• Italia
  • Domenica 13 gennaio 2013

Costa Concordia, un anno dopo

Le ultime foto, i video e tutto quello che c'è da sapere sulla più grande nave passeggeri di sempre ad affondare, in 10 punti

Un anno fa la nave da crociera Costa Concordia affondò dopo aver urtato alcuni scogli a largo dell’Isola del Giglio, in Toscana. Morirono 32 persone e due dei corpi non vennero mai ritrovati. A un anno di distanza riassumiamo per punti la storia del più grande affondamento di una nave passeggeri della storia.

1. La nave
La Costa Concordia era una nave da crociera costruita da Fincantieri a Sestri Ponente per conto di Costa Crociere, una società di proprietà della statunitense Carnival Corporation. Venne varata il 2 settembre 2005 e compì la sua crociera inaugurale il 9 luglio 2006. La Concordia era lunga 290 metri e larga 35. Aveva 13 ponti, 1.100 persone di equipaggio e la capacità di ospitare fino a 3.780 passeggeri. Il giorno del varo, la bottiglia che viene tradizionalmente lanciata contro lo scafo non si ruppe, un segno di sventura per la tradizione marinara.

Per avere un’idea delle dimensioni della Costa Concordia, basta pensare alla Allure of the Seas, la più grande nave da crociera al mondo, che è lunga 361 metri, alta 72 e larga 60, ed è in grado di portare fino a 6.400 passeggeri. Il Titanic era lungo circa 270 metri, alto 53 metri e largo 28 metri, dunque poco meno della Costa Concordia. Per restare ai record navali, la più grande superpetroliera mai costruita era lunga più di 450 metri ed era larga 70. La Costa Concordia è stata la prima nave della classe “Concordia”, composta in tutto da altre quattro navi gemelle (la Serena, la Pacifica, la Favolosa, la Fascinosa). La Costa Concordia è stata la più grande nave passeggeri della storia a fare naufragio.

2. La rotta
La Costa Concordia aveva lasciato, poco dopo le 18 del 13 gennaio, il porto di Civitavecchia per iniziare una crociera di 7 giorni che l’avrebbe portata a Savona, Marsiglia, Barcellona, Palma, Cagliari, Palermo e infine di nuovo a Civitavecchia. Al momento della partenza aveva a bordo, tra passeggeri ed equipaggio, 4.229 persone. Secondo i piani di navigazione, nella notte del 13 gennaio la nave avrebbe dovuto procedere a poca distanza e parallela alla costa tirrenica, fino a Savona. Quando la nave arrivò all’altezza del promontorio dell’Argentario, però, cambiò rotta, virando ad est e dirigendosi verso l’Isola del Giglio, che si trova a circa 20 chilometri dal promontorio.

3. Il comandante e l’equipaggio
Il comandante della nave era Francesco Schettino, 52 anni, nato a Meta di Sorrento, in provincia di Napoli. Schettino, dopo aver frequentato l’istituto nautico “Nino Bixio” di Piano di Sorrento, lavorò per Tirrenia, poi per l’Agip Petroli e passando infine, circa 11 anni fa, alla controllata di Carnival Corporation, Costa Crociere. Dopo quattro anni come capitano in seconda, nel 2006 gli viene affidato il comando della Costa Concordia, la nave più nuova e più grande della compagnia. Schettino è stato licenziato da Costa Concordia l’anno scorso, ma i suoi legali hanno fatto ricorso al giudice del lavoro che dovrebbe dibattere la causa nei prossimi mesi.

Ai suoi ordini Schettino aveva un equipaggio di 1.022 persone. Come Schettino, tutti gli ufficiali della nave erano italiani, ma l’equipaggio era composto da circa una ventina di nazionalità diverse. Oltre a 296 filippini c’erano a bordo anche 202 indiani, 170 indonesiani, 12 inglesi, 6 brasiliani, 3 russi e poi colombiani, peruviani, spagnoli, honduregni e cinesi. Una vicenda particolare è quella del timoniere della nave, l’indonesiano Jacob Rusli Bin: è un testimone molto importante nel processo in corso, ma al momento è sparito e i giudici italiani si sono rivolti anche all’Interpol per rintracciarlo.

