2009. Khamenei issued a rallying call to world Muslims to join the Palestinian "resistance" against Israel as he kicked off a summit in aid of war-torn Gaza. AFP PHOTO/BEHROUZ MEHRI (Photo credit should read BEHROUZ MEHRI/AFP/Getty Images)
Iran's supreme leader Ayatollah Ali Khamenei delivers a speech during a conference in Tehran in support of Gaza and Palestinians on March 4, 2009. Khamenei issued a rallying call to world Muslims to join the Palestinian "resistance" against Israel as he kicked off a summit in aid of war-torn Gaza. AFP PHOTO/BEHROUZ MEHRI (Photo credit should read BEHROUZ MEHRI/AFP/Getty Images)

Martedì 21 maggio l’Iran ha diffuso l’elenco delle liste ammesse alle prossime elezioni presidenziali, che si terranno il 14 giugno e che serviranno a scegliere il successore dell’attuale presidente, Mahmoud Ahmadinejad. La decisione è stata presa dal Consiglio dei Guardiani, l’organo più influente e potente in Iran: delle circa 700 richieste arrivate al Consiglio nelle scorse settimane, ne sono state accettate solo otto. Le esclusioni più importanti e significative sono state due: quella di Esfandiar Rahim Mashaei, consuocero e fedele alleato di Ahmadinejad, e quella di Ali Akbar Hashemi Rafsanjani, già presidente dell’Iran, conservatore ma ultimamente meno conservatore di altri, diciamo.

Delle otto liste approvate, tre sono legate a candidati considerati “riformisti” e quattro a politici molto vicini alla Guida Suprema Ali Khamenei, carica più potente dell’intero sistema iraniano. La decisione del Consiglio spiega anche diverse cose sulle prossime elezioni presidenziali: tra le altre, il fatto che Khamenei abbia voluto eliminare dalla competizione i due candidati più forti della destra, cioè dello stesso schieramento di cui lui stesso fa parte, assicurando molto probabilmente la vittoria delle elezioni a uno dei suoi più stretti alleati. La mossa di Khamenei si spiega solo alla luce del funzionamento del sistema politico in Iran, che è molto complesso e basato sia sulla Costituzione che sulla prassi.

Il sistema politico in Iran
Dal 1979, anno della rivoluzione islamica dall’ayatollah Ruhollah Khomeini, l’Iran è una teocrazia islamica, con una Costituzione molto particolare e articolata. Il ruolo politico più importante è quello svolto dalla Guida Suprema, che oggi è l’ayatollah Ali Khamenei. Un altro organo molto potente è quello dei Guardiani della Rivoluzione, composto da 12 membri di cui 6 nominati da Khamenei e altri 6 dal vertice del potere giudiziario e poi ratificati dal Parlamento. La Guida Suprema è anche responsabile della nomina dei membri del Consiglio per i pareri di conformità, che si occupa per lo più di deliberare sulle dispute legislative tra il Parlamento e il Consiglio dei Guardiani.

Il Parlamento e il presidente della Repubblica vengono invece eletti a suffragio universale. Secondo la Costituzione, il presidente è la seconda autorità più importante dopo la Guida Suprema: detiene il potere esecutivo – più o meno: in realtà esiste una specie di “circolo ristretto” di 45-50 persone che lo gestisce – e viene eletto ogni quattro anni. Un’infografica del “National Democratic Institute” mostra in maniera chiara il funzionamento del sistema iraniano.

Le elezioni del 14 giugno, oltre a rinnovare i consigli locali, eleggeranno proprio il presidente della Repubblica: nel caso in cui nessun candidato raggiunga il 50 per cento dei voti, si andrà al ballottaggio il 21 di giugno.

Perché Mashaei è stato escluso?
Sembra che abbia pagato la sua amicizia con l’attuale presidente Ahmadinejad, che dal 2009, poco dopo le ultime elezioni presidenziali, ha avuto rapporti molto difficili con il potente clero iraniano (Ahmadinejad non è un religioso, per questo è sempre vestito in abiti borghesi). In particolare sono stati i rapporti tra Khamenei e Ahmadinejad a peggiorare notevolmente e a portare i due a sfidarsi apertamente in diverse occasioni negli ultimi mesi. Mashaei ebbe un ruolo cruciale nell’estate del 2009, quando la rielezione di Ahmadinejad portò alle proteste di piazza a Teheran, quelle della cosiddetta “Onda Verde”. Da tempo era nota la spaccatura nell’ala conservatrice del regime, tra i sostenitori della via militare e quelli della via religiosa, tra gli uomini più vicini al presidente e quelli più vicini all’Ayatollah. Mashai fu fondamentale nel riunire i conservatori dietro Ahmadinejad.

Mashaei e Ahmadinejad erano stati molto attaccati nei giorni scorsi perché accusati di avere usato fondi pubblici per pagarsi la campagna elettorale in diverse province dell’Iran e a Teheran. Secondo Seyed Mohammad Marandi, professore dell’Università di Teheran, Mashaei sarebbe penalizzato anche per non avere mai ricoperto un ruolo politico nazionale di rilievo. All’interno della complessa destra iraniana, Mashaei e Ahmadinejad sono stati in passato i punti di riferimento dei pasdaran, o Guardiani della Rivoluzione, un corpo militare istituito nel 1979 e oggi tra i più potenti in Iran. Dopo il peggioramento dei rapporti con Khamenei, tuttavia, sembra che i comandanti dei Pasdaran siano rimasti fedeli alla Guida Suprema, togliendo buona parte del loro appoggio a Ahmadinejad.

