• Mondo
  • Sabato 1 settembre 2012

Perché così tanti leader africani muoiono mentre sono in carica?

Negli ultimi quattro anni ne sono morti dieci: le loro storie e la risposta alla domanda che ha provato a dare BBC

Domani ad Addis Abeba si terranno i funerali di Meles Zenawi, il primo ministro dell’Etiopia morto il 20 agosto scorso. Migliaia di persone hanno manifestato il proprio dolore per le strade della città. Zenawi è morto mentre era in carica, e come lui altri 13 capi di stato tra il 2008 e oggi. Una coincidenza geografica non irrelevante sta nel fatto che ben 10 di questi fossero a capo di un paese africano, che ha 57 diverse nazioni, circa un quarto del totale mondiale. Quattro di loro sono morti solo quest’anno.

Tra lunghe malattie e brutali assassinii, che hanno riguardato almeno due di loro (uno è Gheddafi, ma l’altro è molto meno conosciuto) queste sono le loro storie, in breve, raccontate per immagini.

L’incidenza del numero di morti tra capi di stato africani è stata segnalata di recente da BBC, che si è chiesta come mai così tanti siano morti in carica, nella storia recente.

Una prima spiegazione è che i paesi africani non sono molto spesso esempi di democrazia, e – anche se quasi sempre l’ordinamento dello stato prevede elezioni multipartitiche – in molti casi non si tengono elezioni eque, e quindi i capi di stato rimangono in carica a vita, non diversamente da quanto accade ai sovrani delle monarchie.

Un’altra “risposta ovvia”, scrive BBC, è che i leader dei paesi africani sono più vecchi di quelli di altri paesi per un motivo culturale: il giornalista sudafricano Simon Allison è dell’opinione che gli africani «apprezzano che i loro leader siano più vecchi: il rispetto per gli anziani fa parte della cultura di molti paesi del continente». Alla prova dei fatti, questa risposta non sembra però del tutto convincente: l’età media dei capi di stato africani è di 61 anni, la stessa di quelli asiatici, mentre in Europa l’età media è solo di poco più bassa, 55 anni, e in Sudamerica è di 59.

Ma ci sono anche altri elementi in gioco. L’etiope Zenawi è morto a 57 anni, il presidente nigeriano Yar’Adua a 58 e quello dello Zambia Mwanawasa a 59: sono età in linea con l’aspettativa media di vita dei paesi che governavano e in qualche caso parecchio superiori (in Zambia è di appena 42 anni), ma molto lontane da quelle dei paesi occidentali, dove arrivano anche oltre gli ottant’anni (in Italia è di 80 anni e qualche mese, secondo i dati delle Nazioni Unite).

Secondo il gerontologo George Leeson, non bisogna poi trascurare le difficili condizioni in cui molte persone trascorrono l’infanzia in molti paesi africani, e che possono portare a conseguenze anche nell’età adulta: «I presidenti africani, prima di essere eletti, hanno probabilmente vissuto in condizioni poco favorevoli e con stili di vita svantaggiati, e questo influenza la loro aspettativa di vita». La ricerca della BBC ha comunque ricevuto alcune critiche per come è stata condotta e per le conclusioni cui è arrivata, ritenute in alcuni casi un poco semplicistiche o basate su alcuni stereotipi.