4. L'”inchino”
Il cambio di rotta compiuto da Schettino e l’avvicinamento all’Isola del Giglio ha reso famoso per tutti “l’inchino”, un rituale che veniva compiuto di frequente dal comandante Schettino e, pare, anche da altre navi. L’inchino era una manovra di abilità: venne inventata nel 1993, da un comandante originario proprio dell’Isola del Giglio, che, durante il viaggio verso Savona, cambiò leggermente la rotta per passare vicino al Giglio e salutare così la sua isola.

Nelle registrazioni sulla scatola nera della nave è possibile sentire Schettino dare gli ordini per prepararsi a effettuare la manovra. «Amm’a fa’ l’inchino al Giglio», aveva detto Schettino già mezz’ora dopo la partenza e la rotta, poco dopo, sarebbe stata modificata di conseguenza. La manovra era prevista dalla compagnia, ma il saluto doveva avvenire, secondo il programma, a cinque miglia dalla costa, in un tratto di mare sicuro e privo di scogli. La rotta scelta dal capitano passava invece a poche centinaia di metri dalla costa. La nave fu messa in una modalità di guida manuale per compiere quell’operazione.

5. Il naufragio
Alle 21,42, poco prima di arrivare davanti a Giglio Porto, la Costa Concordia urtò alcuni scogli situati a circa otto metri sotto il livello del mare, strappandoli dal fondale. In quel momento si trovava a circa 150 metri dalla costa. L’impattò causò uno squarcio di 50 metri nella nave, al termine del quale rimase incastrato un pezzo dello scoglio. Nei giorni successivi vennero ritrovate in fondo al mare le strisce di metallo che erano state strappate via dall’impatto.

Al momento dell’impatto, sul ponte passeggeri venne sentito un forte colpo e l’equipaggio invitò i passeggeri a restare calmi, spiegando che si era trattato di un problema elettrico. Poco dopo i passeggeri vennero invitati a indossare i giubbotti salvagente. In questi minuti arrivarono anche ordini contraddittori e in almeno un video è possibile vedere un ufficiale consigliare ai passeggeri di tornare in cabina. Questo invito potrebbe aver complicato le procedure di evacuazione della nave, intrappolando parecchie persone nelle loro camere in zone della nave difficili da raggiungere.

Nel frattempo, già pochi minuti dopo l’impatto, l’acqua aveva cominciato a sommergere il locale motori e i generatori. Il capo della sala macchine avvertì quasi subito il comandante Schettino: la nave aveva uno squarcio irreparabile che aveva causato la perdita di quasi tutta la sala macchine. La nave a quel punto era dotata soltanto dei generatori di emergenza, che garantivano alcune luci e il funzionamento di alcuni strumenti, mentre continuava a spostarsi in mare soltanto per forza di inerzia.

Nei trenta minuti successivi all’impatto, la nave proseguì verso nord, oltrepassando Giglio Porto e poi tornando indietro: alle 22,10, infatti, invertì la rotta e puntò verso sud, come nel tentativo di avvicinarsi ai fondali più bassi del porto della cittadina – il video dell’equipaggio risale a questi minuti. Un’ora dopo l’impatto, alle 22,40, la nave si trovava ormai ferma, nei pressi di Punta del Gabbiano, sopra un fondale di 20 metri, e inclinata a circa 70°. Meno di un’ora dopo, intorno alle 23,30, secondo gli investigatori, Schettino aveva già abbandonato la nave. Le famose telefonate con il comandante Gregorio de Falco della capitaneria di porto di Livorno – quelle del «Vada a bordo, cazzo!» – avvennero proprio nell’ora successiva. Gli ultimi passeggeri sarebbero riusciti a lasciare la nave soltanto dopo le quattro di mattina.

6. I morti
Nel disastro morirono 32 persone. Vennero recuperati 30 corpi, mentre quelli di un italiano e di un indiano non furono mai ritrovati. Le operazioni di ricerca di eventuali superstiti intrappolati e dei corpi durarono dal 14 al 30 gennaio, complicate in alcuni giorni dal maltempo. I sommozzatori militari e della Guardia Costiera utilizzarono anche cariche esplosive per aprire passaggi nello scafo della nave e procedere alla ricerca.

Una coppia di coreani, appena sposati, e il commissario di bordo – che aveva una gamba rotta – vennero salvati il 14 gennaio. Il 22 febbraio vennero ritrovati altri 5 corpi, portando il totale a 30. Il 31 gennaio le ricerche vennero sospese perché la deformazione dello scafo aveva resto troppo pericoloso per i sommozzatori avventurarsi nella nave.

