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  • Domenica 14 ottobre 2012

Il presidente della Mauritania è stato ferito per sbaglio

La versione ufficiale è che una pattuglia non ha riconosciuto il convoglio presidenziale, che stava tornando nella capitale, e ha sparato

Aggiornamento, 15.00
Il governo della Mauritania ha fatto sapere nel pomeriggio che il presidente Mohamed Ould Abdelaziz è in viaggio per Parigi per ricevere cure mediche e sottoporsi ad alcuni esami. Il presidente Aziz ha parlato oggi alla televisione nazionale per rassicurare sulla sua salute e ribadire che il suo ferimento è stato un incidente.
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Il presidente della Mauritania, Mohamed Ould Abdelaziz, è stato ferito in quella che il governo ha definito una sparatoria “accidentale”. Il presidente ora si trova in un ospedale militare della capitale Nouakchott. Secondo fonti ufficiali avrebbe ricevuto una leggera ferita al braccio e non sarebbe in pericolo di vita.

Il ministro delle Comunicazioni ha parlato in televisione dichiarando che il presidente è stato ferito mentre tornava nella capitale. Una pattuglia di militari non avrebbe riconosciuto il convoglio presidenziale e avrebbe quindi cominciato a sparare sulle automobili del presidente e della sua scorta.

Abdelaziz è un ex generale dell’esercito mauritano e ha guidato due colpi di stato negli ultimi dieci anni. Sia dopo il primo, nel 2005, che dopo il secondo, nel 2008, Abdelaziz aveva assunto il potere dichiarando di voler garantire che le successive elezioni democratiche si svolgessero regolarmente. Nel 2009 ha abbandonato la carica e si è candidato alle elezioni presidenziali, vincendole.

La Mauritania è un paese situato in un punto strategico dell’Africa Occidentale. A nord confina con il Sahara Occidentale, conteso tra i ribelli locali e il Marocco. A ovest confina con il Mali settentrionale, una zona da anni ormai nelle mani dei ribelli di etnia Tuareg e da gruppi armati fondamentalisti islamici, che pochi mesi fa ha dichiarato l’indipendenza. Abdelaziz, come molti altri leader militari dei paesi islamici, è visto dall’Occidente come un alleato nella lotta all’estremismo religioso.