• Italia
  • Mercoledì 20 marzo 2013

La Sicilia abolirà le province?

La maggioranza che sostiene il governatore Crocetta ha approvato la decisione che comporterà un cospicuo risparmio e la creazione di "consorzi di Comuni"

L’Assemblea Regionale Siciliana (ARS) ha dato una prima approvazione, nella serata di ieri, a un decreto di legge con cui il governo regionale aveva proposto l’abolizione delle province siciliane. Il voto finale dell’ARS è previsto per mercoledì pomeriggio.

Il provvedimento si chiama “Norme transitorie per l’istituzione dei consorzi di Comuni” ed era stato approvato con una delibera della Giunta regionale il 6 marzo scorso: il testo del disegno di legge è brevissimo, una paginetta e tre soli articoli, e stabilisce che entro sei mesi la Regione si dovrà dotare di una legge più organica in cui verranno stabiliti nel dettaglio modalità e funzionamenti dei “consorzi di Comuni” che sostituiranno integralmente le province.

La Sicilia, in quanto regione a statuto speciale (la più antica e la più autonoma di tutte in materia legislativa) era rimasta esclusa dalla riforma del governo Monti che, il 31 ottobre del 2012, aveva approvato un decreto legge che riduceva da 86 a 51 le province italiane nelle regioni a statuto ordinario. Il ministro della Pubblica Amministrazione aveva detto che sulle regioni a statuto speciale si sarebbe intervenuto successivamente.

Poi, con le dimissioni del governo Monti a fine 2012, la riforma delle province nazionale si è di fatto bloccata. La riduzione da 86 a 51 è saltata perché il Parlamento non ha convertito il relativo decreto legge, mentre l’abolizione delle assemblee provinciali, che sarebbe dovuta partire dal primo gennaio 2013, è stata rinviata di un anno. Al momento si dubita che entrerà in vigore veramente nel prossimo futuro, anche perché la riforma lasciava aperte diverse questioni e in primo luogo quella, molto delicata, delle competenze rimaste alle province (su cui si era già intervenuti in modo assai poco chiaro con il “decreto salva-Italia” di fine 2011).

La Sicilia ha fatto il primo passo verso una riforma che sarebbe più radicale di quella che aveva in programma il governo Monti, stabilendo la totale abolizione delle province. Il potere di intervenire sulle province è garantito dallo Statuto regionale siciliano, all’articolo 14, dove viene data alla regione la possibilità di intervenire sul “regime degli enti locali”.

Le prossime elezioni provinciali, in programma per il 26 e il 27 maggio per la provincia di Palermo, saranno quindi annullate. I nove enti provinciali della regione (Agrigento, Caltanissetta, Catania, Enna, Messina, Palermo, Ragusa, Siracusa e Trapani) verranno commissariati ed entro il 31 dicembre di quest’anno saranno sostituiti, con una nuova legge, da “liberi consorzi di Comuni”, i cui rappresentanti saranno eletti dai sindaci – probabilmente tra i consiglieri comunali – e non più con votazione popolare diretta.

Gli articoli e gli emendamenti del decreto di legge sono stati approvati con 53 voti favorevoli (Partito Democratico, Movimento 5 Stelle, UdC e Lista Crocetta) e 28 voti contrari. Il voto per l’approvazione finale del provvedimento è stato rimandato al giorno successivo.

Il governatore siciliano Rosario Crocetta, eletto a ottobre 2012, ha spiegato che con l’abolizione delle province la Sicilia risparmierà «circa 100 milioni di euro l’anno»: la stima sembra un po’ generosa, dato che secondo le stime di Crocetta se ne risparmieranno circa 10 milioni l’anno per gli stipendi, altri 50 milioni per «attività istituzionali» e il rimanente grazie a «le società partecipate e i debiti che accumulano». Nella relazione del governo che introduce il disegno di legge in discussione oggi, il risparmio per le casse della Regione è stimato in oltre 50 milioni di euro l’anno una volta che la riforma sarà entrata a regime. Nel bilancio di previsione 2012, le spese correnti della regione Sicilia sono state di circa 15 miliardi di euro.