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  • Giovedì 21 marzo 2013

Alcatraz

La storia e le foto del carcere più famoso del mondo, che chiuse 50 anni fa, di quelli che ci sono passati e di quelli che provarono a scappare

Il 21 marzo del 1963, cinquant’anni fa, chiuse per sempre il penitenziario federale di Alcatraz, la prigione più famosa della storia americana e una delle più famose del mondo per aver ospitato, tra gli altri, il celebre gangster Al Capone. La storia della prigione si intreccia con quella dell’isola: una piccola isola rocciosa di circa 9 ettari (0,09 km quadrati) che si trova nella baia di San Francisco, in California, a 2,4 chilometri dalla costa della città. Tra il 1934 e il 1963 fu la sede di questa prigione federale unica nel sistema carcerario americano, ma nella sua storia c’entrano anche gli spagnoli, la corsa all’oro e gli indiani americani.

Esploratori spagnoli e cercatori d’oro
Gli esploratori spagnoli arrivarono nell’area nel 1769, quando sulle coste davanti all’isola vivevano circa diecimila persone appartenenti a due tribù indiane principali: i Miwok e gli Ohlone. Sei anni più tardi il comandante Juan Manuel de Ayala passò diverse settimane ad esplorare in nave la baia che era stata dedicata molti anni prima a san Francesco d’Assisi. Ayala descrisse un’isola arida e rocciosa e la chiamò “la isla de los alcatraces”, ovvero “isola degli uccelli marini”. Non è molto chiaro se, tra le tre isole della baia, Ayala avesse dedicato agli alcatraces (l’esatta traduzione dallo spagnolo dell’epoca è controversa) proprio l’odierna Alcatraz.

L’intera California divenne un possedimento degli Stati Uniti molti anni più tardi, nel 1848, al termine della guerra contro il Messico. Il trattato venne firmato il 2 febbraio: una settimana prima, il 24 gennaio, vennero scoperti i primi giacimenti di oro ai piedi della Sierra Nevada, poche decine di chilometri nell’interno. Grazie alla corsa all’oro californiana, l’allora minuscolo insediamento di San Francisco – che era chiamato così solo da pochi anni, mentre prima si chiamava “Yerba Buena” – passò da poche centinaia di abitanti a oltre 35 mila in soli tre anni.

La storia di Alcatraz si intreccia con quella della corsa all’oro: i cercatori arrivavano a migliaia, molti in nave, e molte navi naufragavano sulle rocciose coste dei dintorni di San Francisco. Si decise allora di costruire un faro, il primo dell’intera costa occidentale degli Stati Uniti: la luce, visibile a decine di chilometri di distanza, venne accesa il primo giugno del 1854.

Ma una posizione così strategica come quella dell’isola di Alcatraz non poteva che interessare all’esercito, che all’interno di grandi operazioni di fortificazione dell’intera baia costruì anche un forte ad Alcatraz. Il forte fu completato nel dicembre del 1859 e, quando due anni dopo scoppiò la guerra civile, Alcatraz aveva anche l’altro primato del più grande forte militare a ovest del Mississippi. Un forte inutile, a conti fatti, dato che le sue decine di cannoni non spararono mai in battaglia.

In questi anni Alcatraz incontrò il suo destino: l’esercito cominciò a mandare soldati condannati per reati militari al forte nei primi anni Sessanta dell’Ottocento. Visto che di guerre, da quelle parti, non se ne combattevano più, la struttura sull’isola diventò sempre più importante come prigione militare e sempre meno come fortificazione. La conversione definitiva in prigione militare avvenne nel 1907, quando dall’isola vennero rimossi i cannoni: gran parte degli edifici che sorsero dopo – compresa The Rock, come divenne celebre la prigione di Al Capone, eretta tra il 1909 e il 1911 – vennero costruiti dai prigionieri stessi.

La prigione di Al Capone
I soldati rimasero sull’isola fino al 1933 e l’anno dopo l’esercito cedette l’isola, forte incluso, al Bureau of Prisons, l’amministrazione federale statunitense che si occupava (e occupa) delle prigioni. Il BOP dimostrò che aveva le idee chiare di che cosa farsene della vecchia isola degli uccelli marini, costruendoci una prigione modernissima e di massima sicurezza. Erano gli anni d’oro della criminalità americana: il Proibizionismo era appena finito ma i gangster che erano diventati potenti durante quegli anni erano rimasti, e il governo degli Stati Uniti doveva far vedere che contro il crimine faceva sul serio. Nei poco meno di trent’anni di carriera, Alcatraz diventò la più famosa prigione degli Stati Uniti.

Nessun giudice americano poteva ordinare che un condannato finisse ad Alcatraz: il dubbio onore era riservato ai detenuti più pericolosi o più difficilmente gestibili del sistema penitenziario federale. Era la prima prigione che univa il massimo della sicurezza alle minime condizioni positive per i detenuti, quella che oggi viene chiamata una prigione “super max” (oggi l’unica super max degli Stati Uniti è ADX Florence, in Colorado). Il duro regime carcerario di Alcatraz era inteso come una punizione temporanea, fino a quando il BOP non decideva che era possibile trasferire di nuovo i prigionieri in altre strutture. La durata media di permanenza ad Alcatraz era di cinque anni.

