Le candidature multiple di FLI e UdC

Un'analisi sull'uso creativo di uno degli aspetti più controversi della legge elettorale, da parte dei partiti di Fini e Casini

Una delle caratteristiche dell’attuale legge elettorale è quella, molto criticata, di consentire le pluricandidature: cioè che lo stesso candidato sia presente in diverse circoscrizioni elettorali (che sono 27 a livello nazionale). Per fare un esempio, la legge permette teoricamente a una sola persona di essere al primo posto nelle liste di tutta Italia: poi l’eletto sceglierà una sola circoscrizione e rinuncerà all’elezione nelle altre 26, facendo subentrare il primo dei non eletti e così via. Scegliendo dove essere eletto, il capolista decide di fatto in totale autonomia chi portare con sé in Parlamento.

Un articolo di Federico De Lucia sul sito del CISE (Centro Italiano Studi Elettorali) dell’università LUISS ha fatto qualche osservazione interessante sulla composizione delle liste di Futuro e Libertà e dell’UdC, partendo dal presupposto che alle prossime elezioni la coalizione Monti-FLI-UdC prenda il 15 per cento, come affermano oggi i sondaggi. In particolare, l’incertezza del risultato e le basse percentuali dei due partiti nei sondaggi portano a un uso molto raffinato del sistema delle pluricandidature: “La misura d’uso delle pluricandidature è inversamente proporzionale alla misura di consenso prevista per un certo partito”. Pochi candidati, solitamente parlamentari uscenti, sono candidati in molte circoscrizioni, in modo da aumentare la possibilità di elezione. Nel caso dell’UdC, 24 parlamentari su 42 verranno ricandidati, e anche FLI ha composto le liste in modo da portare in parlamento praticamente solo parlamentari uscenti (in questo caso, Fini è capolista dappertutto).

In un precedente articolo, si è dato conto della composizione politica di due delle quattro liste montiane che i prossimi 24 e 25 febbraio si presenteranno agli elettori: in particolare abbiamo analizzato la lista Scelta Civica, presentata alla Camera dei Deputati come espressione esclusiva del mondo di associazioni politiche e culturali extraparlamentari che ha scelto di supportare il Presidente del Consiglio uscente, e la lista unica che tali associazioni hanno presentato con UDC e FLI per il Senato della Repubblica. Ora che sono state rese note, possiamo dar conto anche della composizione delle altre due liste che la coalizione presenterà alla Camera: quelle, prettamente partitiche, di UDC e FLI.

Come già si è detto altrove, la nostra simulazione ipotizza che lo schieramento centrista ottenga un cifra complessiva del 15%, suddiviso in un 10% alla lista civica e in un 5% complessivo alle due liste partitiche (i sondaggi parlano in particolare di un UDC al 3,5-4% e un FLI all’1-1,5%). Ricordiamo che alla Camera la soglia di sbarramento è del 2%, ma è prevista una deroga per la prima lista che, in ogni coalizione, si collochi al di sotto si tale quota di consenso: entrambe le liste in questione, dunque, otterranno l’accesso alla rappresentanza. In particolare, la nostra simulazione assegna all’UDC 16-18 deputati, e a FLI 5-7 deputati.

Purtroppo, quando si scende a livelli di consenso così bassi, diviene abbastanza difficile sapere in anticipo dove scatteranno le posizioni eleggibili. Può essere interessante però far notare come anche i vertici dei partiti in questione siano immersi in questa situazione di incertezza. Questo appare evidente nell’uso che essi hanno fatto di uno degli strumenti più caratteristici, e più controversi, dell’attuale legge elettorale: le pluricandidature.

La classe dirigente dei due partiti appare fortemente proiettata alla soddisfazione di un solo interesse: la propria rielezione. In un contesto in cui i posti in palio sono pochi, e in cui non si sa dove essi scatteranno, l’unico modo per avere la certezza ex ante dell’elezione è candidarsi in un numero maggiore di circoscrizioni. La misura d’uso delle pluricandidature è pertanto inversamente proporzionale alla misura di consenso prevista per un certo partito. Nella lista dell’UDC, 8 candidati occupano in tutto 26 posizioni eleggibili. Nelle lista di FLI le pluricandidature sono addirittura molteplici: Fini è capolista ovunque e sono ben 11 i parlamentari uscenti che hanno ottenuto almeno una doppia candidatura (Italo Bocchino e Roberto Menia ne hanno ottenute 5, Fabio Granata 3).

(continua a leggere sul sito del CISE)

Foto: FILIPPO MONTEFORTE/AFP/Getty Images