Perché Rafsanjani è stato escluso?
Rafsanjani, soprannominato “Lo squalo”, fu uno dei fondatori della Repubblica Islamica insieme a Khomeini nel 1979 e fu di fatto comandante dei militari iraniani durante la guerra tra Iran e Iraq degli anni Ottanta. Fu, tra le altre cose, già presidente dell’Iran dal 1989 al 1997.

Alcuni analisti politici hanno spiegato che la sua esclusione è legata al fatto che quattro anni fa, in occasione delle ultime elezioni presidenziali, Rafsanjani non prese le distanze da coloro che misero in discussione il risultato elettorale del voto e il movimento dell’Onda Verde. Venerdì lo stesso capo del Consiglio dei Guardiani, l’ayatollah Ahmad Jannati, aveva detto che tutti coloro che erano rimasti coinvolti nelle proteste post-elettorali del 2009 non sarebbero stati accettati nella competizione elettorale.

In realtà la parte più intransigente del clero iraniano, quella che fa riferimento a Khamenei, diffidava da molti anni di Rafsanjani, a causa del suo sostegno all’economia di mercato che gli aveva permesso di guadagnare ampi consensi tra la classe media iraniana. Rafsanjani era anche il candidato conservatore visto con più favore dagli Stati Uniti. Per questo nei giorni scorsi il direttore del giornale Kayhan, considerato molto vicino alla Guida Suprema, aveva scritto un editoriale in cui criticava duramente Rafsanjani, sostenendo che “i sediziosi, tra cui l’ex presidente Mohammad Khatami… e sediziosi imprigionati e rifugiati in America ed Europa, hanno convinto Rafsanjani a candidarsi”.

Gli otto candidati ammessi, e da che parte stanno

I quattro candidati vicini alla Guida Suprema Khamenei

– Ali-Akbar Velayati, ministro degli Esteri in diversi governi, è attualmente il consigliere di Khamenei sulle questioni legate alla politica estera. In molti credono che non abbia il carisma sufficiente per diventare il nuovo presidente, soprattutto rispetto agli altri candidati che concorrono alle elezioni.

– Mahammad Baqer Qalibaf è sindaco di Teheran dal 2005 e veterano della guerra Iran-Iraq degli anni Ottanta. Come Ahmadinejad prima di lui, potrebbe sfruttare la popolarità che si è conquistato come sindaco imbarcandosi in progetti civili molto ambiziosi; e come Ahmadinejad, potrebbe finire per scontrarsi con il clero iraniano perché considerato troppo indipendente.

– Gholam-Ali Haddad Adel è il presdidente del Parlamento iraniano ed è considerato molto vicino alla Guida Suprema – tra le altre cose, sua figlia è sposata con il figlio di Khamenei. Rispetto a candidati meno graditi al clero, Adel potrebbe pagare il fatto di non godere di grande popolarità tra la popolazione.

– Saeed Jalili è il capo negoziatore iraniano per ciò che riguarda il nucleare e uno dei personaggi politici più vicini a Khamenei. Grazie al suo incarico, Jalili ha anche molti contatti con l’Occidente.

Gli otto candidati ammessi, da sinistra: Mohammad Gharazi, Mohsen Rezaei, Mohammad Bagher Qalibaf, Gholam Ali Haddad Adel, Saeed Jalili, Ali Akbar Velayati, e Hasan Rowhani. (AP Photo)

Gli altri candidati

I riformisti sono tre, e hanno ricoperto tutti delle cariche nel governo riformista di Mohammad Khatami (1997-2005) o in quello conservatore di Rasfanjani (1989-1997). Sono Mohammad Reza Aref, ex viceprimo ministro, Hassan Rouhani, ex capo della sicurezza nazionale, e Mohammad Gharazi, ex ministro del Petrolio ed ex ministro delle Telecomunicazioni. L’ultimo candidato ammesso è Mohsen Rezaei, un ex comandante delle Guardie Rivoluzionarie che aveva già partecipato alle elezioni del 2009 e che viene considerato di centro.

Le elezioni meno democratiche della storia dell’Iran?
Dalla sua fondazione nel 1979, la Repubblica Islamica dell’Iran è sempre stata caratterizzata da un bilanciamento tra i diversi centri di potere. Grazie alla complessa Costituzione del paese, questi si sono trovati spesso in competizione tra loro, esprimendo forze politiche o correnti molto diverse. Molti danno per certo che il prossimo presidente sarà un uomo molto vicino a Khamenei: per la prima volta dal 1979, quindi, sembra che tutti i poteri più importanti possano finire nelle mani di una sola fazione, quella che rappresenta il clero più conservatore e i comandanti delle Guardie della Rivoluzione. Diversi esperti di Iran, tra cui Alireza Nader, analista della RAND Corporation, credono che le elezioni del 14 giugno saranno le meno democratiche mai tenute in Iran dalla Rivoluzione islamica del 1979.

Secondo il New York Times il riformista Rouhani potrebbe sfruttare la sua vicinanza politica con Rafsanjani per ottenere i voti che sarebbero andati al candidato conservatore: Rohuani ha già detto che in caso dovesse vincere le elezioni sarebbe disposto ad avviare dei colloqui con gli Stati Uniti sul nucleare, il tema più importante che determina oggi l’inimicizia di molti Stati occidentali con l’Iran. Ad oggi sembra comunque molto probabile che alle elezioni vincerà un candidato vicino a Khamenei.

foto: Ali Khamenei (BEHROUZ MEHRI/AFP/Getty Images)