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  • Mercoledì 5 settembre 2012

Il 2008 ricostruito da Michelle Obama

La first lady ha aperto la convention Democratica di Charlotte cercando di convincere gli elettori che le cose sono cambiate solo in meglio, in quattro anni

(Justin Sullivan/Getty Images)
(Justin Sullivan/Getty Images)

Come previsto, la divisione dei ruoli ha affidato – nella giornata inaugurale della convention del Partito Democratico a Charlotte, Carolina del Nord – due distinti compiti agli interventi dei primi leader politici e a quello della first lady Michelle Obama: gli uni si sono occupati di attaccare politicamente la candidatura rivale di Mitt Romney, l’altra di raccontare ed esaltare la figura personale del presidente in carica Barack Obama:

«Fare il Presidente non ti cambia, ti rivela»

Michelle Obama ha introdotto il suo punto citando in successione le due figlie, la propria famiglia, la famiglia di Barack Obama: ricordando le figure del proprio padre e della nonna di Obama (e quando ha concluso, ha detto: «Alla fine, il mio ruolo resta sempre “mamma in capo”»). E tornando sul proprio incontro con suo marito, sui loro sacrifici da giovani, sulla loro vita semplice, su quanto di questo non sia cambiato neanche oggi, nella sincerità dei loro pensieri e sentimenti, nella dedizione al futuro delle proprie figlie. E convertendo questi approcci al rapporto di Obama col suo ruolo e con le necessità del popolo americano:

«Alla fine della giornata, quando devi prendere quella decisione da Presidente, tutto ciò che ti guida sono i tuoi valori e la tua visione, e le esperienze che ti hanno reso ciò che sei.
Perciò quando si tratta di ricostruire la nostra economia, Barack pensa alle persone come mio padre e come sua nonna»

L’intervento di Michelle Obama – scritto e letto sul teleprompter, come tutti – è stato frequentemente interrotto da applausi e ovazioni da parte del pubblico, come da rituale, ma l’entusiasmo è sembrato forse superare quello della convention di Tampa del Partito Repubblicano, come se qualcosa segnalasse le diverse posizioni di forza tra le due compagini politiche.

Il discorso ha complessivamente investito molto nel ricostruire lo spirito della vittoria del 2008, nel dare l’impressione che il Barack Obama di oggi è ancora quello che entusiasmò tanti americani allora, nel sottolineare le sue capacità umane addirittura contrapponendole all’argomento della concretezza e dell’esperienza proposto dal suo rivale Romney.

«Vedete, ho avuto l’occasione di capire com’è, essere presidente. E ho visto che i problemi che arrivano sulla tua scrivania sono sempre quelli difficili – quelli in cui nessuna quantità di dati o numeri ti dà la risposta giusta… la scelta da fare quando c’è tanto in ballo e non c’è margine di errore»

Ma la first lady non si è mai avvicinata a nominare Romney né i rivali politici di suo marito e la loro campagna. Di questo si erano occupati i leader Democratici che avevano parlato prima di lei, attaccando gli avversari con grande intensità. Lo speaker più importante e atteso, il popolare sindaco di San Antonio Julián Castro, ne aveva parlato così:

«Le loro teorie sono state sperimentate. Hanno fallito. La nostra economia ha fallito. Il prezzo l’ha pagato la classe media, l’hanno pagato le vostre famiglie»

Altri interventi hanno attaccato le ricchezze di Romney, i suoi precedenti, la storia delle tasse non raccontate. Sul fronte più propositivo c’è stato invece spazio per la rivendicazione della riforma sanitaria e i timori che possa essere smantellata da una vittoria repubblicana, e per alcuni temi più di sinistra, come la difesa dell’aborto, la presa di posizione di Obama sul matrimonio gay, i diritti delle donne. Tra gli altri momenti della serata c’è stato un ricordo del senatore Ted Kennedy, leader amato dai militanti democratici, attraverso un video di sette minuti e la riproposizione di un suo famoso scontro al Senato con Mitt Romney, nel 1994.