7. Le indagini
Il processo vero e proprio per il disastro dovrebbe cominciare dopo l’estate, mentre il rinvio a giudizio dovrebbe venire formulato dai pubblici ministeri entro la fine di gennaio. A occuparsi delle indagini è la procura di Grosseto, che già il 18 gennaio 2012 annunciò di aver contestato a Francesco Schettino e al suo primo ufficiale, Ciro Ambrosio, i reati di cooperazione in omicidio colposo plurimo aggravato, abbandono di persone incapaci di provvedere a sé stesse e discesa anticipata dalla nave. Entrambi vennero arrestati subito dopo il disastro e Schettino venne tenuto agli arresti domiciliari fino al 5 luglio.

L’evento più importante nella preparazione del processo è stato finora l’incidente probatorio, organizzato dalla procura al Teatro Moderno di Grosseto. Durante l’incidente sono stati ascoltati numerosi periti, esperti e carabinieri del RIS; sono stati visualizzati i vari documenti video e audio e i dati della scatola nera della nave.

Il 20 dicembre la procura ha chiuso le indagini. Su 11 indagati, la notifica di conclusione delle indagini è stata inviata ad 8 persone, segno che per tre di loro la procura chiederà l’archiviazione. Oltre a Schettino e Ambrosio, tra gli indagati ci sono vari ufficiali della nave: Manrico Giampedroni, Simone Canessa, il timoniere indonesiano Jacob Rusli Bin, Francesco Ursino, Roberto Bosio, Andrea Bongiovanni e Silvia Coronica. Oltre al personale, sono indagati anche tre dirigenti di Costa Crociere: Roberto Ferrarini,  Manfred Ursprunger e Paolo Giacomo Parodi.

8. Il risarcimento
Il 27 gennaio Costa Concordia pubblicò sul suo sito il pacchetto di compensazioni per i passeggeri. Il pacchetto comprendeva un risarcimento di 11 mila euro e il rimborso per il valore della crociera, per le spese sostenute a bordo, per le spese di viaggio per tornare a casa e altri rimborsi ancora. Tutto questo in cambio della rinuncia a ulteriori azioni legali. Circa un terzo dei passeggeri hanno accettato questa forma di compensazione. Costa Crociere ha anche annunciato che alle famiglie dei morti e dei dispersi sono state fatte «offerte individuali».

Un altro accordo è stato raggiunto con alcune centinaia di passeggeri francesi che non avevano accettato il primo accordo. Negli Stati Uniti, intanto, è in corso un’altra causa che vede opposti alcuni passeggeri americani alla Carnival Corporation. In questi giorni si è diffusa la notizia che, per difendersi, la Carnival avrebbe sostenuto che parte, se non tutte, le lesioni e i danni subiti dai passeggeri siano da imputare alla loro negligenza.

9. Il recupero
Questa settimana il ministro Clini ha annunciato che il relitto della Concordia tornerà a galleggiare a settembre e non a primavera, come era stato previsto inizialmente. Il piano per il recupero della Costa Concordia prevede principalmente la stabilizzazione del relitto con sistemi di ancoraggio al fondale, in modo che non scivoli verso il mare aperto, la costruzione di un fondale metallico artificiale su cui sarà poi “appoggiata” la nave, che infine verrà fatta nuovamente galleggiare grazie a una gabbia di 30 cassoni metallici. A quel punto la nave dovrà essere rimorchiata in un porto per lo smaltimento. Ma quello più vicino, il porto di Piombino, non sembra che sarà in grado di accogliere la nave a meno di grossi lavori alle sue infrastrutture, visto che a causa dei cassoni le dimensioni della nave aumenteranno molto.

10. La Costa Crociere oggi
Non si conosce ancora il bilancio di Costa Crociere per il 2012 e l’assemblea della società lo approverà probabilmente a marzo. Le prime stime sull’andamento del mercato, però, non sono pessime. Il 2011 fu un anno di record, quindi un calo di circa il 4% nel 2012 non è ritenuto dagli esperti particolarmente dannoso. Le stime per il 2013 parlano di un ritorno alla crescita del settore di circa il 4,5%. Va sicuramente bene invece la controllante di Costa, Carnival Corporation, che possiede diversi altri marchi oltre a Costa Crociere. Se poco dopo il disastro le sue azioni erano scese sotto i 30 dollari, oggi si scambiano a 37 dollari l’una.