Il mancato accordo sul bilancio dell’UE

Perché ieri non è stato approvato e perché è importante anche per l'Italia (c'entra l'agricoltura)

Ieri un vertice di due giorni a Bruxelles tra i leader europei si è concluso senza un accordo sul bilancio di previsione 2014-2020 dell’Unione Europea (in italiano Quadro Finanziario Pluriennale, QFP). Ora è difficile che venga approvato prima dell’inizio dell’anno prossimo. A far fallire il vertice sono stati gli scontri tra quei paesi che chiedevano maggior rigore, Regno Unito e paesi del nord Europa, e chi invece chiedeva maggiori spese da parte dell’Unione, Francia e Italia sopratutto.

Il bilancio presentato giovedì ai 27 capi di stato dal presidente del Consiglio dell’Unione Europea, Herman Van Rompuy, prevedeva una spesa totale di circa mille miliardi di euro per i prossimi sette anni, poco meno dell’ultimo bilancio presentato e respinto dopo un veto del Regno Unito. Al termine della riunione di ieri, Van Rompuy ha dichiarato che il bilancio potrebbe essere ulteriormente tagliato.

Il bilancio di previsione europeo è un piano della durata di sette anni su come saranno spesi i soldi che tutti i paesi Europei versano nelle casse dell’Unione in base al loro Prodotto interno lordo. Il bilancio viene preparato dalla Commissione Europea e presentato al Consiglio dell’Unione Europea, formato da tutti i capi di governo dei 27 paesi membri, per l’approvazione.

Circa metà del bilancio viene speso in investimenti, come il progetto spaziale Galileo, in aiuti alle aree più povere e per finanziare i costi di amministrazione dell’Unione. L’altra metà viene tradizionalmente spesa in aiuti all’agricoltura. All’interno di questa metà, una piccola frazione viene usata di solito per finanziare investimenti, mentre la gran parte è spesa in sussidi diretti agli agricoltori (pagati principalmente in base a quanto è estesa l’azienda agricola).

Questi sussidi sono particolarmente importanti per Francia e Italia, dove il settore agricolo continua a impiegare un numero consistente di lavoratori che non potrebbero essere mantenuti senza sussidi europei. Nel nord Europa invece questi sussidi sono molto meno importanti. «Non taglieremo le spese di casa nostra solo per venire qui e firmare un grosso aumento di spesa», ha dichiarato il primo ministro inglese David Cameron, che in questi giorni ha guidato il gruppo di paesi che si oppongono agli aumenti di budget.

A questo scontro si è aggiunto quello tra paesi contributori netti e chi riceve più di quanto versa. L’Italia, che versa nel bilancio più denaro di quanto le ritorna sotto forma di aiuti, è un contributore netto. Nei giorni scorsi Mario Monti aveva minacciato di porre il veto al bilancio, aggiungendo che l’Italia non avrebbe votato soluzioni “inaccettabili”.

La prima bozza elaborata dalla Commissione Europea e presentata al Consiglio da Van Rompuy prevedeva diversi svantaggi per l’Italia. Oltre a una diminuzione dei fondi per l’agricoltura, all’Italia sarebbe toccata una diminuzione di circa il 20% rispetto agli ultimi sette anni dei fondi di coesione, gli aiuti per le aree più povere.