I prigionieri più celebri furono Al Capone, che ci rimase dal 1934 al 1939, l’altro celebre gangster del Proibizionismo George Kelly detto “Machine-Gun”, Alvin Karpis (il primo “Nemico pubblico n° 1” degli Stati Uniti) e Robert Stroud, detto “l’ornitologo di Alcatraz” perché durante i 17 anni in cui ci rimase si dedicò all’osservazione degli uccelli (in particolare dei canarini). La sua storia è diventata famosa anche per il film in cui Stroud è interpretato da Burt Lancaster. In totale, 1576 detenuti passarono parte della loro pena ad Alcatraz. Durante i ventinove anni di attività ci furono cinque suicidi e otto uccisi da altri detenuti. Sull’isola non venne mai eseguita nessuna condanna a morte.

La vita ad Alcatraz
Alcatraz era una prigione dura. Anche se la popolazione carceraria non raggiunse mai la capienza massima di 336 detenuti (mediamente ce n’erano circa una cinquantina in meno) e se ogni detenuto aveva una cella personale (di 1,5mx3,7m di superficie, con le 36 celle di isolamento leggermente più grandi), qualsiasi cosa oltre al cibo, ai vestiti e alle cure mediche doveva essere guadagnato attraverso la scrupolosa osservanza delle regole interne. Tra i “privilegi” da guadagnare c’erano anche le visite dei parenti (una al mese), il lavoro e l’accesso alla biblioteca della prigione. Fino alla fine degli anni Trenta vigeva anche il divieto assoluto di comunicazione tra i detenuti, tranne durante l’ora d’aria e i pasti, la cosiddetta “regola del silenzio”. Nonostante questo, Alcatraz era famosa perché il cibo era tra i migliori di tutto il sistema carcerario e i detenuti apprezzavano particolarmente il fatto che tutte le celle fossero singole.

La prigione di Alcatraz, isolata nella baia a circa due chilometri dalla riva, era famosa anche perché fuggire era impossibile. Le forti correnti della baia, le maree e la temperatura gelida dell’acqua (in media intorno ai 10 °C) rendevano la traversata a nuoto molto difficile, anche se molte persone (inclusi alcuni bambini) ci sono riuscite nel corso degli anni. Ad ogni modo, parecchi detenuti ci provarono lo stesso: per la precisione, 36 in quattordici tentate evasioni (due persone ci provarono due volte), una ogni due anni circa. Una rivolta nel 1946, la cosiddetta “battaglia di Alcatraz”, venne risolta solo con l’arrivo dei marines. Ventitré persone vennero riprese, sei morirono perché le guardie spararono durante le loro evasioni e altre due annegarono. Cinque scomparvero senza lasciare traccia.

Tre di questi furono i protagonisti di uno dei tentativi di evasione più spettacolari, quello del giugno del 1962, reso celebre dal film di Clint Eastwood Fuga da Alcatraz. Frank Morris e i due fratelli John e Clarence Anglin scomparvero dalle loro celle e non vennero mai più ritrovati, dopo aver messo in atto un intricato piano che prevedeva l’allargamento dei condotti di aerazione (da cui fuggirono i tre), false superfici per nasconderlo e la costruzione di finte teste umane da mettere tra le coperte dei letti in modo che la fuga non venisse scoperta subito. Dei tre uomini non si seppe più nulla, nonostante le ricerche: la cosa più probabile, però, è che siano affogati nell’acqua della baia.

Oltre ai detenuti, vivevano sull’isola circa altri trecento civili, tra cui diverse famiglie delle guardie carcerarie. La prigione venne chiusa nel 1963 dall’allora procuratore generale degli Stati Uniti, a causa dei costosissimi lavori di manutenzione necessari alla struttura e per i costi “ordinari” di gestione, che erano circa il triplo di quelli delle altre prigioni federali. Per fare solo un esempio, tutta l’acqua potabile doveva essere portata sull’isola in barca, così come il cibo e il carburante. Gli ultimi detenuti lasciarono l’isola il 21 marzo 1963, destinati alla nuova prigione di massima sicurezza di Marion, in Illinois.

Dopo la prigione
La storia di Alcatraz, però, non finì con la chiusura. Qualche anno dopo e l’abbandono di fatto dell’isola, nel novembre 1969, un gruppo di indiani americani tornarono sull’isola e la dichiararono “territorio indiano”, un’azione di protesta per portare l’attenzione dell’opinione pubblica sulle difficili condizioni dei nativi americani negli Stati Uniti. L’occupazione diventò famosa in tutto il mondo, ma il leader del gruppo, Richard Oakes (un giovane studente Mohawk, che la stampa ribattezzò “il sindaco di Alcatraz”) lasciò l’isola all’inizio del 1970 quando la sua figliastra morì a causa di una caduta sull’isola. Un gruppo di famiglie continuò l’occupazione, che venne definitivamente sgomberata dalle autorità federali nel giugno del 1971.

Nel 1972 l’area di Alcatraz entrò a far parte del Golden Gate National Recreation Area, un grande parco naturale nella baia di San Francisco. L’anno successivo iniziarono le visite turistiche sull’isola. Oggi Alcatraz è un’area naturale particolarmente importante per le rare piante che ci crescono e le migliaia di uccelli che ci nidificano. Due webcam riprendono 24 ore su 24 la vista dall’isola, che ogni anno è visitata mediamente da 1,3 milioni di persone.