• Italia
  • Giovedì 1 novembre 2012

Salta il divieto sui sacchetti di plastica?

L'Italia ha esagerato e ha subìto un richiamo dall'Unione Europea, il governo deve decidere se tirare dritto o cambiare la legge, racconta il Corriere della Sera

Sul Corriere della Sera di oggi, Rita Querzé fa il punto sulla legge che ha sostanzialmente vietato dallo scorso anno l’utilizzo dei classici sacchetti di plastica. Secondo l’Unione Europea in Italia si è esagerato: al posto del semplice divieto era necessario promuovere campagne e avviare iniziative fiscali per disincentivare l’utilizzo dei classici sacchetti di plastica.

Avete presente i sacchetti di plastica vietati dal 2011 nei supermercati? Non è detta l’ultima parola, potrebbero tornare. L’Unione Europea ha appena inviato una lettera di richiamo all’Italia. «Avete esagerato» dicono in sostanza da Bruxelles. Il vostro divieto alla circolazione dei sacchetti con spessore inferiore ai 60 micron non è giustificato. Non potete vietare la circolazione di un bene che è conforme agli standard europei degli imballaggi. Se proprio volete essere “ecologici” dovete limitarvi a disincentivare l’utilizzo dei sacchetti di plastica usando la leva fiscale».

Che cosa si fa allora? Dietrofront? Al ministero dell’Ambiente si stanno valutando tutte le vie d’uscita. Dal cambiamento della legge entrata in vigore la scorsa primavera fino al muro contro muro. Nell’attesa che si chiarisca la situazione, resta una certezza: da gennaio chi commercializza sacchetti di plastica fuori norma (con spessore inferiore ai 60 micron) dovrà pagare dai 2.500 ai 100 mila euro. Il decreto Sviluppo, infatti, anticipa di un anno l’entrata in vigore delle sanzioni rispetto alla legge 28/2012.

L’intervento della Ue riaccende il confronto tra le ragioni – da una parte – delle aziende che fino al 2010 producevano i sacchetti di plastica tout court o di plastica additivata (biodegradabile ma non compostabile) e dall’altra delle imprese (spesso multinazionali, tra cui la Novamont di Novara, ma non solo) che producono bioplastiche. Le esigenze dell’ecologia si intrecciano con quelle del lavoro e della politica industriale. Ma per capire di cosa stiamo parlando vale la pena di ricordare la legge in vigore. In sostanza, i sacchetti monouso (quelli del super, per intenderci) devono essere non solo biodegradabili ma anche compostabili, e quindi prodotti con bioplastiche (risultato della lavorazione di amido di mais o di patate, per esempio). Quelli riutilizzabili possono essere di plastica ma devono avere uno spessore minimo che non scende mai sotto i 60 micron (per i sacchetti usati dai negozi di abbigliamento e calzature, per esempio) ma può arrivare fino a 200 per le borse a uso alimentare.

continua a leggere sul sito del Corriere della Sera