I corpi di Body Worlds arrivano da?

Il comune di Milano conferma che la mostra dei cadaveri "plastificati" resterà aperta, nonostante chi dice - senza prove - che siano corpi di condannati a morte cinesi

Giovedì 31 gennaio il Comune di Milano ha confermato che “Body Worlds”, la mostra che espone cadaveri umani con una particolare tecnica che consente di vederne i particolari anatomici, non sarà chiusa anticipatamente e proseguirà come previsto fino al prossimo 17 febbraio. Nei giorni scorsi un gruppo di persone aveva firmato un appello indirizzato al sindaco della città, Giuliano Pisapia, chiedendo la chiusura immediata della mostra, definita un “abominio”.

La lettera al sindaco era stata firmata da diverse personalità tra cui l’ex senatore della Margherita Nando dalla Chiesa, l’ex senatore dei Verdi Fiorello Cortiana, il pittore Stefano Levi Della Torre e l’ex parroco della zona di via Padova don Piero Cecchi. Come spiegava Maurizio Giannattasio sul sito del Corriere della Sera mercoledì 30 gennaio, l’appello faceva riferimento ad alcuni articoli circolati negli ultimi anni sulla mostra in cui era stata messa in dubbio la provenienza dei cadaveri, con illazioni sulla possibilità che fossero stati ottenuti per vie illecite e senza una regolare donazione, certificata dalle persone coinvolte quando erano ancora in vita.

Non è la prima volta che Body Worlds viene accusata di utilizzare corpi derivanti da una sorta di traffico nero – mai provato – di cadaveri in paesi come la Cina e in alcuni degli Stati che un tempo facevano parte dell’Unione Sovietica. Gli organizzatori della mostra, che è ormai un vero e proprio marchio con all’attivo decine e decine di esposizioni in tutto il mondo, ha sempre respinto le accuse mostrando carte e documenti che attestano l’effettiva regolarità delle donazioni dei corpi.

La plastinazione, cioè la tecnica utilizzata da Body Worlds, fu inventata e brevettata dall’anatomopatologo tedesco Gunther von Hagens tra il 1977 e il 1978. Per anni questo processo fu utilizzato per conservare piccole porzioni di tessuto, poi von Hagens perfezionò notevolmente il sistema in modo da portelo utilizzare per intere parti del corpo umano e di altri animali. Per la plastinazione completa di un cadavere umano sono necessarie oltre 1500 ore di lavoro. Il corpo viene trattato in tempi rapidi dopo il decesso con la formalina, un battericida che serve per uccidere i microorganismi che causano la decomposizione dei tessuti. In un secondo momento si procede alla dissezione per preparare e mettere in evidenza le parti del corpo che saranno esposte. Quando questa procedura è terminata, si realizza un bagno nell’acetone per rimuovere dal corpo acqua e tessuti grassi solubili, che non consentirebbero una corretta e duratura conservazione.

Dopo queste fasi preparatorie, il cadavere viene sottoposto alla cosiddetta “impregnazione forzata”: all’interno di contenitori sigillati si sostituisce l’acetone con il silicone, che penetra nelle cellule e le “plastifica”. Il cadavere in questa fase può essere ancora modellato e gli si fa assumere una determinata posizione, aiutandosi con spaghi, mollette, aghi, tiranti e sostegni. Si attende poi che il cadavere si “asciughi” e che quindi si indurisca. Questo ultimo passaggio richiede diversi giorni per essere completato e molto dipende dai polimeri di silicone utilizzati per la plastinazione.

Mantenendo praticamente intatti i tessuti, il sistema consente di mostrare con estremo realismo l’anatomia del corpo umano, in pratica tutte le cose che abbiamo nascoste sotto la nostra pelle dai muscoli agli organi interni passando per il sistema circolatorio. I cadaveri sono di solito mostrati interi, ma privati della pelle e dell’apparato scheletrico, oppure a pezzi per illustrare la struttura e il funzionamento di particolari apparati. La tecnica permette anche di mostrare e mettere in evidenza l’intricatissimo ed esteso sistema di vasi sanguigni del corpo umano, dalle vene e le arterie più grandi fino ai capillari più piccoli con diametro paragonabile a quello di un capello.

