E l’Italia, come la cambiate?

Michele Ainis scrive sul Corriere che finora il dibattito e le proposte concrete di riforma dei candidati alle elezioni sono stati deludenti e incerti

L’editoriale di prima pagina del Corriere della Sera di oggi è firmato dal commentatore e costituzionalista Michele Ainis, che si dice deluso dalla povertà delle spiegazioni sulle riforme per il cambiamento dell’Italia offerte dai candidati alle elezioni.

L’avvio della campagna elettorale? Molte facce, poche idee. E un tema completamente oscurato nel dibattito: la riforma delle istituzioni. Eppure è da lì che occorre ripartire, se vogliamo uno Stato più efficiente e più autorevole. Anzi: se intendiamo restaurare il senso stesso della legalità. Perché non puoi prendere sul serio alcuna legge, se chi governa si mette regolarmente sotto i tacchi la legge più alta. E perché è esattamente questo il destino confezionato dai partiti per la Carta del 1947: non essendo capaci d’aggiornarla, hanno finito per disapplicarla in via di fatto, contrapponendole il fantasma della Costituzione «materiale». Sicché abbiamo in circolo due Costituzioni, ma in realtà nessuna.

Di tanto in tanto, fra un talk-show e una conferenza stampa, salta fuori qualche cenno alla riforma costituzionale. Però si tratta di frasi generiche o allusive, parole che svolazzano nell’aria, come bolle di sapone. Taluno (Grillo) minaccia di demolire l’impianto stesso della Costituzione. Talaltro (Ingroia) vuole conservarne anche le virgole. Altri ancora (Monti, Bersani, Casini) si spingono a promettere una legislatura costituente. Formula infelice: la usò già De Mita durante gli anni Ottanta, senza cavarci poi un ragno dal buco. E oltretutto sbagliata in radice, perché non c’è bisogno di riscrivere daccapo la nostra Carta. C’è bisogno casomai di liberarne l’energia repressa, restituendo quote di sovranità al popolo italiano, come afferma l’art. 1. C’è bisogno d’adeguarne gli strumenti per realizzarne i fini, per sanare la frattura tra lo Stato e i cittadini. C’è bisogno, in breve, di una legislatura costituzionale , anziché costituente.

(continua a leggere sul sito del Corriere della Sera)