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  • Lunedì 6 maggio 2013

I ribelli hanno usato armi chimiche in Siria?

Lo ha detto oggi una magistrata dell'ONU, ma è stata smentita poco dopo dall'ONU stessa

Former United Nations (UN) Swiss prosecutor and member of a UN-mandated commission of inquiry on the Syria conflict, Carla del Ponte looks on during a press conference on February 18, 2013 in Geneva. The International Criminal Court should be called in to probe war crimes in Syria, former UN prosecutor Carla del Ponte said on February 18. AFP PHOTO / FABRICE COFFRINI (Photo credit should read FABRICE COFFRINI/AFP/Getty Images)
Former United Nations (UN) Swiss prosecutor and member of a UN-mandated commission of inquiry on the Syria conflict, Carla del Ponte looks on during a press conference on February 18, 2013 in Geneva. The International Criminal Court should be called in to probe war crimes in Syria, former UN prosecutor Carla del Ponte said on February 18. AFP PHOTO / FABRICE COFFRINI (Photo credit should read FABRICE COFFRINI/AFP/Getty Images)

Domenica 5 maggio Carla Del Ponte, magistrata svizzera, membro della Commissione internazionale indipendente delle Nazioni Unite incaricata di indagare sulla guerra e sulla violazione dei diritti umani in Siria, ha detto alla Radiotelevisione Svizzera una frase che è circolata rapidamente in tutto il mondo riguardo l’uso di gas sarin in Siria. Del Ponte ha detto: «Abbiamo potuto raccogliere alcune testimonianze sull’utilizzo di armi chimiche, e in particolare di gas nervino: non da parte delle autorità governative bensì da parte degli oppositori, dei resistenti». Del Ponte, che si è detta molto stupita dalle prove raccolte, ha aggiunto che non si può escludere che le stesse armi chimiche siano state usate dalle forze governative, anche se fino ad ora la sua commissione non avrebbe trovato prove a riguardo.

La registrazione integrale delle dichiarazioni di Del Ponte a RSI

Le dichiarazioni di Del Ponte sembrano avere causato forte imbarazzo nella stessa Commissione internazionale, che poco dopo ha precisato che “non sono state trovate le prove definitive dell’uso di armi chimiche in Siria da parte di nessuna delle fazioni coinvolte nel conflitto”, aggiungendo di “non essere in grado, al momento, di fare ulteriori commenti sulla questione”. Le accuse di Del Ponte sono state criticate anche dal capo dell’Esercito Libero Siriano, Saleem Edris, che ha riferito ad Al Jazeera che le parole della magistrata svizzera sono “un’enorme ingiustizia” e una “provocazione” nei confronti della popolazione siriana.

Il tema dell’uso di armi chimiche in Siria è molto delicato, e in molti credono che possa condizionare il futuro della guerra siriana. Da diversi mesi, infatti, il presidente Barack Obama sostiene che l’uso di armi chimiche da parte del regime di Assad rappresenta una “linea rossa”: superata quella, gli Stati Uniti sarebbero pronti a intervenire in Siria militarmente. Finora, tuttavia, Obama si è mostrato molto cauto a riguardo: giovedì 25 aprile l’amministrazione statunitense aveva mandato una lettera al Congresso sostenendo che le agenzie nazionali di intelligence avevano confermato con “un certo grado di sicurezza” che il governo siriano di Bashar al Assad avrebbe fatto uso del gas nervino sarin, in maniera ridotta e circoscritta, negli scontri con i ribelli. Durante una conferenza stampa tenuta il 30 aprile alla Casa Bianca, Obama aveva ribadito il concetto:

«Se arriviamo a giudizi affrettati senza prove certe, rischiamo di trovarci nella posizione di non poter mobilitare la comunità internazionale e ottenere il sostegno che cerchiamo. Dovessimo agire senza avere fatti certi, riceveremmo obiezioni anche da chi nella regione è più vicino alle posizioni dell’opposizione»

La Commissione di cui fa parte Del Ponte era stata istituita nell’agosto 2011 e doveva verificare eventuali violazioni di diritti umani che molti sostenevano che si stessero verificando in Siria dal marzo dello stesso anno. La Commissione è dunque un organo diverso dal team indipendente creato il 27 marzo scorso dall’ONU per indagare sull’uso di armi chimiche nel conflitto siriano: quest’ultimo, guidato dallo scienziato svedese Ake Sellstrom, dovrebbe consegnare un rapporto con le prime conclusioni il prossimo 3 giugno.

Le dichiarazioni di Del Ponte sono arrivate in una delle fasi più violente della guerra civile in Siria, che ha visto anche l’intervento delle forze aeree israeliane in due bombardamenti che hanno colpito Damasco durante lo scorso fine settimana. Inoltre, negli ultimi giorni l’opposizione siriana aveva denunciato una serie di massacri ed esecuzioni di intere famiglie di religione sunnita avvenuti nella città di Banias, nel centro del territorio a maggioranza alawita – la minoranza religiosa che appoggia il regime di Bashar al Assad. Secondo le prime testimonianze, che non possono essere indipendentemente verificate a causa della difficoltà per i giornalisti di muoversi in Siria, circa 60 persone sarebbero state uccise. Alcuni giornalisti, tra cui Daniele Raineri del Foglio, hanno definito il massacro di Banias una vera e propria “pulizia etnica”, e hanno pubblicato su Twitter immagini e video molto forti che testimonierebbero l’immensità delle violenze commesse.

Secondo Bridget Kendall, corrispondente diplomatica della BBC, le dichiarazioni di Del Ponte potrebbero creare diversi problemi anche sul fronte della diplomazia internazionale: per esempio, potrebbero complicare la visita a Mosca del segretario di Stato americano, John Kerry, programmata per martedì 7 aprile e pianificata anche per trovare una soluzione condivisa tra Stati Uniti e Russia sulla guerra civile in Siria.

Carla Del Ponte è stata anche procuratore capo del Tribunale Penale Internazionale per l’ex Jugoslavia dal 1999 al 2007 e ambasciatrice svizzera in Argentina dal 2008 al 2011.