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  • Mercoledì 20 febbraio 2013

Conseguenze inaspettate dello scandalo sulla carne di cavallo

Per esempio: molta gente in Germania si è incuriosita e ha deciso di assaggiarla, racconta lo Spiegel

A picture taken on February 15, 2013 shows a horsemeat butcher in Roubaix, northern France. AFP PHOTO PHILIPPE HUGUEN (Photo credit should read PHILIPPE HUGUEN/AFP/Getty Images)
A picture taken on February 15, 2013 shows a horsemeat butcher in Roubaix, northern France. AFP PHOTO PHILIPPE HUGUEN (Photo credit should read PHILIPPE HUGUEN/AFP/Getty Images)

La scoperta della presenza di carne di cavallo – non dichiarata in etichetta, e in qualche caso contaminata da sostanze nocive – negli hamburger e in alcuni prodotti surgelati finiti sugli scaffali di centinaia di supermercati ha scosso i consumatori di molti paesi europei. Ma ha anche suscitato un certo interesse per la carne equina, come ha raccontato allo Spiegel Uwe Poggensee, proprietario di una storica macelleria equina ad Amburgo. Intervistato dal settimanale tedesco, Poggensee ha affermato che «tutto il clamore del caso ha effettivamente avuto solo effetti positivi per noi», aggiungendo che negli ultimi giorni decine di nuovi clienti sono entrati nel suo negozio, curiosi di assaggiare la carne di cavallo, e che si tratta di una tendenza di cui si sono accorti anche altri esercenti tedeschi.

In passato la carne di cavallo veniva ottenuta soltanto da animali sportivi a fine carriera: oggi viene appositamente prodotta e commercializzata anche a partire da animali più giovani, e anzi i due circuiti – sportivo e alimentare – seguono in teoria percorsi completamente diversi. La carne di cavallo rimane però un prodotto a limitata diffusione, soprattutto per motivazioni storiche, culturali e religiose. In origine era prodotta e mangiata soprattutto dalle popolazioni cosiddette barbare del Nord Europa, che usavano i cavalli anche nei loro riti pagani. Per questo motivo la Chiesa condannò duramente il suo consumo, anche se il divieto non fu mai veramente predicato e applicato nei paesi cristiani del Sud Europa, al contrario dei paesi del Sud America, dove i missionari cattolici vietarono il consumo di carne equina (e ancora oggi è molto raro trovarla, da quelle parti). Dopo la Seconda guerra mondiale il consumo di carne equina crebbe un po’ ovunque, soprattutto per la carenza di altri tipi di carne e per le sue proprietà nutritive (ha un altissimo contenuto di ferro).

Nei paesi musulmani il consumo di carne equina non è né incoraggiato né vietato, solamente sconsigliato, mentre è vietato esplicitamente dalla religione ebraica. La carne equina costituisce un tabù (e produce una forte ripugnanza verso chi la consuma) anche nei paesi di lingua anglosassone o di dominazione inglese (Inghilterra, Stati Uniti, India, Australia) dove il cavallo è sempre stato considerato un animale d’affezione o da competizione, al pari di un cane. Per questo motivo lo scandalo dei prodotti contaminati con carne di cavallo è molto sentito soprattutto in Inghilterra e in Irlanda.

Al contrario in Italia, Francia, Belgio, Polonia, Ungheria, Russia, Germania, Giappone, Mongolia, Canada e in alcuni paesi del Sud America il consumo di carne di cavallo è largamente diffuso. L’Italia nel 2008 ha importato l’84 per cento dei cavalli movimentati nell’Unione Europea, diventando il paese con il più alto consumo di carni equine, seguito dalla Francia. I più grandi esportatori di cavalli da macello in Europa sono la Polonia e la Romania, da dove pare sia arrivata la carne equina che ha contaminato i prodotti sequestrati nelle ultime settimane.