Pacchi, uova e galline

Paolo Legrenzi spiega su Repubblica come la scelta in "Affari tuoi" sia esemplare di molte cose, e come abbiamo paura di perdere più che voglia di vincere

A chicken cracks an egg at chicken farm in the former Israeli settlement of Rafah Yam which was dismantled in 2005, close to Rafah, in the southern Gaza Strip on June 09, 2011. The eggs are for internal consumption in the Hamas-run Palestinian coastal territory. AFP PHOTO/ SAID KHATIB (Photo credit should read SAID KHATIB/AFP/Getty Images)
A chicken cracks an egg at chicken farm in the former Israeli settlement of Rafah Yam which was dismantled in 2005, close to Rafah, in the southern Gaza Strip on June 09, 2011. The eggs are for internal consumption in the Hamas-run Palestinian coastal territory. AFP PHOTO/ SAID KHATIB (Photo credit should read SAID KHATIB/AFP/Getty Images)

Su Repubblica di mercoledì Paolo Legrenzi ha spiegato con degli esempi familiari un po’ di questioni che riguardano – detto in estrema sintesi – l’eterno dilemma dell’uovo oggi o la gallina domani (o lascia o raddoppia): la principale delle quali è la nostra inclinazione a correre rischi solo se spronati dall’eventualità di una perdita piuttosto che da quella di un guadagno.

Le versioni televisive sono tante, ma la struttura del gioco è sempre la stessa, ed è semplice. Ci sono dei premi in denaro, grandi e piccoli (tipicamente da mezzo milione a pochi euro), e molti pacchi. Il concorrente apre un pacco alla volta. Via via che si va avanti nel gioco, le possibilità si riducono. Immaginiamo che, alla fine, un concorrente sia rimasto con due pacchi. Uno contiene 200mila euro e l’altro è vuoto. Il concorrente, non sapendo dov’è il premio, deve affrontare un dilemma. Continuare e aprire ancora un pacco, sperando che sia quello con 200mila euro, oppure abbandonare il gioco, accontentandosi di una cifra sicura offerta dal presentatore. Ho detto accontentarsi perché la cifra offerta è sempre inferiore a quella che si otterrebbe giocando molte volte. In questo esempio si tratta esattamente di 100mila euro. Giocando più volte, infatti, una volta si vincono 200mila euro, e una volta non si vince nulla, ottenendo in media 100mila euro. È questo il prezzo “giusto” della scommessa che facciamo sull’immediato futuro. E tuttavia i concorrenti sanno che possono giocare una sola volta, e non per mille sere di fila. Succede così che le persone tendono a preferire una vincita sicura, per esempio 65mila euro, rispetto a una possibilità su due di vincerne 200mila.
Il concorrente sa già a che cosa gli servono quei 65mila euro. Certo, se vincesse un premio tre volte maggiore, potrebbe fare più cose, ma non vuole correre il rischio, ben più grave, di restare a secco. Questo risultato è ovvio. L’unico brivido, ed è quello su cui si basa il gioco, consiste nel constatare di quanto può scendere la cifra sicura, quella di cui il concorrente si accontenta. Voi che cosa fareste, nel caso appena descritto, se vi offrissero 50mila euro sicuri, cioè la metà del prezzo giusto giocando molte volte? Sarebbero sufficienti per smettere e tornare a casa senza rimpianti? E se fossero solo 20mila?

(leggi per intero sul blog Foglia nuova)

Foto: SAID KHATIB/AFP/Getty Images