Grazie alla qualità dei modelli esposti e a una notevole capacità di marketing, Body Worlds è diventata una delle mostre più visitate al mondo e nel corso degli anni sono nate diverse sue imitazioni. L’organizzazione che se ne occupa lavora costantemente per distinguersi dalle imitazioni e per dimostrare di essere in regola, sia con le leggi dei singoli Stati che regolamentano l’uso di cadaveri a scopi scientifici e divulgativi, sia con le registrazioni delle donazioni spontanee dei corpi che saranno trattati alla morte dei volontari.

Per sottrarsi alle critiche e mantenere un certo grado di trasparenza, Body Worlds gestisce e organizza un programma di donazione dei corpi con regole molto restrittive. Al programma possono aderire solamente persone adulte con più di 18 anni, che dichiarano di volere donare il loro corpo all’organizzazione che lo userà poi per realizzare gli esemplari per le mostre. Body Worlds espone anche cadaveri di donne che erano incinte e feti: in questo caso si tratta di solito di corpi appartenuti a università e centri di ricerca medica, che li avevano utilizzati per i loro studi.

L’appello inviato al sindaco di Milano faceva riferimento, più o meno esplicitamente, ad alcune inchieste giornalistiche condotte in passato su Body Worlds. Tra le più famose c’è quella del 2004 del giornale tedesco Der Spiegel, che pubblicò un articolo ipotizzando che alcuni dei corpi per le mostre fossero di persone uccise in seguito a una condanna a morte in Cina. Von Hagens disse che non poteva affermare con certezza che si trattasse di cadaveri di persone condannate a morte e, per precauzione, dispose la restituzione dei corpi. Il responsabile dell’organizzazione disse ai suoi referenti in Cina che non era accettabile l’utilizzo di corpi di persone condannate a morte. Si parlò anche di corpi provenienti dal Kirghizistan nell’Asia centrale, ma Von Hagens pubblicò una lunga relazione per smentire la notizia.

I responsabili della mostra organizzata a Milano hanno risposto alle accuse contenute nella lettera inviata a Pisapia spiegando che:

Le mostre Body Worlds si basano su un unico programma di donazione del corpo certificato. Il programma – iniziato nel 1982 – è dal 1993 amministrato dall’Istituto per la Plastinazione di Heidelberg. I corpi plastinati esposti nelle mostre Body Worlds provengono tutti dal programma di donazione. Il numero maggiore di donatori (circa 11700) proviene dalla Germania, nove sono italiani. I corpi plastinati non provengono dalla Cina (attualmente c’è un unico donatore cinese iscritto nel registro) e non hanno alcuna connessione con gli abusi commessi contro i praticanti del Falung Gong.

Attualmente il programma conta complessivamente 13mila donatori volontari e 1100 di questi sono già deceduti: «Ogni donatore ha dato il proprio esplicito consenso affinché dopo la morte il proprio corpo venisse utilizzato per la divulgazione medica e scientifica tanto dei professionisti quanto del pubblico, attraverso le mostre Body Worlds».

Nel corso degli anni le polemiche su Body Worlds hanno a volte interessato altre mostre, realizzate da altre organizzazioni e che non hanno nulla a che fare con il progetto di von Hagens. In alcuni casi Body Worlds ha dovuto avviare cause legali per tutelare la propria immagine ed evitare che fosse confusa con altre esposizioni ritenute di imitazione. In seguito alle polemiche sull’origine dei cadaveri usati nelle mostre, nel 2004 Body Worlds ha chiesto al California Science Center, storico museo scientifico di Los Angeles, di condurre uno studio sui risvolti etici dell’iniziativa.

I responsabili della commissione del museo hanno eseguito diversi controlli incrociati tra i certificati di morte e i documenti delle donazioni, verificando la presenza delle necessarie corrispondenze e dei requisiti legali alla base delle stesse donazioni. Per motivi di privacy e per garantire l’anonimato dei partecipanti al progetto, l’identità dei donatori non viene mai rivelata e non viene mai messa in relazione con corpi utilizzati da Body Worlds nelle proprie esposizioni in tutto il mondo.